L’avanzata delle selve, dimostrata dai dati statistici di natura nazionale e sovranazionale, ha aperto il campo della ricerca alla presenza di una natura incontrollata dove la paura, il Pan di Hillman, “spalanca la porta su questa realtà” [Hillman 1977, p. 75]. Il selvaggio è animato, è corpo vivo, che in qualità di anima mundi “indica le possibilità di animazione offerte da ciascun evento per come è, il suo presen- tarsi sensuoso come volto che rivela la propria immagine interiore […] non solo animali e piante infusi di anima, come nella visione dei romantici, ma l’anima data con tutte le cose” [Hillman 2002, p. 130]. Ognuna di queste realtà si costruisce tra immagine (fantastico) e concretezza, attira e respinge, indaga e produce nella dimensione della rappresentazione e del progetto un organismo di eventi. Se la selva è quindi composta da un insieme complesso di ‘fatti’ e di spazi, la domanda da porre è come questi si raffigurano? Quali sono le strategie per riconoscere segni e tracce tali da produrre mappe per l’attraversamento? Il testo ha lo scopo di individuare gli elementi della selva ancorandoli a un mondo della rappresen- tazione e del progetto secondo una nuova tassonomia, in modo da indicare metodi che rendano il selvatico riconoscibile. La domanda a cui trovare risposta si compone attraverso passaggi che insieme possono dare un’immagine di quello che è lo spazio selvaggio inteso quale informe, nel senso batailliano del termine, e che rovescia (o aggiorna) le intersezioni consuete tra ‘forma’ e ‘contenuto’ mostrando le strutture di un possibile attraversamento per mezzo del progetto.

Imago Sylvae : strumenti di attraversamento e rappresentazione dello spazio selvatico = Imago Sylvae : instruments for navigating and representing the wilderness

Vincenzo Moschetti
2021-01-01

Abstract

L’avanzata delle selve, dimostrata dai dati statistici di natura nazionale e sovranazionale, ha aperto il campo della ricerca alla presenza di una natura incontrollata dove la paura, il Pan di Hillman, “spalanca la porta su questa realtà” [Hillman 1977, p. 75]. Il selvaggio è animato, è corpo vivo, che in qualità di anima mundi “indica le possibilità di animazione offerte da ciascun evento per come è, il suo presen- tarsi sensuoso come volto che rivela la propria immagine interiore […] non solo animali e piante infusi di anima, come nella visione dei romantici, ma l’anima data con tutte le cose” [Hillman 2002, p. 130]. Ognuna di queste realtà si costruisce tra immagine (fantastico) e concretezza, attira e respinge, indaga e produce nella dimensione della rappresentazione e del progetto un organismo di eventi. Se la selva è quindi composta da un insieme complesso di ‘fatti’ e di spazi, la domanda da porre è come questi si raffigurano? Quali sono le strategie per riconoscere segni e tracce tali da produrre mappe per l’attraversamento? Il testo ha lo scopo di individuare gli elementi della selva ancorandoli a un mondo della rappresen- tazione e del progetto secondo una nuova tassonomia, in modo da indicare metodi che rendano il selvatico riconoscibile. La domanda a cui trovare risposta si compone attraverso passaggi che insieme possono dare un’immagine di quello che è lo spazio selvaggio inteso quale informe, nel senso batailliano del termine, e che rovescia (o aggiorna) le intersezioni consuete tra ‘forma’ e ‘contenuto’ mostrando le strutture di un possibile attraversamento per mezzo del progetto.
2021
9788835125891
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