L’opera di Louis I. Kahn è all’origine di numerosi studi, dedicati di volta in volta ad approfondire alcuni aspetti del lavoro dell’architetto estone-americano, individuabile tra i principali protagonisti delle vicende dell’architettura del secondo Novecento. L’articolo qui presentato trae spunto da Louis I. Kahn exposed concrete and hollow stones, 1949-1959 di Roberto Gargiani, dedicato ad approfondire l’aspetto specificatamente costruttivo del lavoro di Kahn, riconoscendo nel calcestruzzo armato un materiale privilegiato che attraversa con continuità la produzione dell’architetto. Il volume sopra citato è colto da un lato come occasione per riconsiderare il valore che materiale e tecnica assumono nella ricerca progettuale di Kahn, magnifico costruttore, ma al contempo consente di avviare una più ampia riflessione circa la natura del suo lavoro. Il gesto costruttivo appare infatti inscindibile in Kahn da una radicale interrogazione circa i fondamenti stessi dell’architettura che accompagna con continuità il suo lavoro, caratterizzandone la natura e guidando le scelte progettuali, non determinate in modo esclusivo da ragioni costruttive. Utile per cogliere la direzione assunta dalla ricerca di Kahn è ampliare lo sguardo al raffinato dialogo che egli instaura, ad esempio, con l’ambiente intellettuale oltre che progettuale che si raccoglie intorno alla scuola di Yale e che costituisce un riferimento imprescindibile nel maturare di una idea di architettura che riconosce nella Storia una significativa fonte di ispirazione. Saranno proprio le discussioni avviate a Yale che condurranno Kahn a Roma, dove al cospetto delle antiche rovine prenderà forma una tra le più originali e prepotenti riflessioni intorno all’architettura, che se per un certo verso appare “anacronistica” rispetto al dibattito contemporaneo, nella radicalità della sua interrogazione non potrà non influire il lavoro delle generazioni successive.
Kahn in tralice
BONAITI, MARIA
2015-01-01
Abstract
L’opera di Louis I. Kahn è all’origine di numerosi studi, dedicati di volta in volta ad approfondire alcuni aspetti del lavoro dell’architetto estone-americano, individuabile tra i principali protagonisti delle vicende dell’architettura del secondo Novecento. L’articolo qui presentato trae spunto da Louis I. Kahn exposed concrete and hollow stones, 1949-1959 di Roberto Gargiani, dedicato ad approfondire l’aspetto specificatamente costruttivo del lavoro di Kahn, riconoscendo nel calcestruzzo armato un materiale privilegiato che attraversa con continuità la produzione dell’architetto. Il volume sopra citato è colto da un lato come occasione per riconsiderare il valore che materiale e tecnica assumono nella ricerca progettuale di Kahn, magnifico costruttore, ma al contempo consente di avviare una più ampia riflessione circa la natura del suo lavoro. Il gesto costruttivo appare infatti inscindibile in Kahn da una radicale interrogazione circa i fondamenti stessi dell’architettura che accompagna con continuità il suo lavoro, caratterizzandone la natura e guidando le scelte progettuali, non determinate in modo esclusivo da ragioni costruttive. Utile per cogliere la direzione assunta dalla ricerca di Kahn è ampliare lo sguardo al raffinato dialogo che egli instaura, ad esempio, con l’ambiente intellettuale oltre che progettuale che si raccoglie intorno alla scuola di Yale e che costituisce un riferimento imprescindibile nel maturare di una idea di architettura che riconosce nella Storia una significativa fonte di ispirazione. Saranno proprio le discussioni avviate a Yale che condurranno Kahn a Roma, dove al cospetto delle antiche rovine prenderà forma una tra le più originali e prepotenti riflessioni intorno all’architettura, che se per un certo verso appare “anacronistica” rispetto al dibattito contemporaneo, nella radicalità della sua interrogazione non potrà non influire il lavoro delle generazioni successive.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.