«Se necessario per un corretto utilizzo dell’edificio, il completamento di parti più estese con rilevanza spaziale o funzionale dovrà essere realizzato con un linguaggio conforme all'architettura contemporanea». L’enunciato tratto dalla Carta di Cracovia consente di avviare una riflessione sull’approccio che qualifica gli interventi di conservazione e riuso realizzati, tra il 1998 e il 2008, su 5 strutture fortificate presenti tra Val Pusteria e Val Venosta: 1) Castello di Juval, Naturno (K. Spitaler, R. Danz); 2) Castel Tirolo, Tirolo (M. Scherer, W. Angonese); 3) Castel Firmiano, Bolzano (W. Tscholl); 4) Castello di Fürstenburg, Burgusio (W. Tscholl); 5) Forte di Fortezza, Fortezza (M. Scherer, W. Dietl). Negli interventi presentati, il duplice obiettivo di protezione di architetture allo stato di rudere e di riattivazione di funzioni al loro interno è stato conseguito attraverso integrazioni puntuali a matrice metallica. Le addizioni si pongono come nuovo livello stratigrafico sulla preesistenza e ambiscono alla massima reversibilità e al chiaro distacco sintattico e materico dal passato. L’intento di “lasciare le rovine eppur ricostruire” (Dezzi Bardeschi) costituisce il carattere rilevante degli interventi che rinunciano alla riappropriazione di un aspetto “originario” e interpretano la necessità di integrazione delle lacune come occasione progettuale dove l’acciaio diviene strumento della sintassi architettonica. L’impiego di materiali come acciaio, Cor-Ten e titanio ha permesso inoltre di minimizzare incidenza ed estensione dei nodi di interazione tra preesistenza e integrazione. Il contributo intende rilevare come forme e criteri d’intervento consolidati nella cultura contemporanea possano arrivare a trascendere, dal punto di vista del linguaggio adottato, dalla teoria del “caso per caso”, ma che sia la dimensione esecutiva dell’intervento e il controllo progettuale dei dettagli a costituire il termine differenziale per la valutazione dell’intervento sotto il profilo conservativo.

Architettura contemporanea e restauro. Sperimentazioni di linguaggio nella conservazione e nel riuso di cinque strutture fortificate in Alto Adige.

DI RESTA, SARA
2014-01-01

Abstract

«Se necessario per un corretto utilizzo dell’edificio, il completamento di parti più estese con rilevanza spaziale o funzionale dovrà essere realizzato con un linguaggio conforme all'architettura contemporanea». L’enunciato tratto dalla Carta di Cracovia consente di avviare una riflessione sull’approccio che qualifica gli interventi di conservazione e riuso realizzati, tra il 1998 e il 2008, su 5 strutture fortificate presenti tra Val Pusteria e Val Venosta: 1) Castello di Juval, Naturno (K. Spitaler, R. Danz); 2) Castel Tirolo, Tirolo (M. Scherer, W. Angonese); 3) Castel Firmiano, Bolzano (W. Tscholl); 4) Castello di Fürstenburg, Burgusio (W. Tscholl); 5) Forte di Fortezza, Fortezza (M. Scherer, W. Dietl). Negli interventi presentati, il duplice obiettivo di protezione di architetture allo stato di rudere e di riattivazione di funzioni al loro interno è stato conseguito attraverso integrazioni puntuali a matrice metallica. Le addizioni si pongono come nuovo livello stratigrafico sulla preesistenza e ambiscono alla massima reversibilità e al chiaro distacco sintattico e materico dal passato. L’intento di “lasciare le rovine eppur ricostruire” (Dezzi Bardeschi) costituisce il carattere rilevante degli interventi che rinunciano alla riappropriazione di un aspetto “originario” e interpretano la necessità di integrazione delle lacune come occasione progettuale dove l’acciaio diviene strumento della sintassi architettonica. L’impiego di materiali come acciaio, Cor-Ten e titanio ha permesso inoltre di minimizzare incidenza ed estensione dei nodi di interazione tra preesistenza e integrazione. Il contributo intende rilevare come forme e criteri d’intervento consolidati nella cultura contemporanea possano arrivare a trascendere, dal punto di vista del linguaggio adottato, dalla teoria del “caso per caso”, ma che sia la dimensione esecutiva dell’intervento e il controllo progettuale dei dettagli a costituire il termine differenziale per la valutazione dell’intervento sotto il profilo conservativo.
2014
9788884208811
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/226130
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