Il tema della differenza – nella progettazione architettonica del nuovo in rapporto alla conservazione dell’esistente - nasce dalla “dualità” tra l’opera da conservare nella sua identità storica e il suo ri-uso, nelle trasformazioni che esso induce: dualità che il progetto deve affrontare, componendo il nuovo con l’esistente nella loro sostanziale diversità. Emerge da qui la necessità della “differenza”, che tende a distinguere, a rendere autonome e riconoscibili le parti e gli elementi di nuova formazione rispetto a quelli esistenti. Misura una distanza e nello stesso tempo pone l’esigenza di una sintesi della dualità che il riuso ha fatto emergere. Nella tradizione dell’architettura italiana, la differenza viene affrontata progettualmente, in quanto spazio di reinvenzione per l’architettura, attraverso un “dialogo” tra il nuovo e l’antico. E’ il progetto che individua le modalità con cui il nuovo si relaziona all’esistente, la scala e i significati che esso assume nel contesto in cui si colloca. In tal senso forme, materiali, tecniche di produzione del nuovo possono essere analoghe o profondamente diverse da quelle dell’esistente, a seconda delle condizioni e delle esigenze. E alla fine la dualità tra nuovo e esistente va ricomposta nell’unità dell’opera di architettura, rispetto all’obiettivo della sua conservazione. Riconoscere il valore del singolo progetto non significa però negare la possibilità di una ricerca collettiva, di una sperimentazione che, anche in ambito universitario, si attui “attraverso progetti”, che metta a punto e individui – rispetto all’attuale povertà di esperienze in merito – nuove ipotesi di lavoro, percorsi operativi, criteri e tipi di intervento.
Il tema della differenza
GRANDINETTI, PIERLUIGI
2007-01-01
Abstract
Il tema della differenza – nella progettazione architettonica del nuovo in rapporto alla conservazione dell’esistente - nasce dalla “dualità” tra l’opera da conservare nella sua identità storica e il suo ri-uso, nelle trasformazioni che esso induce: dualità che il progetto deve affrontare, componendo il nuovo con l’esistente nella loro sostanziale diversità. Emerge da qui la necessità della “differenza”, che tende a distinguere, a rendere autonome e riconoscibili le parti e gli elementi di nuova formazione rispetto a quelli esistenti. Misura una distanza e nello stesso tempo pone l’esigenza di una sintesi della dualità che il riuso ha fatto emergere. Nella tradizione dell’architettura italiana, la differenza viene affrontata progettualmente, in quanto spazio di reinvenzione per l’architettura, attraverso un “dialogo” tra il nuovo e l’antico. E’ il progetto che individua le modalità con cui il nuovo si relaziona all’esistente, la scala e i significati che esso assume nel contesto in cui si colloca. In tal senso forme, materiali, tecniche di produzione del nuovo possono essere analoghe o profondamente diverse da quelle dell’esistente, a seconda delle condizioni e delle esigenze. E alla fine la dualità tra nuovo e esistente va ricomposta nell’unità dell’opera di architettura, rispetto all’obiettivo della sua conservazione. Riconoscere il valore del singolo progetto non significa però negare la possibilità di una ricerca collettiva, di una sperimentazione che, anche in ambito universitario, si attui “attraverso progetti”, che metta a punto e individui – rispetto all’attuale povertà di esperienze in merito – nuove ipotesi di lavoro, percorsi operativi, criteri e tipi di intervento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.