Il progetto di un allestimento temporaneo all’interno di una preesistenza di valore storico-artistico è un’attività erudita -ex-rudis- che si nutre quindi di conoscenza ed esperienza, oltre che di educazione. Originando dalla rilettura interpretativa della chiesa veneziana abbandonata di Santa Teresa, l’allestimento vi si inserisce risignificandola e suggerendo un nuovo assetto che si offre a partire dalle proprietà specifiche del costruire. La mostra dei ‘paesaggi d’acque’ di I.K. Aivazovsky in cui progetto e curatela coincidono è un’occasione di meditazione operante, che si compie nell’esercizio del misurare e sperimentare una serie di varianti. L’indagine critica dei caratteri spaziali dell’edificio e l’ordinamento dei quadri da esporre mediante la didattica del progetto sono momenti interconnessi di reciproca verifica. È a partire dalla verità delle opere che l’allestimento come idea e cosa costruita che si attiva il dialogo con lo spazio della preesistenza fatto di forma, linguaggio e luce, ma anche di tracce e stratificazioni che nella coincidenza di tempo, materia e memoria sempre accompagnano la vita delle forme architettoniche. Ed è così che gli studenti apprendono come la storia sia sempre contemporanea e che le architetture del passato possono essere indagate e interpretate, senza tradimenti, mediante una loro rilettura critica nella tensione tra conservazione e innovazione per una nuova e diversa appropriazione. La realizzazione dei modelli in scala è il nucleo centrale dell’offerta didattica. Sono strumenti per ricomporre sinteticamente l’edificio-contenitore e studiare le varianti del progetto di allestimento attraverso alle sue prerogative espositive, nella concomitanza di forma, linguaggio e costruzione. Il metodo didattico si basa in particolare sulla messa alla prova di alcune parole-operazioni. La coincidenza di forma e struttura tradotta nell’immagine reticolare del telaio stabilisce il logos dell’allestimento: è la matrice spaziale che rimisura la realtà del presente e l’orizzonte della storia reinterpretata attraverso la dissezione analitica e la ricostruzione sintetica della forma architettonica. La sezione come generatrice del percorso di visita: sistema di relazioni tra allestimento ed esterno urbano, tra spazio della mostra ed edificio storico, che mantenendo percepibile la lettura degli usi originari della chiesa, introduce le opere da esporre in rapporto alle ragioni morfologiche del suo invaso interno. La poetica del distanziamento: distacco critico che consente di progettare nella preesistenza mantenendo un intervallo di rispetto della sua identità morfologica, ma anche di meditazione che suggerisce lo straniamento sinestetico dei visitatori in rapporto alle opere e al contenitore. La centralità delle opere da esporre: esse sono il fulcro dell’allestimento attraverso i modi in cui si inseriscono nella chiesa seicentesca che non è mai sfondo, ma riferimento coinvolto in un dialogo costante nella definizione dello spazio della mostra. La parte per il tutto testimonia di come l’allestimento riflette un principio di coerenza metodologica e linguistica scevro da ogni gestualità. Lo spazio-telaio espositivo è una macchina per pensare, laboratorio di sperimentazioni dove il particolare costruttivo è esso stesso elemento spaziale e scarto interpretativo. La natura dei materiali impiegati, dichiarata senza rivestimenti, si distanzia da quella aulica della chiesa a favore di profili in legno e tiranti metallici da costruzione navale, trasfigurati in un nuovo assetto.

14 giorni • W.A.Ve Workshop di Architettura a Venezia 2021 • "Islands. Architecture and Landscapes of water"

Guido Morpurgo
2022-01-01

Abstract

Il progetto di un allestimento temporaneo all’interno di una preesistenza di valore storico-artistico è un’attività erudita -ex-rudis- che si nutre quindi di conoscenza ed esperienza, oltre che di educazione. Originando dalla rilettura interpretativa della chiesa veneziana abbandonata di Santa Teresa, l’allestimento vi si inserisce risignificandola e suggerendo un nuovo assetto che si offre a partire dalle proprietà specifiche del costruire. La mostra dei ‘paesaggi d’acque’ di I.K. Aivazovsky in cui progetto e curatela coincidono è un’occasione di meditazione operante, che si compie nell’esercizio del misurare e sperimentare una serie di varianti. L’indagine critica dei caratteri spaziali dell’edificio e l’ordinamento dei quadri da esporre mediante la didattica del progetto sono momenti interconnessi di reciproca verifica. È a partire dalla verità delle opere che l’allestimento come idea e cosa costruita che si attiva il dialogo con lo spazio della preesistenza fatto di forma, linguaggio e luce, ma anche di tracce e stratificazioni che nella coincidenza di tempo, materia e memoria sempre accompagnano la vita delle forme architettoniche. Ed è così che gli studenti apprendono come la storia sia sempre contemporanea e che le architetture del passato possono essere indagate e interpretate, senza tradimenti, mediante una loro rilettura critica nella tensione tra conservazione e innovazione per una nuova e diversa appropriazione. La realizzazione dei modelli in scala è il nucleo centrale dell’offerta didattica. Sono strumenti per ricomporre sinteticamente l’edificio-contenitore e studiare le varianti del progetto di allestimento attraverso alle sue prerogative espositive, nella concomitanza di forma, linguaggio e costruzione. Il metodo didattico si basa in particolare sulla messa alla prova di alcune parole-operazioni. La coincidenza di forma e struttura tradotta nell’immagine reticolare del telaio stabilisce il logos dell’allestimento: è la matrice spaziale che rimisura la realtà del presente e l’orizzonte della storia reinterpretata attraverso la dissezione analitica e la ricostruzione sintetica della forma architettonica. La sezione come generatrice del percorso di visita: sistema di relazioni tra allestimento ed esterno urbano, tra spazio della mostra ed edificio storico, che mantenendo percepibile la lettura degli usi originari della chiesa, introduce le opere da esporre in rapporto alle ragioni morfologiche del suo invaso interno. La poetica del distanziamento: distacco critico che consente di progettare nella preesistenza mantenendo un intervallo di rispetto della sua identità morfologica, ma anche di meditazione che suggerisce lo straniamento sinestetico dei visitatori in rapporto alle opere e al contenitore. La centralità delle opere da esporre: esse sono il fulcro dell’allestimento attraverso i modi in cui si inseriscono nella chiesa seicentesca che non è mai sfondo, ma riferimento coinvolto in un dialogo costante nella definizione dello spazio della mostra. La parte per il tutto testimonia di come l’allestimento riflette un principio di coerenza metodologica e linguistica scevro da ogni gestualità. Lo spazio-telaio espositivo è una macchina per pensare, laboratorio di sperimentazioni dove il particolare costruttivo è esso stesso elemento spaziale e scarto interpretativo. La natura dei materiali impiegati, dichiarata senza rivestimenti, si distanzia da quella aulica della chiesa a favore di profili in legno e tiranti metallici da costruzione navale, trasfigurati in un nuovo assetto.
2022
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/310642
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