L'articolo si colloca nell'orizzonte della semiotica delle arti di matrice greimasiana. L'analisi si concentra sull'installazione dell'artista fiamminga Berlinde de Bruyckere intitolata "In Flanders Fields" (1999-2000), eseguita in collaborazione con il museo della città dedicato alle battaglie del fronte occidentale della prima guerra mondiale e rielaborante alcune foto di archivio rappresentati carcasse di cavalli nelle vie del paese durante le battaglie. L'articolo esplora la portata testimoniale dell'opera, a partire dal ruolo semiotico sia dei documenti fotografici, sia dell'atlante di lavoro che l'artista assembla sul muro del suo atelier di cui si evidenzia un cruciale ruolo di elaborazione legato al montaggio visivo e che va ben al di là dello statuto di mera 'immagine-fonte'. A partire dall'idea di forma-atlante, si sottolinea come l'assemblaggio di documenti visivi - sia tratti dall'universo mediale contemporaneo, che dalla documentazione fotografica del primo conflitto mondiale - permetta di attivare il potenziale figurale che circola tra quelle immagini e che caratterizzerà anche le sculture finali dell'artista, sottoposte a un significativo lavoro di spoliazione figurativa. Questa indagine è compiuta mobilitando ambiti di riflessione semiotica e concetti operazionali come quelli di figurale e figuratività profonda o astratta, assieme agli studi di Louis Marin sul 'neutro' e sull'idea di una incompiutezza di statuto non genetico ma generativo che è costitutiva dell'opera d'arte e cui il titolo dell'articolo si riferisce. Specifica attenzione è data anche alle dinamiche figurali operanti in modelli di montaggio visivo pertinente, primo tra tutti quello deuta'.ll'atlante di immagini di Aby Warburg, convocato qui non solo come modello generale di montaggio, bensì a partire dalla specifica presenza delle figure di cavalli nella tavola 56 dedicata alle pathosformel della 'caduta': questo permette di esplorare le complesse strategie semiotiche attraverso le quali questa opera mette in atto un lavoro di rielaborazione memoriale rispetto all'orizzonte traumatico degli episodi più cruenti della Grande Guerra nella regione, episodi che hanno visto, tra l'altro, il primo uso di armi chimiche su vasta scala. The methodological and epistemological horizon of the article falls under the realm of a semiotics of the art as proposed in the tradition of French generative semiotics. The analysis focuses on the installation of the Flemish artist Berlinde de Bruyckere entitled "In Flanders Fields" (1999-2000), carried out in collaboration with the city's museum dedicated to the battles of the Western Front of the First World War and reworking some archival photos depicting horse carcasses in the streets of the village during the battles. The article explores the testimonial significance of the work, starting from the semiotic role of both the photographic documents and the working atlas that the artist assembles on the wall of her atelier. the paper highlights a crucial role of visual montage that goes well beyond the status of those pictures as mere 'sources'. Starting from the idea of an atlas-form, we underline how the assemblage of visual documents - both taken from the contemporary media universe and from the photographic documentation of the First World War - allows to activate the figural potential that circulates among those images and that will also characterize the artist's final sculptures, subjected to a significant work of figurative spoliation. This investigation is carried out by mobilizing several semiotic operational concepts such as those of the 'figural' and deep or abstract figurativeness, together with Louis Marin's studies on the 'neutral' and on the idea of an incompleteness with a non-genetic but generative statute that is constitutive of the work of art and to which the title of the article refers. Specific attention is also given to the figural dynamics operating in relevant models of visual montage, first of all Aby Warburg's atlas of images, summoned here not only as a general model of montage, but according to a specific presence of the figures of horses in its table 56 dedicated to the Pathosformel of the 'fall'. The paper thus allows to explore the complex semiotic strategies through which the work of art enacts a memorial working through, with respect to the traumatic horizon of the bloodiest episodes of the Great War in the region, episodes that saw, among other things, the first large-scale use of chemical weapons.

