L’articolo esplora il linguaggio grafico dell’architetto nipponico Tadao Ando (1941), in relazione alla natura della rappresentazione estremo-orientale e alle sue implicazioni antropologiche. La predilezione, da parte di Ando, per l’impiego della assonometria cavaliera nei suoi disegni di progetto si inquadra in un orizzonte interpretativo della realtà legato alla pittura di corte e di matrice zen tipicamente sino-nipponica, che rifiuta l’oculocentrismo della prospettiva europea in favore di un’immagine che riveli l’infinito allo sguardo dell’osservatore, collocato de iure in una posizione consustanziale a quella della divinità. (Disegni originali dell’Autore). Cfr. traduzione allegata.
Kamień filozoficzny Tadao Ando
DE ROSA, AGOSTINO
2010-01-01
Abstract
L’articolo esplora il linguaggio grafico dell’architetto nipponico Tadao Ando (1941), in relazione alla natura della rappresentazione estremo-orientale e alle sue implicazioni antropologiche. La predilezione, da parte di Ando, per l’impiego della assonometria cavaliera nei suoi disegni di progetto si inquadra in un orizzonte interpretativo della realtà legato alla pittura di corte e di matrice zen tipicamente sino-nipponica, che rifiuta l’oculocentrismo della prospettiva europea in favore di un’immagine che riveli l’infinito allo sguardo dell’osservatore, collocato de iure in una posizione consustanziale a quella della divinità. (Disegni originali dell’Autore). Cfr. traduzione allegata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.