La nota che si propone verte sulla necessità di disciplinare gli insegnamenti ancillari: non quelli legati a iper-specializzazioni bensì quelli legati alla prefigurazione. Saperi marginalizzati che van-no sbiadendo nella formazione dell’architetto, alimentando (pericolose) frontiere e perimetri disci-plinari. Ci riferiamo ai necessari sconfinamenti con il mondo delle Arti e della figurazione, per re-stituire al Progetto le proprie responsabilità. I mezzi disponibili per sviluppare, descrivere e rap-presentare processi formali sono molto più potenti e immediati del secolo appena passato, ma stanno lasciando indietro le tecniche tradizionali di avvicinamento al progetto. Contemporaneamente si segnala, nella professione, l’emergere di figure legate soprattutto alla seduzione formale del progetto, alla produzione di edifici di grande e spettacolare impatto comu-nicativo. Sulle analisi introduttive al Progetto si è scritto. Al contrario, sulla sintesi progettuale – necessa-riamente legata alle culture individuali, alle sensibilità soggettive, alle interpretazioni – si dice po-co e con difficoltà. Si propone il caso di Pancho Guedes, autore poco noto, “diversamente moderno”, come pretesto per ragionare su quali competenze vadano coltivate prioritariamente, quali conoscenze siano in-dispensabili per il controllo del progetto di città e di paesaggio, per poter esercitare una sintesi di conoscenze tale da garantire la regìa dell’intero processo: dalla ideazione alla rappresentazione, dalla scelta dei materiali al rapporto con i luoghi, con il patrimonio, e con la loro storia. Patrimonio inteso come intersezione di saperi e dei necessari sconfinamenti. Insistiamo dunque su quanto una deriva dei saperi necessari possa nuocere alle generazioni che vanno formandosi. L’analfabetismo grafico, la difficoltà di controllare i rapporti geometrici, la scarsa confidenza con gli strumenti del disegno, indicano una modificazione antropologica e culturale profonda. La per-dita di una sensibilità, una condizione di indigenza ormai diffusa e rispetto alla quale dovremmo essere in allarme.

Sconfinamento di saperi. L’architettura fa ancora parte delle (belle) arti?

Giani, Esther
2019-01-01

Abstract

La nota che si propone verte sulla necessità di disciplinare gli insegnamenti ancillari: non quelli legati a iper-specializzazioni bensì quelli legati alla prefigurazione. Saperi marginalizzati che van-no sbiadendo nella formazione dell’architetto, alimentando (pericolose) frontiere e perimetri disci-plinari. Ci riferiamo ai necessari sconfinamenti con il mondo delle Arti e della figurazione, per re-stituire al Progetto le proprie responsabilità. I mezzi disponibili per sviluppare, descrivere e rap-presentare processi formali sono molto più potenti e immediati del secolo appena passato, ma stanno lasciando indietro le tecniche tradizionali di avvicinamento al progetto. Contemporaneamente si segnala, nella professione, l’emergere di figure legate soprattutto alla seduzione formale del progetto, alla produzione di edifici di grande e spettacolare impatto comu-nicativo. Sulle analisi introduttive al Progetto si è scritto. Al contrario, sulla sintesi progettuale – necessa-riamente legata alle culture individuali, alle sensibilità soggettive, alle interpretazioni – si dice po-co e con difficoltà. Si propone il caso di Pancho Guedes, autore poco noto, “diversamente moderno”, come pretesto per ragionare su quali competenze vadano coltivate prioritariamente, quali conoscenze siano in-dispensabili per il controllo del progetto di città e di paesaggio, per poter esercitare una sintesi di conoscenze tale da garantire la regìa dell’intero processo: dalla ideazione alla rappresentazione, dalla scelta dei materiali al rapporto con i luoghi, con il patrimonio, e con la loro storia. Patrimonio inteso come intersezione di saperi e dei necessari sconfinamenti. Insistiamo dunque su quanto una deriva dei saperi necessari possa nuocere alle generazioni che vanno formandosi. L’analfabetismo grafico, la difficoltà di controllare i rapporti geometrici, la scarsa confidenza con gli strumenti del disegno, indicano una modificazione antropologica e culturale profonda. La per-dita di una sensibilità, una condizione di indigenza ormai diffusa e rispetto alla quale dovremmo essere in allarme.
2019
9788890905490
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