La mostra è il risultato del workshop Reframing Sustainability organizzato dal corso di laurea di Design della moda dell’Università Iuav di Venezia in cui si è cercato di individuare sul territorio inventori, artigiani e bricoleur, individui capaci di testimoniare buone pratiche di produzione e consumo. Il workshop ha visto anche la partecipazione di Kate Fletcher (London College of Fashion, craftofuse.com, localwisdom.info) e Zoe Romano (WeFab, Openwear). Per realizzare il progetto di mappatura, si è esplorato e registrato cosa avviene nelle botteghe del PaTreVe (Padova, Treviso e Venezia), negli orti pubblici, nelle community online, nei fablab in costruzione. Gli studenti hanno conosciuto gli artigiani e gli “artigiani del consumo” che con lo stesso spirito di chi è capace di fare e trovare soluzioni innovative, si prendono direttamente cura e responsabilità di quello che producono, indossano, abitano e mangiano. Attraverso la open call Hackers#3 è stata chiesta la partecipazione di coloro che avessero pratiche di consumo alternative agli standard. In particolare l’attenzione si è concentrata sugli abiti, di cui sono stati registrati i racconti, le memorie delle loro trasformazioni e degli usi. Il lavoro ha comportato anche un progetto fotografico: i ritratti sono stati realizzati in due diversi circuiti dove un importante giacimento culturale di competenze si è confrontato con nuovi modelli di business, il Forte Marghera e il Teatro Marinoni Bene Comune. Con questo primo piccolo tentativo si è dato un contributo a un archivio delle pratiche d’uso, un bacino di coscienza collettiva sull’abito come progetto, trovato e vissuto, personalizzato o partecipato. Sul fare artigianale come tesoro di capacità, competenza, pazienza e passione.
RIDEFINIRE LA SOSTENIBILITA'. UNA GEOGRAFIA
MONTANARI, AMANDA
2013-01-01
Abstract
La mostra è il risultato del workshop Reframing Sustainability organizzato dal corso di laurea di Design della moda dell’Università Iuav di Venezia in cui si è cercato di individuare sul territorio inventori, artigiani e bricoleur, individui capaci di testimoniare buone pratiche di produzione e consumo. Il workshop ha visto anche la partecipazione di Kate Fletcher (London College of Fashion, craftofuse.com, localwisdom.info) e Zoe Romano (WeFab, Openwear). Per realizzare il progetto di mappatura, si è esplorato e registrato cosa avviene nelle botteghe del PaTreVe (Padova, Treviso e Venezia), negli orti pubblici, nelle community online, nei fablab in costruzione. Gli studenti hanno conosciuto gli artigiani e gli “artigiani del consumo” che con lo stesso spirito di chi è capace di fare e trovare soluzioni innovative, si prendono direttamente cura e responsabilità di quello che producono, indossano, abitano e mangiano. Attraverso la open call Hackers#3 è stata chiesta la partecipazione di coloro che avessero pratiche di consumo alternative agli standard. In particolare l’attenzione si è concentrata sugli abiti, di cui sono stati registrati i racconti, le memorie delle loro trasformazioni e degli usi. Il lavoro ha comportato anche un progetto fotografico: i ritratti sono stati realizzati in due diversi circuiti dove un importante giacimento culturale di competenze si è confrontato con nuovi modelli di business, il Forte Marghera e il Teatro Marinoni Bene Comune. Con questo primo piccolo tentativo si è dato un contributo a un archivio delle pratiche d’uso, un bacino di coscienza collettiva sull’abito come progetto, trovato e vissuto, personalizzato o partecipato. Sul fare artigianale come tesoro di capacità, competenza, pazienza e passione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.