La maggioranza degli oggetti che quotidianamente utilizziamo sono anonimi dal punto di vista del design. Nel senso che non ne conosciamo il progettista o non li riferiamo immediatamente ad un’azienda. Non è noto il designer, ma sono il risultato evidente di un progetto. In un momento cui viene data grande rilevanza alla “firma” del designer o del brand, più in generale in una fase di trasformazione delle merci estetiche contemporanee, meritano di essere sostenute e proposte ad exempla le “normali” virtù del design anonimo. Non certo per negare il ruolo esplicito del designer, quanto per evidenziarne ancor più i risultati significativi. La maggioranza dei prodotti anonimi (e parliamo naturalmente solo di quelli rilevanti per qualità e progetto) sono scelti sono per le loro esplicite qualità: sono frutto di una necessità, di un “dover essere”, cui non manca una propria qualità formale, che ne ha fatto dei riferimenti imprescindibili nella storia degli artefatti. Inoltre, a ben guardare appunto, continuano ad essere la maggioranza degli oggetti che quotidianamente utilizziamo, dai prodotti “usa e getta” alla moka, dai mobile phone ai computer ai Post-it. Il design anonimo è un tema poco trattato nella letteratura storica e critica, soprattutto in Italia. Il volume colloca la problematica del design anonimo nel contesto della riflessione teorica e della prassi di alcuni dei maestri del progetto(da Le Corbusier a Bruno Munari ai Castiglioni), ma anche in relazione alla situazione contemporanea. Nell’ Inventario del design anonimo italiano identifica oltre settanta oggetti, dall’età preindustriale ai nostri giorni (come la moka Bilaetti, l’Ape Piaggio, le sedie di Chiavari, il borsalino, la tuta, il tram di Milano, la tripolina, la pentola a pressione, il gelato Coppa del nonno e il Campari Soda), che configurano la prima sistematica ricognizione di questi prodotti nel nostro paese.

Design anonimo in Italia

BASSI, ALBERTO ATTILIO
2007-01-01

Abstract

La maggioranza degli oggetti che quotidianamente utilizziamo sono anonimi dal punto di vista del design. Nel senso che non ne conosciamo il progettista o non li riferiamo immediatamente ad un’azienda. Non è noto il designer, ma sono il risultato evidente di un progetto. In un momento cui viene data grande rilevanza alla “firma” del designer o del brand, più in generale in una fase di trasformazione delle merci estetiche contemporanee, meritano di essere sostenute e proposte ad exempla le “normali” virtù del design anonimo. Non certo per negare il ruolo esplicito del designer, quanto per evidenziarne ancor più i risultati significativi. La maggioranza dei prodotti anonimi (e parliamo naturalmente solo di quelli rilevanti per qualità e progetto) sono scelti sono per le loro esplicite qualità: sono frutto di una necessità, di un “dover essere”, cui non manca una propria qualità formale, che ne ha fatto dei riferimenti imprescindibili nella storia degli artefatti. Inoltre, a ben guardare appunto, continuano ad essere la maggioranza degli oggetti che quotidianamente utilizziamo, dai prodotti “usa e getta” alla moka, dai mobile phone ai computer ai Post-it. Il design anonimo è un tema poco trattato nella letteratura storica e critica, soprattutto in Italia. Il volume colloca la problematica del design anonimo nel contesto della riflessione teorica e della prassi di alcuni dei maestri del progetto(da Le Corbusier a Bruno Munari ai Castiglioni), ma anche in relazione alla situazione contemporanea. Nell’ Inventario del design anonimo italiano identifica oltre settanta oggetti, dall’età preindustriale ai nostri giorni (come la moka Bilaetti, l’Ape Piaggio, le sedie di Chiavari, il borsalino, la tuta, il tram di Milano, la tripolina, la pentola a pressione, il gelato Coppa del nonno e il Campari Soda), che configurano la prima sistematica ricognizione di questi prodotti nel nostro paese.
2007
9788837041830
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/4992
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact