Il volume VII di Ceramica e arti decorative del Novecento è dedicato all’arte e alla decorazione delle navi italiane. I grandi transatlantici, piroscafi e motonavi, nell’età storica in cui viaggiare oltremare era possibile solo navigando, sono stati per decenni un veicolo di propaganda delle capacità industriali e artistiche del paese. Non è un caso che Gio Ponti promuovesse dalle pagine della sua “Domus”, fin dai primi numeri, l’applicazione dell’artigianato artistico italiano sulle navi nazionali. Gli interni delle navi sono stati uno specchio della cultura artistica italiana, riflettendo il gusto della clientela delle compagnie di navigazione, quella naturalmente della prima classe; gli emigranti che furono, all’inizio del secolo, il volano per la costruzione delle flotte italiane, viaggiavano in ambienti spartani da cui era assente ogni preoccupazione decorativa. Sui transatlantici degli anni Venti trovavano applicazione le creazioni eclettiche dei fratelli Coppedé e quelle impeccabilmente storiciste della Casa Ducrot; negli anni Trenta, in navi che furono palestra di sperimentazione, iniziava il rinnovo del gusto con gli interni novecento di Gustavo Pulitzer e Melchiorre Bega.

Pietro Chiesa, vetrate per le navi : l’opera di una bottega d’arte milanese per gli interni di Gustavo Pulitzer

Chiesa, Rosa;Filippini, Ali
2021-01-01

Abstract

Il volume VII di Ceramica e arti decorative del Novecento è dedicato all’arte e alla decorazione delle navi italiane. I grandi transatlantici, piroscafi e motonavi, nell’età storica in cui viaggiare oltremare era possibile solo navigando, sono stati per decenni un veicolo di propaganda delle capacità industriali e artistiche del paese. Non è un caso che Gio Ponti promuovesse dalle pagine della sua “Domus”, fin dai primi numeri, l’applicazione dell’artigianato artistico italiano sulle navi nazionali. Gli interni delle navi sono stati uno specchio della cultura artistica italiana, riflettendo il gusto della clientela delle compagnie di navigazione, quella naturalmente della prima classe; gli emigranti che furono, all’inizio del secolo, il volano per la costruzione delle flotte italiane, viaggiavano in ambienti spartani da cui era assente ogni preoccupazione decorativa. Sui transatlantici degli anni Venti trovavano applicazione le creazioni eclettiche dei fratelli Coppedé e quelle impeccabilmente storiciste della Casa Ducrot; negli anni Trenta, in navi che furono palestra di sperimentazione, iniziava il rinnovo del gusto con gli interni novecento di Gustavo Pulitzer e Melchiorre Bega.
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