Il libro - citato in: Luciano Boy, Morphologie de l'invisible: transformations d'objets, formes de l'espace, singularités phénoménales et pensée diagrammatique, Ed. PULIM, Limoges, 2011, ISBN : 978-2-84287-542-8. - tratta di tre settori degli studi sulla rappresentazione (1 – gli studi sulla funzione euristica del disegno nel progetto, 2 – gli studi sulla morfologia come scienza che presuppone una relazione reciproca tra forme e forze, 3) gli studi sulla rappresentazione proiettiva a fondamento dell'antica prospettiva e delle tecniche odierne) muovendo da tre domande: 1) Perché alcuni tra i più decisivi architetti contemporanei producono, parallelamente ai loro progetti, disegni di “natura morta”? 2) Perché Jacques Lacan usa la figura topologica del “piano proiettivo” nella sua teoria psicanalitica e che conseguenze se ne possano trarre sul piano della semiotica della rappresentazione? 3) Perché non c’è sostanziale differenza tra gli algoritmi sei e settecenteschi della “prospettiva” e quelli usati dall’attuale fotogrammetria assistita da calcolatore? Nel primo capitolo - Architettura natura morta, 1930 - una lettura dell’allestimento curato da Muzio e Sironi della Mostra delle Arti grafiche ( nel 1930) diviene pretesto per approfondire la questione del Disegno per l’Architettura e il tema dei rapporti tra Architettura e le Arti; temi convergenti nella definizione di una dimensione specificamente figurativa dell'architettura. Il secondo capitolo – Rivelamenti del piano proiettivo –riguarda il modello del piano proiettivo (cioè quella nozione di “piano” sorta dal discorso geometrico sulla prospettiva) cercando di raccogliere quegli interpretanti che gli hanno dato significati extramatematici e hanno consentito a Lacan di identificare la topologia alla struttura dell’inconscio e dunque alla stessa nozione di “struttura”, nozione che assimilava il discorso dello spicanalista a quello della coeva semiotica generativa di Greimas. La questione è dunque strategica nell'abito degli attuali studi sulla morfologia nel solco tracciato dalla semiofica di René Thom. La terza vicenda raccontata - Forme e misure in prospettiva - segue nel dettaglio il passaggio della nozione di “rappresentazione ottica” in geometria all’idea matematica di “trasformazione”. L’odierna nozione tecnica di “metodo di rappresentazione” è riferita in modo estremamente sintetico attraverso una preistoria della fotogrammetria, cioè dell’operazione matematicamente inversa alla prospettiva.
Tra forma e figura. Tre seminari sulla rappresentazione
GAY, FABRIZIO
2004-01-01
Abstract
Il libro - citato in: Luciano Boy, Morphologie de l'invisible: transformations d'objets, formes de l'espace, singularités phénoménales et pensée diagrammatique, Ed. PULIM, Limoges, 2011, ISBN : 978-2-84287-542-8. - tratta di tre settori degli studi sulla rappresentazione (1 – gli studi sulla funzione euristica del disegno nel progetto, 2 – gli studi sulla morfologia come scienza che presuppone una relazione reciproca tra forme e forze, 3) gli studi sulla rappresentazione proiettiva a fondamento dell'antica prospettiva e delle tecniche odierne) muovendo da tre domande: 1) Perché alcuni tra i più decisivi architetti contemporanei producono, parallelamente ai loro progetti, disegni di “natura morta”? 2) Perché Jacques Lacan usa la figura topologica del “piano proiettivo” nella sua teoria psicanalitica e che conseguenze se ne possano trarre sul piano della semiotica della rappresentazione? 3) Perché non c’è sostanziale differenza tra gli algoritmi sei e settecenteschi della “prospettiva” e quelli usati dall’attuale fotogrammetria assistita da calcolatore? Nel primo capitolo - Architettura natura morta, 1930 - una lettura dell’allestimento curato da Muzio e Sironi della Mostra delle Arti grafiche ( nel 1930) diviene pretesto per approfondire la questione del Disegno per l’Architettura e il tema dei rapporti tra Architettura e le Arti; temi convergenti nella definizione di una dimensione specificamente figurativa dell'architettura. Il secondo capitolo – Rivelamenti del piano proiettivo –riguarda il modello del piano proiettivo (cioè quella nozione di “piano” sorta dal discorso geometrico sulla prospettiva) cercando di raccogliere quegli interpretanti che gli hanno dato significati extramatematici e hanno consentito a Lacan di identificare la topologia alla struttura dell’inconscio e dunque alla stessa nozione di “struttura”, nozione che assimilava il discorso dello spicanalista a quello della coeva semiotica generativa di Greimas. La questione è dunque strategica nell'abito degli attuali studi sulla morfologia nel solco tracciato dalla semiofica di René Thom. La terza vicenda raccontata - Forme e misure in prospettiva - segue nel dettaglio il passaggio della nozione di “rappresentazione ottica” in geometria all’idea matematica di “trasformazione”. L’odierna nozione tecnica di “metodo di rappresentazione” è riferita in modo estremamente sintetico attraverso una preistoria della fotogrammetria, cioè dell’operazione matematicamente inversa alla prospettiva.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.