Tradizionalmente l’ascensore viene considerato dai progettisti come un impianto, una macchina da collocare opportunamente in pianta – di solito vicino alla scala, per ragioni distributive – a cui destinare un vano corsa passante per tutti i piani dell’edificio – spesso in calcestruzzo armato, per ragioni statiche –. È consueto che all’ascensore non venga prestata molta attenzione. Esso fa parte del “blocco scale-ascensore” e quindi di quel sistema distributivo che, per gran parte degli interventi, presenta vincoli progettuali piuttosto convenzionali (altezza dell’interpiano dell’edificio, dimensioni degli sbarchi e spazi serventi), ma tipo di ascensore, dimensioni della cabina, collocazione del locale macchina, caratteristiche delle porte e dei dispositivi di interfaccia come le pulsantiere e i segnali, comfort d’uso, anche da parte di persone con disabilità motorie e non... sono questioni scarsamente tenute in considerazione da parte dei progettisti e, perlopiù, demandate ad altri professionisti che conoscono le macchine e “i marchi”, cioè i prodotti commerciali dei singoli produttori. In realtà l’ascensore è molto più di una semplice commodity da scegliere a catalogo al minor costo possibile. Quante volte prendiamo l’ascensore ogni giorno? Dipende da dove viviamo e dove lavoriamo, ma consideriamo che l’Italia è il secondo Paese al mondo per numero di ascensori, con quasi un milione di impianti (dopo la Cina, che ne ha poco meno di 5 milioni, e circa a pari merito con la Spagna), che compiono quasi 100 milioni di corse al giorno (1); in media, c’è un ascensore ogni 131 abitanti. In Italia, 431.000 edifici sono dotati di ascensore (il primato è della Lombardia, con 80.000 installazioni), la cui maggior parte è in edifici residenziali (il 56% del totale, come si vede dal grafico 1). Almeno il 60% degli ascensori in servizio nel nostro Paese è in funzione da più di venti anni e quasi il 40% da oltre trenta anni (grafico 2): questo significa che approssimativamente la metà degli ascensori (gran parte dei quali si trova in edifici residenziali, cioè non a reddito) presenta le tipiche problematiche di vetustà degli impianti in termini di scarsa efficienza energetica, funzionamento non conforme ai recenti standard di comfort e sicurezza e, in generale, non adeguamento alle norme più aggiornate. Da questi dati deduciamo che i progettisti italiani operano in modo consueto con gli ascensori (basti pensare che le leggi per garantire l’accessibilità alle persone con disabilità hanno significativamente contribuito alla diffusione capillare degli ascensori sia negli edifici pubblici che privati). Ciò nonostante architetti e ingegneri conoscano assai poco quelle “cabine volanti” (2) che, di fatto, hanno rivoluzionato la forma urbana e gli skyline delle città e cambiato le proporzioni degli edifici in favore dell’altezza. Al di là dei motivi che si possano cercare e trovare come causa di questo “disinteresse collettivo”, i progettisti quasi mai sfruttano l’ascensore per valorizzare il progetto d’architettura. Questo articolo, e il successivo, introducono il tema del dimensionamento degli impianti di salita, inteso come insieme di: 1) scelta del numero di ascensori e dimensionamento delle cabine in relazione alla destinazione d’uso degli edifici, secondo norma; 2) calcolo della popolazione di un edificio; 3) studio dei flussi passeggeri e dimensionamento dei vani tecnici.

Dimensionare un impianto ascensoristico: regole di buona pratica (parte prima)

Giacomello, Elena;Trabucco, Dario
2018-01-01

Abstract

Tradizionalmente l’ascensore viene considerato dai progettisti come un impianto, una macchina da collocare opportunamente in pianta – di solito vicino alla scala, per ragioni distributive – a cui destinare un vano corsa passante per tutti i piani dell’edificio – spesso in calcestruzzo armato, per ragioni statiche –. È consueto che all’ascensore non venga prestata molta attenzione. Esso fa parte del “blocco scale-ascensore” e quindi di quel sistema distributivo che, per gran parte degli interventi, presenta vincoli progettuali piuttosto convenzionali (altezza dell’interpiano dell’edificio, dimensioni degli sbarchi e spazi serventi), ma tipo di ascensore, dimensioni della cabina, collocazione del locale macchina, caratteristiche delle porte e dei dispositivi di interfaccia come le pulsantiere e i segnali, comfort d’uso, anche da parte di persone con disabilità motorie e non... sono questioni scarsamente tenute in considerazione da parte dei progettisti e, perlopiù, demandate ad altri professionisti che conoscono le macchine e “i marchi”, cioè i prodotti commerciali dei singoli produttori. In realtà l’ascensore è molto più di una semplice commodity da scegliere a catalogo al minor costo possibile. Quante volte prendiamo l’ascensore ogni giorno? Dipende da dove viviamo e dove lavoriamo, ma consideriamo che l’Italia è il secondo Paese al mondo per numero di ascensori, con quasi un milione di impianti (dopo la Cina, che ne ha poco meno di 5 milioni, e circa a pari merito con la Spagna), che compiono quasi 100 milioni di corse al giorno (1); in media, c’è un ascensore ogni 131 abitanti. In Italia, 431.000 edifici sono dotati di ascensore (il primato è della Lombardia, con 80.000 installazioni), la cui maggior parte è in edifici residenziali (il 56% del totale, come si vede dal grafico 1). Almeno il 60% degli ascensori in servizio nel nostro Paese è in funzione da più di venti anni e quasi il 40% da oltre trenta anni (grafico 2): questo significa che approssimativamente la metà degli ascensori (gran parte dei quali si trova in edifici residenziali, cioè non a reddito) presenta le tipiche problematiche di vetustà degli impianti in termini di scarsa efficienza energetica, funzionamento non conforme ai recenti standard di comfort e sicurezza e, in generale, non adeguamento alle norme più aggiornate. Da questi dati deduciamo che i progettisti italiani operano in modo consueto con gli ascensori (basti pensare che le leggi per garantire l’accessibilità alle persone con disabilità hanno significativamente contribuito alla diffusione capillare degli ascensori sia negli edifici pubblici che privati). Ciò nonostante architetti e ingegneri conoscano assai poco quelle “cabine volanti” (2) che, di fatto, hanno rivoluzionato la forma urbana e gli skyline delle città e cambiato le proporzioni degli edifici in favore dell’altezza. Al di là dei motivi che si possano cercare e trovare come causa di questo “disinteresse collettivo”, i progettisti quasi mai sfruttano l’ascensore per valorizzare il progetto d’architettura. Questo articolo, e il successivo, introducono il tema del dimensionamento degli impianti di salita, inteso come insieme di: 1) scelta del numero di ascensori e dimensionamento delle cabine in relazione alla destinazione d’uso degli edifici, secondo norma; 2) calcolo della popolazione di un edificio; 3) studio dei flussi passeggeri e dimensionamento dei vani tecnici.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/272533
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