Analizzando i testi teorici di architettura si possono constatare alcuni momenti di crisi della struttura assolutista della forma “Trattato” come conseguenza del confronto tra una dichiarata volontà precettistica e argomenti non “normalizzabili” e quindi non trasmissibili in forme consuete. E’ infatti possibile raggruppare questi argomenti in un sistema tematico legato ad un immaginario mitico, all’esotico, all’antico e al meraviglioso. Tutto ciò che esce da un equilibrato rapporto tra norma e licenza, ciò che perde il senso della misura, che si riferisce al fantastico, ad altri mondi – reali o fantastici – alla capacità delle immagini di farsi portatrici di significati non scontati ed ermetici, non è normabile, non rientra nel campo delle prescrizioni. Una domanda che inevitabilmente sorge è relativa al motivo della loro presenza, nonostante tutto, all’interno dei trattati, presenza diffusa e ricorrente che estende l’ambito della questione non vincolandola al programma di un singolo autore. Così come nei trattati i monumenti antichi coesistono con i monumenti contemporanei, così come esempi positivi coesistono con esempi negativi, in un’esposizione sincretica vengono contemplate anche architetture non riducibili ad esempio o a modello riproducibile. Questo sistema tematico non riducibile a regole attinge a meccanismi di descrizione e di trasmissione non usuali – in riferimento alla struttura trattatistica – e si dà forme di produzione e di ricezione legate ai sensi e al sentimento con l’idea di attingere a intimi sistemi di reazione alle forme universalmente condivisi, solo nel Settecento riducendoli ad un’accezione soggettiva. L’immissione di questi fattori in un pensiero sistematico non può che avere riscontro nella forma espositiva, confermando l’inscindibile relazione tra sistemi tematici e forme discorsive. Questo implica la messa in discussione del concetto di imitazione, con una distinzione tra riferimento a codici formativi e riproduzione di forme formate, che risulta essenziale per la comprensione di quali argomenti siano giudicati trasmissibili e quali no, nonché per la valutazione del ruolo di una forma espositiva piuttosto di un’altra, e per l’immissione all’interno di un testo teorico di riferimenti che non possono essere prescrizione né divenire trasgressione.

Dialogando di architettura. Il ruolo delle forme discorsive nell’esposizione del pensiero teorico

Manzelle Maura
2004-01-01

Abstract

Analizzando i testi teorici di architettura si possono constatare alcuni momenti di crisi della struttura assolutista della forma “Trattato” come conseguenza del confronto tra una dichiarata volontà precettistica e argomenti non “normalizzabili” e quindi non trasmissibili in forme consuete. E’ infatti possibile raggruppare questi argomenti in un sistema tematico legato ad un immaginario mitico, all’esotico, all’antico e al meraviglioso. Tutto ciò che esce da un equilibrato rapporto tra norma e licenza, ciò che perde il senso della misura, che si riferisce al fantastico, ad altri mondi – reali o fantastici – alla capacità delle immagini di farsi portatrici di significati non scontati ed ermetici, non è normabile, non rientra nel campo delle prescrizioni. Una domanda che inevitabilmente sorge è relativa al motivo della loro presenza, nonostante tutto, all’interno dei trattati, presenza diffusa e ricorrente che estende l’ambito della questione non vincolandola al programma di un singolo autore. Così come nei trattati i monumenti antichi coesistono con i monumenti contemporanei, così come esempi positivi coesistono con esempi negativi, in un’esposizione sincretica vengono contemplate anche architetture non riducibili ad esempio o a modello riproducibile. Questo sistema tematico non riducibile a regole attinge a meccanismi di descrizione e di trasmissione non usuali – in riferimento alla struttura trattatistica – e si dà forme di produzione e di ricezione legate ai sensi e al sentimento con l’idea di attingere a intimi sistemi di reazione alle forme universalmente condivisi, solo nel Settecento riducendoli ad un’accezione soggettiva. L’immissione di questi fattori in un pensiero sistematico non può che avere riscontro nella forma espositiva, confermando l’inscindibile relazione tra sistemi tematici e forme discorsive. Questo implica la messa in discussione del concetto di imitazione, con una distinzione tra riferimento a codici formativi e riproduzione di forme formate, che risulta essenziale per la comprensione di quali argomenti siano giudicati trasmissibili e quali no, nonché per la valutazione del ruolo di una forma espositiva piuttosto di un’altra, e per l’immissione all’interno di un testo teorico di riferimenti che non possono essere prescrizione né divenire trasgressione.
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