La ricerca che viene qui presentata si riferisce a un caso studio “concreto”: la rigenerazione di un’area urbana caduta in degrado per un graduale abbandono e ubicata al Lido di Venezia. La ricerca si origina a seguito di due diverse sollecita-zioni di natura politica: la prima, e forse la più interessante, proviene “dal basso” e riguarda la comunità dell’isola che si organizza in comitati e associazioni attuando varie manifestazioni di protesta, reclamando il recupero dell’area. La se-conda, indotta dall’ascolto, proviene dalla stessa amministrazione che chiede contributi di idee e di proposte da inserire in un Piano degli Interventi (Venezia Metropolitana, 2017) ma a condizione che gli stessi non gravino sul bilancio pubbli-co. L’approccio metodologico adottato parte proprio da questa ultima indicazione che, pur mostrandosi cinica nell’escludere ogni possibile impiego di risorse pubbliche, appare indiscutibilmente realistica. I tanti, tantissimi, troppi fal-limenti di opere pubbliche – soprattutto nell’ultima decade – testimoniano altrettanti errori di politiche urbane, eviden-ziando limiti di natura amministrativa ma anche disciplinare. Le visioni urbanistiche improntate al privilegio del Bene Pubblico, che pure permangono in ampi settori della cultura disciplinare, hanno dovuto scontare un eccesso di ideologia nel confrontarsi con le pastoie delle normative di appalto, con le lungaggini amministrative, con le intemperanze proget-tuali, con i risentimenti della comunità insediata e, non certo per ultimo, con il pervasivo clima di illegalità.
Declino di identità. La Favorita al Lido di Venezia
Giani, Esther
2017-01-01
Abstract
La ricerca che viene qui presentata si riferisce a un caso studio “concreto”: la rigenerazione di un’area urbana caduta in degrado per un graduale abbandono e ubicata al Lido di Venezia. La ricerca si origina a seguito di due diverse sollecita-zioni di natura politica: la prima, e forse la più interessante, proviene “dal basso” e riguarda la comunità dell’isola che si organizza in comitati e associazioni attuando varie manifestazioni di protesta, reclamando il recupero dell’area. La se-conda, indotta dall’ascolto, proviene dalla stessa amministrazione che chiede contributi di idee e di proposte da inserire in un Piano degli Interventi (Venezia Metropolitana, 2017) ma a condizione che gli stessi non gravino sul bilancio pubbli-co. L’approccio metodologico adottato parte proprio da questa ultima indicazione che, pur mostrandosi cinica nell’escludere ogni possibile impiego di risorse pubbliche, appare indiscutibilmente realistica. I tanti, tantissimi, troppi fal-limenti di opere pubbliche – soprattutto nell’ultima decade – testimoniano altrettanti errori di politiche urbane, eviden-ziando limiti di natura amministrativa ma anche disciplinare. Le visioni urbanistiche improntate al privilegio del Bene Pubblico, che pure permangono in ampi settori della cultura disciplinare, hanno dovuto scontare un eccesso di ideologia nel confrontarsi con le pastoie delle normative di appalto, con le lungaggini amministrative, con le intemperanze proget-tuali, con i risentimenti della comunità insediata e, non certo per ultimo, con il pervasivo clima di illegalità.File | Dimensione | Formato | |
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