L'impronta che Gio Ponti ha lasciato sulla città di Napoli è un po' diversa da quella ben nota di Milano, può essere infatti letta con un duplice approccio: da un lato, c'è il tentativo di continuare il dibattito intorno alla domus italiana, che nel Mediterraneo ha trovato nuovi percorsi di sviluppo; dall'altro, i suoi interventi napoletani sono guidati dalla fascinazione verso quella che può essere considerata l'“architettura minore” diffusa in tutto il golfo. La firma di Ponti si ritrova in quattro progetti principali documentati: tre alberghi e una villa. Seguendo l'ordine cronologico, c'è il progetto per l'Hotel San Michele ad Anacapri, frutto di una collaborazione con Bernard Rudofsky nel 1938. Quattordici anni dopo, Ponti torna a Napoli con un progetto proprio, Villa Arata - poi Grimaldi. Gli viene inoltre chiesto di rinnovare gli interni e l'immagine dell'Hotel Royal, il cui progetto originario portava la firma dell'ingegnere Fernando Chiaromonte. Infine, l'Hotel Parco dei Principi, in cui l'equilibrio tra architettura, preesistenza e paesaggio lo ha reso il più famoso progetto napoletano. Il saggio si conclude con una domanda aperta su come preservare questo approccio singolare e sensibile che Ponti, da architetto milanese, ha proposto per il Mediterraneo.
1 villa, 3 alberghi : le occasioni di Gio Ponti a Napoli
De Maio, Fernanda
2020-01-01
Abstract
L'impronta che Gio Ponti ha lasciato sulla città di Napoli è un po' diversa da quella ben nota di Milano, può essere infatti letta con un duplice approccio: da un lato, c'è il tentativo di continuare il dibattito intorno alla domus italiana, che nel Mediterraneo ha trovato nuovi percorsi di sviluppo; dall'altro, i suoi interventi napoletani sono guidati dalla fascinazione verso quella che può essere considerata l'“architettura minore” diffusa in tutto il golfo. La firma di Ponti si ritrova in quattro progetti principali documentati: tre alberghi e una villa. Seguendo l'ordine cronologico, c'è il progetto per l'Hotel San Michele ad Anacapri, frutto di una collaborazione con Bernard Rudofsky nel 1938. Quattordici anni dopo, Ponti torna a Napoli con un progetto proprio, Villa Arata - poi Grimaldi. Gli viene inoltre chiesto di rinnovare gli interni e l'immagine dell'Hotel Royal, il cui progetto originario portava la firma dell'ingegnere Fernando Chiaromonte. Infine, l'Hotel Parco dei Principi, in cui l'equilibrio tra architettura, preesistenza e paesaggio lo ha reso il più famoso progetto napoletano. Il saggio si conclude con una domanda aperta su come preservare questo approccio singolare e sensibile che Ponti, da architetto milanese, ha proposto per il Mediterraneo.File | Dimensione | Formato | |
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