La “bassa definizione”, è una sensibilità che dedica speciali attenzioni all’indeterminato e al non risolto. È disinteressata al senso compiuto e non intrattiene un rapporto univoco con il tempo. Piuttosto è interessata a misurare la ricchezza degli accadimenti e le energie che si riscontrano nelle manifestazioni informali del progetto. L’ambito musicale per primo ne ha riconosciuto il potenziale creativo e ha coniato il termine lo-fi (low fidelity), dimostrando quanto ad esempio sia possibile coniugare la precisione con il senso dell’imprevisto, la scrittura e il progetto con l’aleatorio. Con i toni del manifesto, il libro applica il concetto di bassa definizione all’architettura e trasforma questa scelta in un’opzione di ordine culturale; assume quindi un punto di vista che mette in discussione molte convinzioni e consuetudini mentali, che induce ad interpretare l’arte dell’edificare come un processo in realtà mai finito. Così anche nei suoi aspetti oggettuali, l’architettura diventa entità necessariamente imperfetta, che si avvalora quando possiede molti gradi di apertura. Lo-Fi Architecture è anche una piattaforma di discussione e di lavoro, è il luogo in cui si affrontano questioni urgenti delle città e dei territori italiani. E tale piattaforma non è rivolta solo agli architetti, ma è aperta agli amministratori, ai committenti e a tutti coloro i quali fanno architettura con un ruolo diverso da quello previsto dallo statuto professionale dell’architetto. Il libro ha una struttura tripartita che affronta tre temi urgenti dell’architettura nella prospettiva processuale della “bassa definizione”: “rhythms” (l’architettura introietta una dimensione del tempo con diverse velocità), “devices” (la messa punto di strumentazioni complesse e cangianti, non elementi di una manualistica semplificatrice), “pleasure” (l’ossessione che implica scelte precise e il rischio di conseguenze imprevedibili). Insieme alle riflessioni teoriche, il libro raccoglie un’ampia varietà di contributi critici originali, molte esperienze progettuali (condotte soprattutto da L. Emanueli e M. Navarra), si confronta con esperienze artistiche e curatoriali, quali manifestazioni di una sensibilità eterogenea ma condivisa.
Lo-Fi : Architecture as curatorial practice
LUPANO, MARIO;
2010-01-01
Abstract
La “bassa definizione”, è una sensibilità che dedica speciali attenzioni all’indeterminato e al non risolto. È disinteressata al senso compiuto e non intrattiene un rapporto univoco con il tempo. Piuttosto è interessata a misurare la ricchezza degli accadimenti e le energie che si riscontrano nelle manifestazioni informali del progetto. L’ambito musicale per primo ne ha riconosciuto il potenziale creativo e ha coniato il termine lo-fi (low fidelity), dimostrando quanto ad esempio sia possibile coniugare la precisione con il senso dell’imprevisto, la scrittura e il progetto con l’aleatorio. Con i toni del manifesto, il libro applica il concetto di bassa definizione all’architettura e trasforma questa scelta in un’opzione di ordine culturale; assume quindi un punto di vista che mette in discussione molte convinzioni e consuetudini mentali, che induce ad interpretare l’arte dell’edificare come un processo in realtà mai finito. Così anche nei suoi aspetti oggettuali, l’architettura diventa entità necessariamente imperfetta, che si avvalora quando possiede molti gradi di apertura. Lo-Fi Architecture è anche una piattaforma di discussione e di lavoro, è il luogo in cui si affrontano questioni urgenti delle città e dei territori italiani. E tale piattaforma non è rivolta solo agli architetti, ma è aperta agli amministratori, ai committenti e a tutti coloro i quali fanno architettura con un ruolo diverso da quello previsto dallo statuto professionale dell’architetto. Il libro ha una struttura tripartita che affronta tre temi urgenti dell’architettura nella prospettiva processuale della “bassa definizione”: “rhythms” (l’architettura introietta una dimensione del tempo con diverse velocità), “devices” (la messa punto di strumentazioni complesse e cangianti, non elementi di una manualistica semplificatrice), “pleasure” (l’ossessione che implica scelte precise e il rischio di conseguenze imprevedibili). Insieme alle riflessioni teoriche, il libro raccoglie un’ampia varietà di contributi critici originali, molte esperienze progettuali (condotte soprattutto da L. Emanueli e M. Navarra), si confronta con esperienze artistiche e curatoriali, quali manifestazioni di una sensibilità eterogenea ma condivisa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.