Ai fini di una ricostruzione dell’aula originaria della grande Cattedrale romanica di Ferrara non sono rimasti che elementi e testimonianze di natura frammentaria, ma sufficienti per comprendere l’originaria compattezza della sua concezione architettonica e spaziale. A riguardo l’articolo prende in considerazione due disegni con planimetria e alzati relativi all’articolazione interna della cattedrale che si ritiene siano stati oggetto di alterna fortuna critica. Tali documenti fanno parte di una collezione di tavole eterogenee, oggi conservate presso la Biblioteca Ariostea di Ferrara, all’interno di un manoscritto appartenuto a Giovan Battista Aleotti (1546-1636). Dallo studio del Bondanini del 1981, entrambe le tavole vengono fatte risalire all’incarico ricevuto da G. B. Aleotti e G. Roscello, in qualità di periti, dal cardinale Lorenzo Magalotti nel 1628 per redigere un rilievo del duomo. Tuttavia, un raffronto tra la richiesta del cardinale e il diverso genere di risposta fornita dalle due tavole, oltre ad un’analisi degli elementi disegnati, consente ragionevolmente di ritenere più prossimo alla commissione solo il foglio n. 147, e interpretare il n. 159 come una tavola progettuale da riferirsi al momento della ricostruzione della zona absidale avvenuta tra la fine secolo XV e lo scorcio del secolo successivo, come Castagnoli nel 1895 aveva suggerito e poi il Giglioli nel 1935 confermato. Nel 1954 Verdier aveva orientato verso il gotico nord europeo l’interpretazione della caratteristica smaterializzazione dei muri interni della fabbrica originaria e della spazialità risultante. Tuttavia, lo spazio diafano e fluido generato dai diaframmi murari, assottigliati dalle membrature dello pseudo ordine colossale, suggerisce sottili influenze dalla vicina architettura tardo antica ravennate. Inoltre, un sistema statico composto da muri leggeri su un reticolo di sostegni e strutture spingenti che si intersecano longitudinalmente e trasversalmente lascerebbe intravedere la figura di un magister esperto nello sperimentare un ‘altro’ romanico, che continua ad avere le proprie radici in area padana.

Un altro romanico: la datazione di due disegni conservati alla Biblioteca Ariostea e la fabbrica originaria della Cattedrale di Ferrara

Capponi, Marco
2016-01-01

Abstract

Ai fini di una ricostruzione dell’aula originaria della grande Cattedrale romanica di Ferrara non sono rimasti che elementi e testimonianze di natura frammentaria, ma sufficienti per comprendere l’originaria compattezza della sua concezione architettonica e spaziale. A riguardo l’articolo prende in considerazione due disegni con planimetria e alzati relativi all’articolazione interna della cattedrale che si ritiene siano stati oggetto di alterna fortuna critica. Tali documenti fanno parte di una collezione di tavole eterogenee, oggi conservate presso la Biblioteca Ariostea di Ferrara, all’interno di un manoscritto appartenuto a Giovan Battista Aleotti (1546-1636). Dallo studio del Bondanini del 1981, entrambe le tavole vengono fatte risalire all’incarico ricevuto da G. B. Aleotti e G. Roscello, in qualità di periti, dal cardinale Lorenzo Magalotti nel 1628 per redigere un rilievo del duomo. Tuttavia, un raffronto tra la richiesta del cardinale e il diverso genere di risposta fornita dalle due tavole, oltre ad un’analisi degli elementi disegnati, consente ragionevolmente di ritenere più prossimo alla commissione solo il foglio n. 147, e interpretare il n. 159 come una tavola progettuale da riferirsi al momento della ricostruzione della zona absidale avvenuta tra la fine secolo XV e lo scorcio del secolo successivo, come Castagnoli nel 1895 aveva suggerito e poi il Giglioli nel 1935 confermato. Nel 1954 Verdier aveva orientato verso il gotico nord europeo l’interpretazione della caratteristica smaterializzazione dei muri interni della fabbrica originaria e della spazialità risultante. Tuttavia, lo spazio diafano e fluido generato dai diaframmi murari, assottigliati dalle membrature dello pseudo ordine colossale, suggerisce sottili influenze dalla vicina architettura tardo antica ravennate. Inoltre, un sistema statico composto da muri leggeri su un reticolo di sostegni e strutture spingenti che si intersecano longitudinalmente e trasversalmente lascerebbe intravedere la figura di un magister esperto nello sperimentare un ‘altro’ romanico, che continua ad avere le proprie radici in area padana.
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