Questo numero presenta nella ormai consueta rassegna italiana, la n. 6, una selezione dei progetti migliori di ultimissima realizzazione. Quello che ci interessa mettere in evidenza, oltre naturalmente al valore delle singole architetture, è che quando fu pubblicata la prima rassegna, nel 2004, si faticava a trovare gli edifici da inserire, mentre con il passare degli anni, il numero di opere valide tra cui scegliere quelle da pubblicare è senza dubbio aumentato, così come più brevi sono diventati i tempi che intercorrono tra il progetto e il completamento della sua costruzione. Una nota decisamente positiva che, se associata a quegli aspetti di qualità che come un filo rosso legano tutte le opere scelte, mostra segnali di crescita dell’architettura italiana molto promettenti per il prossimo futuro. “Esattezza compositiva, attenzione per i materiali e il contesto, accuratezza tecnica che diventa linguaggio espressivo, levità figurale”, come sottolinea Claudia Conforti nel saggio introduttivo, costituiscono alcuni dei caratteri distintivi della produzione architettonica italiana del terzo millennio che le architetture raccolte nel numero stanno a testimoniare. Ad iniziare dalla sede Mateograssi a Giussano di Piero Lissoni (20), dove i riferimenti agli elementi lessicali tipici degli edifici della produzione, manifesti ad esempio nell’uso di materiali come il cemento e l’acciaio, non impediscono una ricerca più attenta e personalizzata sul piano espressivo, non limitata ai soli volumi edilizi ma estesa a comprendere una serie di elementi (acqua, percorsi, verde, ecc.) di integrazione con l’intorno. Il sistema dinamico delle possibili relazioni che l’architettura innesca nel contesto, superando la propria oggettualità, costituisce il tema di lavoro di Labics nella Fondazione MAST a Bologna (72). Un volume parallelepipedo compatto, modellato per sottrazione, in cui sono i percorsi e le relazioni tra le diverse attività presenti e con l’ambiente esterno a determinare la forma complessiva; una forma ibrida e sfuggente che non si identifica con nessuna delle attività ospitate, diventando esperienza di vita in un nuovo paesaggio fatto di pieni, ma, soprattutto, di vuoti. Il tema del paesaggio, in questo caso quello prezioso della campagna toscana, è affrontato con eleganza ed estrema sobrietà da Alvisi/Kirimoto nella cantina Bulgari a San Casciano dei Bagni (60). La produzione del vino, con la risoluzione di tutte le necessità funzionali, e il confronto diretto con lo scenario naturale portano a un’architettura semi ipogea, dove volumi dalla geometria essenziale e percorsi perfettamente calibrati creano insoliti effetti di leggerezza, in perfetto equilibrio con l’intorno. Esaltare la bellezza del paesaggio naturale, oltre ad offrire una nuova connessione stradale, è l’obiettivo del nuovo ponte sul torrente Rudavoi a Cortina D’Ampezzo (28), intervento che coniuga la lieve, disinvolta eleganza formale del design di matrice milanese con il rigore tecnico-costruttivo della tradizione dei grandi ingegneri italiani, restituendo all’infrastruttura la dignità di opera di architettura. Al tema della riconversione dell’esistente, alla scala edilizia, si dedicano i progetti realizzati a Milano: l’edificio per uffici “La Serenissima” di Park Associati (54) e l’Arsenale in via Tortona di Calzoni architetti (98). Nel primo, il lavoro si concentra sulla riorganizzazione funzionale e il ridisegno delle facciate dell’edificio preesistente anni Sessanta; nel secondo, un anonimo capannone industriale viene ampliato e trasformato in un nuovo spazio polifunzionale. La riqualificazione urbana di aree marginali, attraverso l’inserimento di nuovi servizi catalizzatori della vita comunitaria, è invece l’obiettivo a monte dei progetti del Polo natatorio a Mompiano (66), un edificio composto, esito di un buon modo di intendere lo spazio pubblico, e della Cittadella dell’Edilizia a Perugia (84), un innovativo complesso realizzato con i più efficienti sistemi di risparmio energetico. Infine, il tema della casa diventa oggetto della ricerca progettuale condotta da Cherubino Gambardella, con le abitazioni popolari a Piscinola (48), 126 alloggi composti a racchiudere uno spazio pubblico; da Nunzio G. Sciveres, con l’Housing sociale a Marina di Ragusa (36), dieci diverse tipologie organizzate in sei stecche edilizie alternate a giardini; da Latina/Sgariglia, con il complesso di case a schiera a Tremilia (92); da Molteni e Liverani, con la casa unifamiliare a Lecco (42), un edificio di piccole dimensioni che si innerva nello spazio verde senza sopraffarlo.

