La graduale perdita di peso politico di Venezia sullo scenario internazionale nel corso del Sei e Settecento corrisponde parallelamente a un aumento della sua importanza come luogo neutrale di confronto -e di scontro- fra le diplomazie internazionali. È il luogo fisico dell'ambasciata ad assumere il ruolo di "campo di battaglia" di contrapposizioni che, seppur spesso riducibili a questioni di precedenza e protocollo apparentemente banali, erano in realtà rappresentazione figurata di reali rapporti di forza. Le sedi diplomatiche godevano di immunità diplomatica, un diritto che gli ambasciatori intendevano far valere anche nelle immediate vicinanze, chiamate "liste". Qui trovavano alloggio i servitori e i negozianti al servizio dell'ambasciata, le cui merci, per il solo fatto di essere destinate al rappresentante di un sovrano straniero, erano esenti dal pagamento di dazi. Ma le liste, impenetrabili agli sbirri, erano anche il rifugio di contrabbandieri, giocatori d'azzardo e avventurieri "banditi" da Venezia: non di rado, del resto, gli ambasciatori reclutavano questi personaggi per operazioni riservate e maneggi segreti. Per questo carattere precipuo, le liste erano tenute d'occhio molto da vicino dalle spie degli Inquisitori di Stato. Gli abitanti di questo vivace sottobosco condividevano con i loro più influenti vicini la condizione di esclusi dalla vita della città, dal momento che anche gli ambasciatori erano costretti a un'analoga segregazione, essendo loro vietato per legge non solo di avere contatti diretti con i patrizi veneziani -cosa che li escludeva da feste, eventi mondani e circoli culturali- ma finanche di frequentare gli stessi negozi di barbiere, casini da gioco o case di tolleranza frequentate dai nobili locali. La "questione delle liste" scoppia nel 1769 e si conclude nel 1772, quando si riesce finalmente a regolare la situazione delimitando con esattezza la loro estensione. Le rimostranze dei diversi ambasciatori fanno assumere i contorni di un problema internazionale e per diverso tempo le discussioni sulle liste veneziane tengono banco nei salotti delle capitali europee. Circolano anche, in maniera ufficiale e meno ufficiale, i disegni di rilievo degli edifici e delle aree urbane, che attualmente si trovano in numerosissime copie nelle più disparate sedi archivistiche italiane ed europee. Particolarmente interessante la documentazione conservata fra le carte degli Inquisitori di Stato nell'Archivio di Stato di Venezia.

Ambasciatori, banditi, spie : le liste nella Venezia del Settecento = Ambassadors, Bandits, Spies : the liste in 18. Century Venice

Lenzo, Fulvio
2021-01-01

Abstract

La graduale perdita di peso politico di Venezia sullo scenario internazionale nel corso del Sei e Settecento corrisponde parallelamente a un aumento della sua importanza come luogo neutrale di confronto -e di scontro- fra le diplomazie internazionali. È il luogo fisico dell'ambasciata ad assumere il ruolo di "campo di battaglia" di contrapposizioni che, seppur spesso riducibili a questioni di precedenza e protocollo apparentemente banali, erano in realtà rappresentazione figurata di reali rapporti di forza. Le sedi diplomatiche godevano di immunità diplomatica, un diritto che gli ambasciatori intendevano far valere anche nelle immediate vicinanze, chiamate "liste". Qui trovavano alloggio i servitori e i negozianti al servizio dell'ambasciata, le cui merci, per il solo fatto di essere destinate al rappresentante di un sovrano straniero, erano esenti dal pagamento di dazi. Ma le liste, impenetrabili agli sbirri, erano anche il rifugio di contrabbandieri, giocatori d'azzardo e avventurieri "banditi" da Venezia: non di rado, del resto, gli ambasciatori reclutavano questi personaggi per operazioni riservate e maneggi segreti. Per questo carattere precipuo, le liste erano tenute d'occhio molto da vicino dalle spie degli Inquisitori di Stato. Gli abitanti di questo vivace sottobosco condividevano con i loro più influenti vicini la condizione di esclusi dalla vita della città, dal momento che anche gli ambasciatori erano costretti a un'analoga segregazione, essendo loro vietato per legge non solo di avere contatti diretti con i patrizi veneziani -cosa che li escludeva da feste, eventi mondani e circoli culturali- ma finanche di frequentare gli stessi negozi di barbiere, casini da gioco o case di tolleranza frequentate dai nobili locali. La "questione delle liste" scoppia nel 1769 e si conclude nel 1772, quando si riesce finalmente a regolare la situazione delimitando con esattezza la loro estensione. Le rimostranze dei diversi ambasciatori fanno assumere i contorni di un problema internazionale e per diverso tempo le discussioni sulle liste veneziane tengono banco nei salotti delle capitali europee. Circolano anche, in maniera ufficiale e meno ufficiale, i disegni di rilievo degli edifici e delle aree urbane, che attualmente si trovano in numerosissime copie nelle più disparate sedi archivistiche italiane ed europee. Particolarmente interessante la documentazione conservata fra le carte degli Inquisitori di Stato nell'Archivio di Stato di Venezia.
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