A cominciare dall’era moderna il progetto urbano e architettonico si è sempre più basato per la conoscenza del territorio sulla cartografia, partendo dal presupposto indiscusso della sua oggettività. E proprio a partire dalla modernità, la modalità con la quale il progetto guarda al paesaggio inizia a diventare sempre più astratta e schematica, fino a culminare, dal secondo dopoguerra in poi, nelle grandi lottizzazioni che hanno dissolto l’urbanità in vasta periferia, poi in sprawl. Il dibattito sulle possibilità di rigenerare il territorio sempre più si concentra sui dispositivi normativi e la sostenibilità, ma cosa succederebe se a essere messo in crisi fosse più radicalmente lo strumento stesso attraverso il quale guardiamo, ovvero la mappa? Il testo, ripercorrendo le indagini di un gruppo di geografi della scuola di Chicago riguardo la strumentalizzazione del segno cartografico, apre una riflessione sulla necessità di liberare lo sguardo dalle sovrastrutture ipertrofiche della visione, per recuperare un po’ dello stupore originario in grado di rendere nuovamente visibili le reali complessità del territorio. I futuri piani geopolitici europei prevedono la creazione dell’Unione per il Mediterraneo, luogo di contatto delle molte culture e dei molti paesaggi, rispetto ai quali l’Italia, grazie alla sua particolare posizione geografica, si troverebbe al centro. La possibilità di essere al centro di questo sistema si presenta come un’importante opportunità per l’Italia per promuovere una nuova forma di sostenibilità, rispettosa delle identità paesaggistiche e culturali.

Gli inganni delle mappe, le sfide del progetto : L’Unione per il Mediterraneo può essere un’occasione per l’Italia e per l’Europa?

Susanna Pisciella
2014-01-01

Abstract

A cominciare dall’era moderna il progetto urbano e architettonico si è sempre più basato per la conoscenza del territorio sulla cartografia, partendo dal presupposto indiscusso della sua oggettività. E proprio a partire dalla modernità, la modalità con la quale il progetto guarda al paesaggio inizia a diventare sempre più astratta e schematica, fino a culminare, dal secondo dopoguerra in poi, nelle grandi lottizzazioni che hanno dissolto l’urbanità in vasta periferia, poi in sprawl. Il dibattito sulle possibilità di rigenerare il territorio sempre più si concentra sui dispositivi normativi e la sostenibilità, ma cosa succederebe se a essere messo in crisi fosse più radicalmente lo strumento stesso attraverso il quale guardiamo, ovvero la mappa? Il testo, ripercorrendo le indagini di un gruppo di geografi della scuola di Chicago riguardo la strumentalizzazione del segno cartografico, apre una riflessione sulla necessità di liberare lo sguardo dalle sovrastrutture ipertrofiche della visione, per recuperare un po’ dello stupore originario in grado di rendere nuovamente visibili le reali complessità del territorio. I futuri piani geopolitici europei prevedono la creazione dell’Unione per il Mediterraneo, luogo di contatto delle molte culture e dei molti paesaggi, rispetto ai quali l’Italia, grazie alla sua particolare posizione geografica, si troverebbe al centro. La possibilità di essere al centro di questo sistema si presenta come un’importante opportunità per l’Italia per promuovere una nuova forma di sostenibilità, rispettosa delle identità paesaggistiche e culturali.
2014
9788899237004
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Atti_XVII_Conferenza_Nazionale_SIU_Urbanistica_Italiana_nel_Mondo_Atelier_3_Planum_Publisher_2014.pdf

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