L'opera di Henri Lefebvre e, in particolare, il volume "Il diritto alla città", scritto nel 1968, ha ricevuto rinnovata attenzione negli ultimi anni in Italia, dopo un lungo periodo di oblio che datava dalla fine degli anni Settanta. In questo saggio, sosterremo il necessario approfondimento delle tesi lefebvriane (spesso disperse in una moltitudine di libri e articoli scritti dal filosofo francese in più di sessant'anni). In particolare, per quanto riguarda "Il diritto alla città" faremo notare che questo concetto non è pienamente intelligibile (e operabile) senza un adeguato riconoscimento dell'idea di "festa" che Lefebvre ha ampiamente utilizzato nei suoi scritti a partire dagli anni Venti del secolo scorso. In apertura e nelle conclusioni cercheremo di mostrare come una profonda conoscenza del ruolo che Lefebvre ha assegnato alla festa nei movimenti di cambiamento sociale possa rappresentare una vera risorsa per i processi di partecipazione e di deliberazione pubblica che, senza necessariamente abbracciare derive rivoluzionarie, non si accontentano di essere relegati ai ristretti limiti delle pratiche riformiste.

Henri Lefebvre: la rivoluzione come festa

Borelli, Guido
2019-01-01

Abstract

L'opera di Henri Lefebvre e, in particolare, il volume "Il diritto alla città", scritto nel 1968, ha ricevuto rinnovata attenzione negli ultimi anni in Italia, dopo un lungo periodo di oblio che datava dalla fine degli anni Settanta. In questo saggio, sosterremo il necessario approfondimento delle tesi lefebvriane (spesso disperse in una moltitudine di libri e articoli scritti dal filosofo francese in più di sessant'anni). In particolare, per quanto riguarda "Il diritto alla città" faremo notare che questo concetto non è pienamente intelligibile (e operabile) senza un adeguato riconoscimento dell'idea di "festa" che Lefebvre ha ampiamente utilizzato nei suoi scritti a partire dagli anni Venti del secolo scorso. In apertura e nelle conclusioni cercheremo di mostrare come una profonda conoscenza del ruolo che Lefebvre ha assegnato alla festa nei movimenti di cambiamento sociale possa rappresentare una vera risorsa per i processi di partecipazione e di deliberazione pubblica che, senza necessariamente abbracciare derive rivoluzionarie, non si accontentano di essere relegati ai ristretti limiti delle pratiche riformiste.
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