Una prima riflessione riguarda lo statuto scientifico della disciplina. Il progetto architettonico non dispone di un vero statuto scientifico, dispone invece di un patrimonio vasto di opere realizzate, progettate e di riflessioni teoriche. La natura ibrida del sapere progettuale fa sì che per le sue più importanti componenti, quelle legate alle scelte che generano la forma architettonica, vi sia una ineliminabile influenza soggettiva. Un insegnamento, per propria intrinseca natura deve essere trasmissibile, dunque oggettivabile. Queste considerazioni pongono due questioni in evidenza: il concetto stesso di integrazione tra discipline che hanno natura diversa; la pratica didattica di una forma di conoscenza legata alla intuizione.Siamo sicuramente in presenza di una competenza, la capacità di organizzare il pensiero, dunque di un percorso razionale. Una pratica didattica che non voglia essere impositiva, non può che essere indicata nella attenzione al fare, nel riconoscersi in un processo che richiede assunzioni di responsabilità. Si tratta di far scoprire agli studenti la propria appartenenza a una tendenza progettuale da esplorare, da riconoscere, da andare a ricostruire nelle proprie genesi, negli antefatti e predecessori. Anche qui si presentano due questioni, di metodo: come contemperare la “revisione” individuale con la comunicazione collettiva, e quando intervenire nella fase di riflessione critica sui progetti in fieri. Stiamo immaginando docenti che non indirizzino gli studenti verso un particolare ambito linguistico, e docenti delle discipline integranti altrettanto inclini a sviluppare ipotesi in qualche modo congruenti con le scelte progettuali.
Laboratori integrati: Osservarsi in quel fare
Esther Giani
2019-01-01
Abstract
Una prima riflessione riguarda lo statuto scientifico della disciplina. Il progetto architettonico non dispone di un vero statuto scientifico, dispone invece di un patrimonio vasto di opere realizzate, progettate e di riflessioni teoriche. La natura ibrida del sapere progettuale fa sì che per le sue più importanti componenti, quelle legate alle scelte che generano la forma architettonica, vi sia una ineliminabile influenza soggettiva. Un insegnamento, per propria intrinseca natura deve essere trasmissibile, dunque oggettivabile. Queste considerazioni pongono due questioni in evidenza: il concetto stesso di integrazione tra discipline che hanno natura diversa; la pratica didattica di una forma di conoscenza legata alla intuizione.Siamo sicuramente in presenza di una competenza, la capacità di organizzare il pensiero, dunque di un percorso razionale. Una pratica didattica che non voglia essere impositiva, non può che essere indicata nella attenzione al fare, nel riconoscersi in un processo che richiede assunzioni di responsabilità. Si tratta di far scoprire agli studenti la propria appartenenza a una tendenza progettuale da esplorare, da riconoscere, da andare a ricostruire nelle proprie genesi, negli antefatti e predecessori. Anche qui si presentano due questioni, di metodo: come contemperare la “revisione” individuale con la comunicazione collettiva, e quando intervenire nella fase di riflessione critica sui progetti in fieri. Stiamo immaginando docenti che non indirizzino gli studenti verso un particolare ambito linguistico, e docenti delle discipline integranti altrettanto inclini a sviluppare ipotesi in qualche modo congruenti con le scelte progettuali.File | Dimensione | Formato | |
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