La straordinaria complessità orografica che contraddistingue la realtà urbana di Napoli ha da sempre rappresentato un’occasione irripetibile per confrontarsi, attraverso il progetto di architettura, con la costruzione di audaci sequenze percettive. I banchi tufacei che con vigore affiorano dal mare, rivendicando un ruolo di assoluto predominio nell’articolazione delle ardite geometrie del golfo, divengono, negli anni Cinquanta, l’inedito campo di sperimentazione per la nascita di uno specifico linguaggio “moderno”. È la dimensione materica e morfologica di un suolo poroso e dalla conformazione sempre mutevole a sollecitare «gli architetti napoletani» ad essere, nelle parole di Ponti, «tendenzialmente spaziali, solari». Le bianche superfici degli essenziali volumi prismatici dialogano, così, con le asperità e la fragilità del materiale vulcanico, intessendo una trama di relazioni, fisiche e visuali, che informa l’intero progetto di architettura. È il caso, tra gli altri, dello straordinario edificio noto come “Palazzo Della Morte”, progettato da Stefania Filo Speziale con Giorgio di Simone e Carlo Chiurazzi.

Orientare lo sguardo “a Sud”. Stefania Filo Speziale, regista di un paesaggio moderno

Mattia Cocozza
2021-01-01

Abstract

La straordinaria complessità orografica che contraddistingue la realtà urbana di Napoli ha da sempre rappresentato un’occasione irripetibile per confrontarsi, attraverso il progetto di architettura, con la costruzione di audaci sequenze percettive. I banchi tufacei che con vigore affiorano dal mare, rivendicando un ruolo di assoluto predominio nell’articolazione delle ardite geometrie del golfo, divengono, negli anni Cinquanta, l’inedito campo di sperimentazione per la nascita di uno specifico linguaggio “moderno”. È la dimensione materica e morfologica di un suolo poroso e dalla conformazione sempre mutevole a sollecitare «gli architetti napoletani» ad essere, nelle parole di Ponti, «tendenzialmente spaziali, solari». Le bianche superfici degli essenziali volumi prismatici dialogano, così, con le asperità e la fragilità del materiale vulcanico, intessendo una trama di relazioni, fisiche e visuali, che informa l’intero progetto di architettura. È il caso, tra gli altri, dello straordinario edificio noto come “Palazzo Della Morte”, progettato da Stefania Filo Speziale con Giorgio di Simone e Carlo Chiurazzi.
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