Alla riscoperta dell’opera grafica di un grande ed originale disegnatore marchigiano. Il giusto mezzo per apprezzare un artista di alto livello espressivo è studiarne la tecnica disegnativa: quell’idea fermata e resa affascinante da un insieme di segni tracciati con economia, essendo questi un sunto di geniale inventiva. Fortunato Duranti (1787-1863) è apprezzato dagli storici dell’arte e della rappresentazione per quei disegni mai portati ad uno sviluppo finale, linguaggio che lo accomuna a molti artisti dalla “Voce Potente”. Il linguaggio del suo segno era parte della sua prigione depressiva, dove lui, che apprezzato antiquario ed ottimo copista, trasse mezzo per essere aiutato e per poter uscire dalle proprie costrizioni mentali. I suoi disegni sono più eloquenti delle parole dei critici e degli estimatori. Duranti concepì il disegnare come un continuo conversare, fantasticando con la penna, tentando di liberarsi dalla follia latente. Per i collezionisti, amanti dell’arte grafica, i suoi disegni sono una gioia degli occhi e fogli preziosi e rari. Fogli tracciati da una penna dalle linee sobrie ed ondulate, definite volumetricamente da lievi toni di chiaroscuro, realizzati con inchiostro acquerellato. Le sue concezioni di spazio erano legate da forme geometrizzanti, già proposte dal genovese Luca Cambiasio (1527-1585) e da Giovanni Braccelli, pittore ed incisore, del quale si conosce una raccolta di incisioni dette “bizzarrie”, edite nell’anno 1624. Ideate come forme metalliche, i personaggi di queste composizioni hanno fatto annoverare il Duranti fra i precursori del Cubismo e del Surrealismo. Nei suoi fogli, a volte compaiono scritte che indicano la velocità del suo pensiero, parole e frasi sconnesse. Bene si espresse il critico Vittorio Sgarbi nella recensione all’esposizione milanese del 1985, dove dichiarava che: “nei disegni di Duranti spira un classicismo metafisico senza relazioni con gli altri artisti del suo tempo, se non forse con John Flaxman (1755-1826)..”. Ma già Roberto Longhi, nel numero di luglio 1950, della rivista «Paragone», annoverò il Duranti, insieme al Pinelli ed al Giani, nel gruppo di «napoleonica scapigliatura», rendendogli giustizia critica e riconducendolo alla sua reale indubbia superiorità artistica, intrisa di poesia. La sua grafia fù di grande originalità e dinamismo, che ritroviamo per l’ennesima volta anche in recenti opere inedite, che sono di corredo al testo unitamente a disegni a penna del Flaxman e del Giani.
Fortunato Duranti, il classicista metafisico italiano
LUCCHESE, VINCENZO
1993-01-01
Abstract
Alla riscoperta dell’opera grafica di un grande ed originale disegnatore marchigiano. Il giusto mezzo per apprezzare un artista di alto livello espressivo è studiarne la tecnica disegnativa: quell’idea fermata e resa affascinante da un insieme di segni tracciati con economia, essendo questi un sunto di geniale inventiva. Fortunato Duranti (1787-1863) è apprezzato dagli storici dell’arte e della rappresentazione per quei disegni mai portati ad uno sviluppo finale, linguaggio che lo accomuna a molti artisti dalla “Voce Potente”. Il linguaggio del suo segno era parte della sua prigione depressiva, dove lui, che apprezzato antiquario ed ottimo copista, trasse mezzo per essere aiutato e per poter uscire dalle proprie costrizioni mentali. I suoi disegni sono più eloquenti delle parole dei critici e degli estimatori. Duranti concepì il disegnare come un continuo conversare, fantasticando con la penna, tentando di liberarsi dalla follia latente. Per i collezionisti, amanti dell’arte grafica, i suoi disegni sono una gioia degli occhi e fogli preziosi e rari. Fogli tracciati da una penna dalle linee sobrie ed ondulate, definite volumetricamente da lievi toni di chiaroscuro, realizzati con inchiostro acquerellato. Le sue concezioni di spazio erano legate da forme geometrizzanti, già proposte dal genovese Luca Cambiasio (1527-1585) e da Giovanni Braccelli, pittore ed incisore, del quale si conosce una raccolta di incisioni dette “bizzarrie”, edite nell’anno 1624. Ideate come forme metalliche, i personaggi di queste composizioni hanno fatto annoverare il Duranti fra i precursori del Cubismo e del Surrealismo. Nei suoi fogli, a volte compaiono scritte che indicano la velocità del suo pensiero, parole e frasi sconnesse. Bene si espresse il critico Vittorio Sgarbi nella recensione all’esposizione milanese del 1985, dove dichiarava che: “nei disegni di Duranti spira un classicismo metafisico senza relazioni con gli altri artisti del suo tempo, se non forse con John Flaxman (1755-1826)..”. Ma già Roberto Longhi, nel numero di luglio 1950, della rivista «Paragone», annoverò il Duranti, insieme al Pinelli ed al Giani, nel gruppo di «napoleonica scapigliatura», rendendogli giustizia critica e riconducendolo alla sua reale indubbia superiorità artistica, intrisa di poesia. La sua grafia fù di grande originalità e dinamismo, che ritroviamo per l’ennesima volta anche in recenti opere inedite, che sono di corredo al testo unitamente a disegni a penna del Flaxman e del Giani.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.