Il saggio prende in esame la Mostra degli Impressionisti alla Biennale di Venezia del 1948 come punto d'incrocio di politiche culturali. Il confronto di dati emersi durante la ricerca nei giacimenti archivistici dell'ASAC e dell'Archivio Pallucchini di Udine - da poco accessibile agli studiosi - ha permesso di individuare tracce e prospettive inedite nell'analisi di una delle mostre più famose, ma solo parzialmente studiate, del secondo dopoguerra in Italia. Al di là della ricostruzione delle opere in mostra, già parzialmente nota agli studi, e della polemica Longhi-Venturi nell'impostazione scientifica dell'esposizione, sono emersi nuovi dati in relazione alle strategie politiche, alla rete dei prestiti e soprattutto all'intreccio tra la costruzione del palinsesto espositivo e il dramma storico delle razzie naziste nella seconda guerra mondiale e il tema scottante delle restituzioni ai collezionisti ebrei. Ne emergono nuove considerazioni rispetto alla militanza critica del Segretario Generale Rodolfo Pallucchini e una prima mappatura del tessuto di relazioni, a volte imprevedibile, all'interno di un network internazionale di storici dell'arte, mercanti e collezionisti. The essay examines the Impressionist Exhibition at the 1948 Venice Biennale as a crossroads of cultural policies. From the intellectual militancy of the Secretary General, Rodolfo Pallucchini, to the loan strategy, from the Nazi looting of works of art, to political and diplomatic tensions at the first chills of the Cold War.The essay examines the Impressionist Exhibition at the 1948 Venice Biennale as a crossroads of cultural policies. From the intellectual militancy of the Secretary General, Rodolfo Pallucchini, to the loan strategy, from the Nazi looting of works of art, to political and diplomatic tensions at the first chills of the Cold War.
Il 'Quarantotto' degli impressionisti in Biennale : storie, politiche, battaglie
Castellani, Francesca
2019-01-01
Abstract
Il saggio prende in esame la Mostra degli Impressionisti alla Biennale di Venezia del 1948 come punto d'incrocio di politiche culturali. Il confronto di dati emersi durante la ricerca nei giacimenti archivistici dell'ASAC e dell'Archivio Pallucchini di Udine - da poco accessibile agli studiosi - ha permesso di individuare tracce e prospettive inedite nell'analisi di una delle mostre più famose, ma solo parzialmente studiate, del secondo dopoguerra in Italia. Al di là della ricostruzione delle opere in mostra, già parzialmente nota agli studi, e della polemica Longhi-Venturi nell'impostazione scientifica dell'esposizione, sono emersi nuovi dati in relazione alle strategie politiche, alla rete dei prestiti e soprattutto all'intreccio tra la costruzione del palinsesto espositivo e il dramma storico delle razzie naziste nella seconda guerra mondiale e il tema scottante delle restituzioni ai collezionisti ebrei. Ne emergono nuove considerazioni rispetto alla militanza critica del Segretario Generale Rodolfo Pallucchini e una prima mappatura del tessuto di relazioni, a volte imprevedibile, all'interno di un network internazionale di storici dell'arte, mercanti e collezionisti. The essay examines the Impressionist Exhibition at the 1948 Venice Biennale as a crossroads of cultural policies. From the intellectual militancy of the Secretary General, Rodolfo Pallucchini, to the loan strategy, from the Nazi looting of works of art, to political and diplomatic tensions at the first chills of the Cold War.The essay examines the Impressionist Exhibition at the 1948 Venice Biennale as a crossroads of cultural policies. From the intellectual militancy of the Secretary General, Rodolfo Pallucchini, to the loan strategy, from the Nazi looting of works of art, to political and diplomatic tensions at the first chills of the Cold War.File | Dimensione | Formato | |
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