L’inachevé toujours là : Figurabilité et montage chez Berlinde De Bruyckere

Mengoni, Angela
2017-01-01

Abstract

L'articolo si colloca nell'orizzonte della semiotica delle arti di matrice greimasiana. L'analisi si concentra sull'installazione dell'artista fiamminga Berlinde de Bruyckere intitolata "In Flanders Fields" (1999-2000), eseguita in collaborazione con il museo della città dedicato alle battaglie del fronte occidentale della prima guerra mondiale e rielaborante alcune foto di archivio rappresentati carcasse di cavalli nelle vie del paese durante le battaglie. L'articolo esplora la portata testimoniale dell'opera, a partire dal ruolo semiotico sia dei documenti fotografici, sia dell'atlante di lavoro che l'artista assembla sul muro del suo atelier di cui si evidenzia un cruciale ruolo di elaborazione legato al montaggio visivo e che va ben al di là dello statuto di mera 'immagine-fonte'. A partire dall'idea di forma-atlante, si sottolinea come l'assemblaggio di documenti visivi - sia tratti dall'universo mediale contemporaneo, che dalla documentazione fotografica del primo conflitto mondiale - permetta di attivare il potenziale figurale che circola tra quelle immagini e che caratterizzerà anche le sculture finali dell'artista, sottoposte a un significativo lavoro di spoliazione figurativa. Questa indagine è compiuta mobilitando ambiti di riflessione semiotica e concetti operazionali come quelli di figurale e figuratività profonda o astratta, assieme agli studi di Louis Marin sul 'neutro' e sull'idea di una incompiutezza di statuto non genetico ma generativo che è costitutiva dell'opera d'arte e cui il titolo dell'articolo si riferisce. Specifica attenzione è data anche alle dinamiche figurali operanti in modelli di montaggio visivo pertinente, primo tra tutti quello deuta'.ll'atlante di immagini di Aby Warburg, convocato qui non solo come modello generale di montaggio, bensì a partire dalla specifica presenza delle figure di cavalli nella tavola 56 dedicata alle pathosformel della 'caduta': questo permette di esplorare le complesse strategie semiotiche attraverso le quali questa opera mette in atto un lavoro di rielaborazione memoriale rispetto all'orizzonte traumatico degli episodi più cruenti della Grande Guerra nella regione, episodi che hanno visto, tra l'altro, il primo uso di armi chimiche su vasta scala. The methodological and epistemological horizon of the article falls under the realm of a semiotics of the art as proposed in the tradition of French generative semiotics. The analysis focuses on the installation of the Flemish artist Berlinde de Bruyckere entitled "In Flanders Fields" (1999-2000), carried out in collaboration with the city's museum dedicated to the battles of the Western Front of the First World War and reworking some archival photos depicting horse carcasses in the streets of the village during the battles. The article explores the testimonial significance of the work, starting from the semiotic role of both the photographic documents and the working atlas that the artist assembles on the wall of her atelier. the paper highlights a crucial role of visual montage that goes well beyond the status of those pictures as mere 'sources'. Starting from the idea of an atlas-form, we underline how the assemblage of visual documents - both taken from the contemporary media universe and from the photographic documentation of the First World War - allows to activate the figural potential that circulates among those images and that will also characterize the artist's final sculptures, subjected to a significant work of figurative spoliation. This investigation is carried out by mobilizing several semiotic operational concepts such as those of the 'figural' and deep or abstract figurativeness, together with Louis Marin's studies on the 'neutral' and on the idea of an incompleteness with a non-genetic but generative statute that is constitutive of the work of art and to which the title of the article refers. Specific attention is also given to the figural dynamics operating in relevant models of visual montage, first of all Aby Warburg's atlas of images, summoned here not only as a general model of montage, but according to a specific presence of the figures of horses in its table 56 dedicated to the Pathosformel of the 'fall'. The paper thus allows to explore the complex semiotic strategies through which the work of art enacts a memorial working through, with respect to the traumatic horizon of the bloodiest episodes of the Great War in the region, episodes that saw, among other things, the first large-scale use of chemical weapons.
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