L’area di studio si colloca nel settore settentrionale del Lido di Venezia, un breve tratto di costa (400 m di lunghezza per 250 di profondità) pressoché abbandonato da alcuni decenni. Si tratta dell’area antistante l’ex Ospedale al Mare, struttura sanitaria sorta negli anni ’30 e abbandonata tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, anche se sporadiche attività si sono protratte fino al 2006. Nei primi anni ’80, al fine di contrastare l’erosione dovuta alle mareggiate invernali, è stata scavata una trincea alle spalle della duna mobile. Da allora non si è piú proceduto a ripascimenti e pulizia meccanica della spiaggia. In poco piú di trent’anni, questo piccolo lembo di costa sabbiosa è riuscito a recuperare spontaneamente una valenza naturalistica non trascurabile che abbiamo evidenziato in un recente articolo (Filesi et al., 2017). L’area ospita entità botaniche di interesse conservazionistico come, ad esempio, Centaurium littorale e Cutandia maritima, entrambe CR per il Veneto (Buffa et al., 2016). Alcune delle comunità vegetali presenti, la cui interpretazione segue Sburlino et al. (2013) aggiornata secondo il Prodromo della Vegetazione d’Italia (Biondi e Blasi, 2015) definiscono habitat prioritari per la Direttiva 92/43 CEE (7210*, 2130*). Ospita inoltre 30 diverse specie di macromiceti, 2/3 delle quali associabili, secondo il recente manuale ISPRA (AA.VV, 2014) agli habitat litoranei attualmente o potenzialmente presenti. È frequentato anche da numerose specie di uccelli, tra le quali alcune di interesse comunitario, in popolazioni particolarmente fragili e bisognose di tutela. Il fratino e il fraticello, in particolare, nidificano nella fascia compresa tra la sabbia nuda e le dune embrionali tipicamente impattata dall’uso ricreativo e balneare. Per il presente contributo, al fine di valutare correttamente i servizi ecosistemici forniti da questo tratto di costa abbiamo pensato che fosse necessario fornire una misura del contrasto all’erosione operato dalla vegetazione psammofila in seguito all’interruzione delle operazioni di pulizia meccanica. Ci siamo avvalsi quindi delle Nuove Tecnologie per il monitoraggio aereo del territorio in esame. La sensori - stica di ultima generazione consente la mappatura multispettrale e tridimensionale molto dettagliata dei vari habitat. La disponibilità di un rilievo aereo sulla Provincia di Venezia, effettuato a fine marzo 2014 da UniSky Srl (spinoff dell’Università IUAV di Venezia), ha permesso, tra l’altro, di misurare superfici e volumi delle dune costiere con grande dettaglio grazie alla tecnica del Dense Image Matching. Una corretta gestione degli arenili consentirebbe di recuperare quote non indifferenti di superficie dunale e potrebbe rappresentare un’efficace azione di adattamento alla subsidenza e agli effetti dei cambiamenti climatici. La vegetazione delle bassure retrodunali dominata da canna di Ravenna (habitat 6420), con accumulo di sostanza organica e quindi sequestro di CO2, se reiterata su ampi settori di costa potrebbe costituire un processo di mitigazione al cambiamento climatico.

Abbandono o corretta gestione della costa? Il caso della spiaggia antistante l’ex Ospedale al Mare (Lido di Venezia)

FilesiL.
Conceptualization
;
Picchio S.
Methodology
2017-01-01

Abstract

L’area di studio si colloca nel settore settentrionale del Lido di Venezia, un breve tratto di costa (400 m di lunghezza per 250 di profondità) pressoché abbandonato da alcuni decenni. Si tratta dell’area antistante l’ex Ospedale al Mare, struttura sanitaria sorta negli anni ’30 e abbandonata tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, anche se sporadiche attività si sono protratte fino al 2006. Nei primi anni ’80, al fine di contrastare l’erosione dovuta alle mareggiate invernali, è stata scavata una trincea alle spalle della duna mobile. Da allora non si è piú proceduto a ripascimenti e pulizia meccanica della spiaggia. In poco piú di trent’anni, questo piccolo lembo di costa sabbiosa è riuscito a recuperare spontaneamente una valenza naturalistica non trascurabile che abbiamo evidenziato in un recente articolo (Filesi et al., 2017). L’area ospita entità botaniche di interesse conservazionistico come, ad esempio, Centaurium littorale e Cutandia maritima, entrambe CR per il Veneto (Buffa et al., 2016). Alcune delle comunità vegetali presenti, la cui interpretazione segue Sburlino et al. (2013) aggiornata secondo il Prodromo della Vegetazione d’Italia (Biondi e Blasi, 2015) definiscono habitat prioritari per la Direttiva 92/43 CEE (7210*, 2130*). Ospita inoltre 30 diverse specie di macromiceti, 2/3 delle quali associabili, secondo il recente manuale ISPRA (AA.VV, 2014) agli habitat litoranei attualmente o potenzialmente presenti. È frequentato anche da numerose specie di uccelli, tra le quali alcune di interesse comunitario, in popolazioni particolarmente fragili e bisognose di tutela. Il fratino e il fraticello, in particolare, nidificano nella fascia compresa tra la sabbia nuda e le dune embrionali tipicamente impattata dall’uso ricreativo e balneare. Per il presente contributo, al fine di valutare correttamente i servizi ecosistemici forniti da questo tratto di costa abbiamo pensato che fosse necessario fornire una misura del contrasto all’erosione operato dalla vegetazione psammofila in seguito all’interruzione delle operazioni di pulizia meccanica. Ci siamo avvalsi quindi delle Nuove Tecnologie per il monitoraggio aereo del territorio in esame. La sensori - stica di ultima generazione consente la mappatura multispettrale e tridimensionale molto dettagliata dei vari habitat. La disponibilità di un rilievo aereo sulla Provincia di Venezia, effettuato a fine marzo 2014 da UniSky Srl (spinoff dell’Università IUAV di Venezia), ha permesso, tra l’altro, di misurare superfici e volumi delle dune costiere con grande dettaglio grazie alla tecnica del Dense Image Matching. Una corretta gestione degli arenili consentirebbe di recuperare quote non indifferenti di superficie dunale e potrebbe rappresentare un’efficace azione di adattamento alla subsidenza e agli effetti dei cambiamenti climatici. La vegetazione delle bassure retrodunali dominata da canna di Ravenna (habitat 6420), con accumulo di sostanza organica e quindi sequestro di CO2, se reiterata su ampi settori di costa potrebbe costituire un processo di mitigazione al cambiamento climatico.
2017
9788898010677
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/273773
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