Dal 2008 al 2012 è stato realizzato uno studio estensivo dei contesti termominerali nell'Italia antica, al fine di comprendere le modalità di sfruttamento e di insediamento avvenute fra l'età repubblicana e l'età imperiale presso sorgenti curative. La schedatura, che per il momento ha escluso le province di Sicilia e Sardegna, ha interessato tutti quei casi per i quali fosse possibile desumere riscontri evindenti circa l'esistenza di acque sia calde che fredde, ma provviste di un alto grado di mineralizzazione, che poteva comprovare la funzione terapeutica di quelle fonti. Nel computo totale delle 140 evidenze censite, che contemplano stazioni di cura, mansiones e villae ma anche agglomerati sparsi, emergono 70 siti a vocazione sacra, ubicati in prevalenza nell'Italia centrale con alcuni esempi significativi ma puntiformi nell'Italia settentrionale o in Calabria. Essi risultano sempre in stretto rapporto con la sorgente sia nel caso di semplici depositi, sia nel caso di santuari maggiormente articolati: sulla base dei dati chimico-fisici a disposizione o viceversa a partire dalle indicazioni desunte dalle fonti scritte, è possibile associare il maggior numero di luoghi di culto a un determinato tipo di acqua termominerale, vale a dire quella a base di zolfo, per quanto non manchino alcuni esempi presso sorgenti con sali di calcio e di ferro disciolti. Dall'insieme dei dati raccolti è stato possibile trarre informazioni inerenti alle tipologie architettoniche, agli oggetti votivi, all'arco crologico di riferimento, ma anche ai devoti e alle loro aspettative di guarigione. Il contributo presenterà una panoramica dei casi considerati, dedicando maggiore attenzione agli esempi di età arcaica e repubblicana: tra questi verranno considerati in particolare i contesti del versante tirrenico e di quello veneto-emiliano, dove la documentazione strutturale e materiale si presenta ricca e variegata. Verranno peraltro segnalati anche alcuni esempi ubicati in altre regioni, i quali o per la loro valenza positiva o viceversa per la loro natura nociva possono offrire lo spunto per valutazioni aggiuntive e per ulteriori riflessioni circa la percezione che gli antichi ebbero di questa particolare risorsa naturale, nei suoi molteplici aspetti di acqua, fango o emissione gassosa.
Santuari e acque curative: un primo censimento nella penisola italica
Bassani, Maddalena;
2016-01-01
Abstract
Dal 2008 al 2012 è stato realizzato uno studio estensivo dei contesti termominerali nell'Italia antica, al fine di comprendere le modalità di sfruttamento e di insediamento avvenute fra l'età repubblicana e l'età imperiale presso sorgenti curative. La schedatura, che per il momento ha escluso le province di Sicilia e Sardegna, ha interessato tutti quei casi per i quali fosse possibile desumere riscontri evindenti circa l'esistenza di acque sia calde che fredde, ma provviste di un alto grado di mineralizzazione, che poteva comprovare la funzione terapeutica di quelle fonti. Nel computo totale delle 140 evidenze censite, che contemplano stazioni di cura, mansiones e villae ma anche agglomerati sparsi, emergono 70 siti a vocazione sacra, ubicati in prevalenza nell'Italia centrale con alcuni esempi significativi ma puntiformi nell'Italia settentrionale o in Calabria. Essi risultano sempre in stretto rapporto con la sorgente sia nel caso di semplici depositi, sia nel caso di santuari maggiormente articolati: sulla base dei dati chimico-fisici a disposizione o viceversa a partire dalle indicazioni desunte dalle fonti scritte, è possibile associare il maggior numero di luoghi di culto a un determinato tipo di acqua termominerale, vale a dire quella a base di zolfo, per quanto non manchino alcuni esempi presso sorgenti con sali di calcio e di ferro disciolti. Dall'insieme dei dati raccolti è stato possibile trarre informazioni inerenti alle tipologie architettoniche, agli oggetti votivi, all'arco crologico di riferimento, ma anche ai devoti e alle loro aspettative di guarigione. Il contributo presenterà una panoramica dei casi considerati, dedicando maggiore attenzione agli esempi di età arcaica e repubblicana: tra questi verranno considerati in particolare i contesti del versante tirrenico e di quello veneto-emiliano, dove la documentazione strutturale e materiale si presenta ricca e variegata. Verranno peraltro segnalati anche alcuni esempi ubicati in altre regioni, i quali o per la loro valenza positiva o viceversa per la loro natura nociva possono offrire lo spunto per valutazioni aggiuntive e per ulteriori riflessioni circa la percezione che gli antichi ebbero di questa particolare risorsa naturale, nei suoi molteplici aspetti di acqua, fango o emissione gassosa.File | Dimensione | Formato | |
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