Costantino Dardi intercetta, nella sua formazione, uno dei momenti più felici della scuola veneziana diretta da Giuseppe Samonà tra il 1945 e il 1973. L’organizzazione didattica, portata avanti dai giovani professori chiamati da Samonà, prevedeva una progressione verticale che, all’apice, era rappresentata dai due corsi di composizione tenuti dallo stesso Samonà, al quarto e quinto anno. Il progetto colpisce per il carattere esplorativo, in continuità con alcune delle tematiche su cui Samonà insiste: la questione della dimensione territoriale connessa all’infrastruttura e lo studio di nuove tipologie per nuove funzioni, con particolare accento su quella direzionale, ospedaliera, scolastica. I contenuti della tesi sono parte anche delle esperienze di concorso condivise negli stessi anni dal gruppo Samonà. Nella distanza che separa Dardi dal suo maestro trapela, tuttavia, un’affinità elettiva che risiede nell’attitudine alle sfide, al coraggio di sperimentare e vivere la dimensione del presente. Sfida che l’architetto friulano porterà avanti con determinazione, sensibilità non sottraendosi ai rischi di un percorso solitario.

Il laureato : Costantino Dardi e Giuseppe Samonà

Albiero, Roberta
2020-01-01

Abstract

Costantino Dardi intercetta, nella sua formazione, uno dei momenti più felici della scuola veneziana diretta da Giuseppe Samonà tra il 1945 e il 1973. L’organizzazione didattica, portata avanti dai giovani professori chiamati da Samonà, prevedeva una progressione verticale che, all’apice, era rappresentata dai due corsi di composizione tenuti dallo stesso Samonà, al quarto e quinto anno. Il progetto colpisce per il carattere esplorativo, in continuità con alcune delle tematiche su cui Samonà insiste: la questione della dimensione territoriale connessa all’infrastruttura e lo studio di nuove tipologie per nuove funzioni, con particolare accento su quella direzionale, ospedaliera, scolastica. I contenuti della tesi sono parte anche delle esperienze di concorso condivise negli stessi anni dal gruppo Samonà. Nella distanza che separa Dardi dal suo maestro trapela, tuttavia, un’affinità elettiva che risiede nell’attitudine alle sfide, al coraggio di sperimentare e vivere la dimensione del presente. Sfida che l’architetto friulano porterà avanti con determinazione, sensibilità non sottraendosi ai rischi di un percorso solitario.
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