Ponte sul torrente Rudavoi, Cortina d'Ampezzo/Bridge over the River Rudavoi, Cortina d'Ampezzo

M. Marandola
2013-01-01

Abstract

Questo numero presenta nella ormai consueta rassegna italiana, la n. 6, una selezione dei progetti migliori di ultimissima realizzazione. Quello che ci interessa mettere in evidenza, oltre naturalmente al valore delle singole architetture, è che quando fu pubblicata la prima rassegna, nel 2004, si faticava a trovare gli edifici da inserire, mentre con il passare degli anni, il numero di opere valide tra cui scegliere quelle da pubblicare è senza dubbio aumentato, così come più brevi sono diventati i tempi che intercorrono tra il progetto e il completamento della sua costruzione. Una nota decisamente positiva che, se associata a quegli aspetti di qualità che come un filo rosso legano tutte le opere scelte, mostra segnali di crescita dell’architettura italiana molto promettenti per il prossimo futuro. “Esattezza compositiva, attenzione per i materiali e il contesto, accuratezza tecnica che diventa linguaggio espressivo, levità figurale”, come sottolinea Claudia Conforti nel saggio introduttivo, costituiscono alcuni dei caratteri distintivi della produzione architettonica italiana del terzo millennio che le architetture raccolte nel numero stanno a testimoniare. Ad iniziare dalla sede Mateograssi a Giussano di Piero Lissoni (20), dove i riferimenti agli elementi lessicali tipici degli edifici della produzione, manifesti ad esempio nell’uso di materiali come il cemento e l’acciaio, non impediscono una ricerca più attenta e personalizzata sul piano espressivo, non limitata ai soli volumi edilizi ma estesa a comprendere una serie di elementi (acqua, percorsi, verde, ecc.) di integrazione con l’intorno. Il sistema dinamico delle possibili relazioni che l’architettura innesca nel contesto, superando la propria oggettualità, costituisce il tema di lavoro di Labics nella Fondazione MAST a Bologna (72). Un volume parallelepipedo compatto, modellato per sottrazione, in cui sono i percorsi e le relazioni tra le diverse attività presenti e con l’ambiente esterno a determinare la forma complessiva; una forma ibrida e sfuggente che non si identifica con nessuna delle attività ospitate, diventando esperienza di vita in un nuovo paesaggio fatto di pieni, ma, soprattutto, di vuoti. Il tema del paesaggio, in questo caso quello prezioso della campagna toscana, è affrontato con eleganza ed estrema sobrietà da Alvisi/Kirimoto nella cantina Bulgari a San Casciano dei Bagni (60). La produzione del vino, con la risoluzione di tutte le necessità funzionali, e il confronto diretto con lo scenario naturale portano a un’architettura semi ipogea, dove volumi dalla geometria essenziale e percorsi perfettamente calibrati creano insoliti effetti di leggerezza, in perfetto equilibrio con l’intorno. Esaltare la bellezza del paesaggio naturale, oltre ad offrire una nuova connessione stradale, è l’obiettivo del nuovo ponte sul torrente Rudavoi a Cortina D’Ampezzo (28), intervento che coniuga la lieve, disinvolta eleganza formale del design di matrice milanese con il rigore tecnico-costruttivo della tradizione dei grandi ingegneri italiani, restituendo all’infrastruttura la dignità di opera di architettura. Al tema della riconversione dell’esistente, alla scala edilizia, si dedicano i progetti realizzati a Milano: l’edificio per uffici “La Serenissima” di Park Associati (54) e l’Arsenale in via Tortona di Calzoni architetti (98). Nel primo, il lavoro si concentra sulla riorganizzazione funzionale e il ridisegno delle facciate dell’edificio preesistente anni Sessanta; nel secondo, un anonimo capannone industriale viene ampliato e trasformato in un nuovo spazio polifunzionale. La riqualificazione urbana di aree marginali, attraverso l’inserimento di nuovi servizi catalizzatori della vita comunitaria, è invece l’obiettivo a monte dei progetti del Polo natatorio a Mompiano (66), un edificio composto, esito di un buon modo di intendere lo spazio pubblico, e della Cittadella dell’Edilizia a Perugia (84), un innovativo complesso realizzato con i più efficienti sistemi di risparmio energetico. Infine, il tema della casa diventa oggetto della ricerca progettuale condotta da Cherubino Gambardella, con le abitazioni popolari a Piscinola (48), 126 alloggi composti a racchiudere uno spazio pubblico; da Nunzio G. Sciveres, con l’Housing sociale a Marina di Ragusa (36), dieci diverse tipologie organizzate in sei stecche edilizie alternate a giardini; da Latina/Sgariglia, con il complesso di case a schiera a Tremilia (92); da Molteni e Liverani, con la casa unifamiliare a Lecco (42), un edificio di piccole dimensioni che si innerva nello spazio verde senza sopraffarlo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/307764
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