Nel suo articolo sulla "Retorica" Jurij Lotman (Enciclopedia Einaudi 1980) sottolinea il ruolo fondante dell'accostamento di elementi intraducibili nella generazione di tropi; molte sono le possibili forme di questa "intraducibilità semantica" (tra di esse l'accostamento del 'discreto' e del 'continuo'), ma quel che l'autore mette in luce è il tratto produttivo e, in virtù di esso, il ruolo fondante di questi "accostamenti irregolari" nella costruzione dei tropi. La convocazione di elementi "inconfrontabili" in un medesimo testo è responsabile di un'efficacia retorica che, non a caso, Lotman interroga anzitutto a partire dalla sfera del cinema, del confronto tra immagini, da quello che egli definisce il "principio" (più che la tecnica) del collage. Il fondamento strategico messo in luce da Lotman assume un ruolo importante nelle arti visive in quei lavori che sfruttano il cortocircuito tra elementi reciprocamente eterogenei come strategia testuale necessaria per generare un senso che nessuno di questi elementi singolarmente veicola. L'articolo riflette sulla portata retorica di questa procedura a partire dalla questione del montaggio tra media nei cosiddetti Fotobilder di Gerhard Richter, quadri realizzati a partire dalla proiezione sulla tela di foto preesistenti. La letteratura critica ha interpretato questi lavori ora come un rinvio al 'fallimento' dei singoli medium - fotografico e pittorico - di fronte alla memoria storica della Germania del dopoguerra, ora, e in modo più convincente, come la messa in gioco di una inadeguatezza produttiva tra media. In questo quadro, l'articolo propone l'analisi semiotica di uno specifico Fotobild che ha per oggetto un ritratto familiare, come sugerisce il titolo, e che mostra lo "zio Rudi", in posa, con l'uniforme della Wehrmacht (Onkel Rudi 1965). Lo sgaurdo semiotico può, infatti, problematizzare il modo in cui il medium fotografico è iscritto in quello pittorico (nell'evidenza delle marche semantiche del fotografico, piuttosto che nel rinvio ad un testo-fonte e alla sua eventuale 'garanzia' referenziale), ma esso può anche dar conto di come l'opacizzazione introdotta dal trattamento pittorico (nel suo evidente effetto di sfocatura) faccia emergere il 'rovescio' semantico, per così dire, di quel frammento d'archivio che è una foto familiare. Ciò avviene anche a partire dall'azione reciproca delle dimensioni plastica e figurativa dell'immagine, una recirpocità che proprio il 'montaggio' tra media innesca e che, nel caso di Onkel Rudi, si rivelerà essere la messa in forma visiva di una riflessione in ultima analisi di natura storica, che riguarda alcuni tratti specifici del nazionalsocialismo. Come eisensteiniani "segni confusi" i photo paintings sfruttano, ognuno con effetti peculiari, l'opacizzazione dell'oggetto fotografico per costruire un senso altro dell'archivio familiare o di quello mediale, cui Richter attinge con le numerose foto di giornali e riviste; nel caso di Onkel Rudi, tuttavia, la donazione da parte dell'artista al museo-memoriale di Lidice – il villaggio vicino a Praga 'cancellato' dall'eccidio nazista del 1942 - fa sì che anche la collocazione in un luogo della memoria debba essere interrogata come attivatore dell'efficacia retorica dell'immagine.
History painting according to Gerhard Richter: photopaintings and the rhetoric of montage
MENGONI, ANGELA
2011-01-01
Abstract
Nel suo articolo sulla "Retorica" Jurij Lotman (Enciclopedia Einaudi 1980) sottolinea il ruolo fondante dell'accostamento di elementi intraducibili nella generazione di tropi; molte sono le possibili forme di questa "intraducibilità semantica" (tra di esse l'accostamento del 'discreto' e del 'continuo'), ma quel che l'autore mette in luce è il tratto produttivo e, in virtù di esso, il ruolo fondante di questi "accostamenti irregolari" nella costruzione dei tropi. La convocazione di elementi "inconfrontabili" in un medesimo testo è responsabile di un'efficacia retorica che, non a caso, Lotman interroga anzitutto a partire dalla sfera del cinema, del confronto tra immagini, da quello che egli definisce il "principio" (più che la tecnica) del collage. Il fondamento strategico messo in luce da Lotman assume un ruolo importante nelle arti visive in quei lavori che sfruttano il cortocircuito tra elementi reciprocamente eterogenei come strategia testuale necessaria per generare un senso che nessuno di questi elementi singolarmente veicola. L'articolo riflette sulla portata retorica di questa procedura a partire dalla questione del montaggio tra media nei cosiddetti Fotobilder di Gerhard Richter, quadri realizzati a partire dalla proiezione sulla tela di foto preesistenti. La letteratura critica ha interpretato questi lavori ora come un rinvio al 'fallimento' dei singoli medium - fotografico e pittorico - di fronte alla memoria storica della Germania del dopoguerra, ora, e in modo più convincente, come la messa in gioco di una inadeguatezza produttiva tra media. In questo quadro, l'articolo propone l'analisi semiotica di uno specifico Fotobild che ha per oggetto un ritratto familiare, come sugerisce il titolo, e che mostra lo "zio Rudi", in posa, con l'uniforme della Wehrmacht (Onkel Rudi 1965). Lo sgaurdo semiotico può, infatti, problematizzare il modo in cui il medium fotografico è iscritto in quello pittorico (nell'evidenza delle marche semantiche del fotografico, piuttosto che nel rinvio ad un testo-fonte e alla sua eventuale 'garanzia' referenziale), ma esso può anche dar conto di come l'opacizzazione introdotta dal trattamento pittorico (nel suo evidente effetto di sfocatura) faccia emergere il 'rovescio' semantico, per così dire, di quel frammento d'archivio che è una foto familiare. Ciò avviene anche a partire dall'azione reciproca delle dimensioni plastica e figurativa dell'immagine, una recirpocità che proprio il 'montaggio' tra media innesca e che, nel caso di Onkel Rudi, si rivelerà essere la messa in forma visiva di una riflessione in ultima analisi di natura storica, che riguarda alcuni tratti specifici del nazionalsocialismo. Come eisensteiniani "segni confusi" i photo paintings sfruttano, ognuno con effetti peculiari, l'opacizzazione dell'oggetto fotografico per costruire un senso altro dell'archivio familiare o di quello mediale, cui Richter attinge con le numerose foto di giornali e riviste; nel caso di Onkel Rudi, tuttavia, la donazione da parte dell'artista al museo-memoriale di Lidice – il villaggio vicino a Praga 'cancellato' dall'eccidio nazista del 1942 - fa sì che anche la collocazione in un luogo della memoria debba essere interrogata come attivatore dell'efficacia retorica dell'immagine.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.