Abstract: La sociologia studia con sempre maggiore attenzione le pratiche del mangiare e del bere: il modo in cui i pasti sono preparati, serviti, consumati. A partire dall’osservazione che in tutte le società, sia semplici che complesse, mangiare è il modo primario d’instaurare e intrattenere dei legami sociali, le scienze sociali indagano le abitudini alimentari come nodo imprescindibile attraverso il quale una molteplicità di relazioni culturali si condensano e trovano espressione. Il significato del cibo travalica ampiamente, infatti, la sua funzione di nutrimento e di sostentamento: il tipo di alimenti assunto e quello scartato o interdetto, i luoghi deputati al suo consumo o i tempi e i modi dell’organizzazione dei pranzi costruiscono e circoscrivono appartenenze sociali, religiose, etniche. La parola "compagno", per esempio, indica letteralmente colui che mangia il pane con un altro. La tavola è stata da sempre anche luogo di elezione della riflessione intellettuale: centro di gravità del logos sympotikos e dei dipnosofisti, i dotti a banchetto. Il simposio ateniese, privato e dionisiaco, e il festino romano costituiscono un luogo di discussione e di pratica conviviale durante la quali, oltre a mangiare, i commensali bevono secondo le prescrizioni dettate dal simposiarca, intonano canti, recitano carmi, eseguono danze, si dedicano a giochi collettivi. Tra il XV e il XVI secolo gli umanisti si riuniscono in accademie dove, banchettando, esercitano un pacato conversare, non privo di una componente ludica, che pone al centro la creazione artistico-letteraria. Si tratta, come racconta Dionigi Atanagi, della tipica «cena alli poeti, dove anch'io per poeta fui convitato, e altro vino non fu bevuto che di quello della vigna del Pontano, fatto venire da Napoli a posta. Il quale hebbe in se tanto del vigor poetico, che tutti ci rinsaldò». Nei secoli XIX e XX, artisti ed intellettuali aspirano a mettersi in contatto diretto con la vita e rivolgersi al grande pubblico per impegnarsi nella società e nella politica. Così, attorno a pasti frugali o ad aperitivi corposi, cafè-restaurant come il Florian a Venezia, il Pedrocchi a Padova, il Caffè Greco o il Caffè degli Inglesi a Roma, il Ristorante dell'Orologio o la Penna d’Oca a Milano, il Michelangelo, l’Europeo, il Restaurant della Stella, il Gilli o il Giubbe Rosse a Firenze si fanno parlamento del popolo e salotto della democrazia diretta. Luoghi dove rifocillarsi al cui interno sono previsti spazi destinati alla discussione e allo svago, stanze di lettura con libri e giornali italiani e stranieri dove poter giocare a carte o a scacchi: agorà d’incontro e di scambi, cittadelle dove i saperi si coniugano con i piaceri. E, nel XXI secolo, si diffondono sempre di più i risto-book polifunzionali e multimediali dove al servizio di ristorazione sono affiancati oltre a spazi dedicati a lettura, esposizioni, presentazioni, seminari e conferenze, anche corsi e laboratori, tavole rotonde sui temi dell’alimentazione, degustazioni ed attività collettive come gli orti condivisi.

Dal simposio all’osteria letteraria : il ristorante come centro di gravità del logos sympotikos

Carlo Grassi
2018-01-01

Abstract

Abstract: La sociologia studia con sempre maggiore attenzione le pratiche del mangiare e del bere: il modo in cui i pasti sono preparati, serviti, consumati. A partire dall’osservazione che in tutte le società, sia semplici che complesse, mangiare è il modo primario d’instaurare e intrattenere dei legami sociali, le scienze sociali indagano le abitudini alimentari come nodo imprescindibile attraverso il quale una molteplicità di relazioni culturali si condensano e trovano espressione. Il significato del cibo travalica ampiamente, infatti, la sua funzione di nutrimento e di sostentamento: il tipo di alimenti assunto e quello scartato o interdetto, i luoghi deputati al suo consumo o i tempi e i modi dell’organizzazione dei pranzi costruiscono e circoscrivono appartenenze sociali, religiose, etniche. La parola "compagno", per esempio, indica letteralmente colui che mangia il pane con un altro. La tavola è stata da sempre anche luogo di elezione della riflessione intellettuale: centro di gravità del logos sympotikos e dei dipnosofisti, i dotti a banchetto. Il simposio ateniese, privato e dionisiaco, e il festino romano costituiscono un luogo di discussione e di pratica conviviale durante la quali, oltre a mangiare, i commensali bevono secondo le prescrizioni dettate dal simposiarca, intonano canti, recitano carmi, eseguono danze, si dedicano a giochi collettivi. Tra il XV e il XVI secolo gli umanisti si riuniscono in accademie dove, banchettando, esercitano un pacato conversare, non privo di una componente ludica, che pone al centro la creazione artistico-letteraria. Si tratta, come racconta Dionigi Atanagi, della tipica «cena alli poeti, dove anch'io per poeta fui convitato, e altro vino non fu bevuto che di quello della vigna del Pontano, fatto venire da Napoli a posta. Il quale hebbe in se tanto del vigor poetico, che tutti ci rinsaldò». Nei secoli XIX e XX, artisti ed intellettuali aspirano a mettersi in contatto diretto con la vita e rivolgersi al grande pubblico per impegnarsi nella società e nella politica. Così, attorno a pasti frugali o ad aperitivi corposi, cafè-restaurant come il Florian a Venezia, il Pedrocchi a Padova, il Caffè Greco o il Caffè degli Inglesi a Roma, il Ristorante dell'Orologio o la Penna d’Oca a Milano, il Michelangelo, l’Europeo, il Restaurant della Stella, il Gilli o il Giubbe Rosse a Firenze si fanno parlamento del popolo e salotto della democrazia diretta. Luoghi dove rifocillarsi al cui interno sono previsti spazi destinati alla discussione e allo svago, stanze di lettura con libri e giornali italiani e stranieri dove poter giocare a carte o a scacchi: agorà d’incontro e di scambi, cittadelle dove i saperi si coniugano con i piaceri. E, nel XXI secolo, si diffondono sempre di più i risto-book polifunzionali e multimediali dove al servizio di ristorazione sono affiancati oltre a spazi dedicati a lettura, esposizioni, presentazioni, seminari e conferenze, anche corsi e laboratori, tavole rotonde sui temi dell’alimentazione, degustazioni ed attività collettive come gli orti condivisi.
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