Il contributo indaga le possibilità di un affinamento qualitativo dell’intervento di restauro insite nell’integrazione di competenze artigiane riconducibili alla cultura materiale di un luogo. L’esperimento in atto non ha pretese prescrittive ma considera – fra diverse strategie per la difesa delle murature e superfici storiche veneziane – il ricorso alla sapienza costruttiva locale, che rischia peraltro di andare irrimediabilmente perduta. Le motivazioni di questo approccio derivano dall’osservazione di una sorta di parabola discendente della qualità e durevolezza dei rivestimenti protettivi, utilizzati nel tempo a Venezia. Il processo può essere in parte ricondotto ad un peggioramento delle condizioni climatiche; tuttavia è anche ascrivibile a un sistematico allontanamento da un sapere tecnico consolidato, fatto di materiali selezionati e di accurate lavorazioni atte ad aumentarne la resistenza, consentendo un degrado graduale che non ne compromette del tutto le prestazioni o le doti figurative. Alla luce di ricerche pregresse e di esperienze sul campo , la rivalutazione di materiali e tecniche della tradizione - associata ad un’innovazione concepita nell’ottica della compatibilità - è una strategia operativa che dovrebbe poter contare sull’equilibrio fra qualità dei materiali e qualità dei modi di applicazione. La cura nella scelta dei materiali non è infatti sufficiente a garantire l’efficacia dei risultati, se manca la capacità tecnica di adeguare le modalità di applicazione alle condizioni ambientali estreme di Venezia. Entrambi gli aspetti sottendono il riconoscimento dell’apporto dell’artigianato e della realtà produttiva locale. E’ questo il senso di una collaborazione fra ricerca universitaria e competenze artigiane nella sperimentazione di intonaci di integrazione e malte di risarcitura per murature esposte. L’esperimento è finalizzato a valutare il comportamento nel tempo di alcuni campioni di intonaco diversamente composti e lavorati, sottoposti a condizioni comparabili a quelle di una comune muratura in mattoni veneziana. I pannelli murari sono costituiti da mattoni nuovi di fattura artigianale, malta di calce e sabbia, a simulare una muratura tradizionale (figg. 2-3). I rivestimenti sono caratterizzati dallo stesso impasto di base (grassello di calce cotto a legna e stagionato 24 mesi e sabbia di cava di Monfumo, carbonatica con aggregati non vagliati), che ripropone un comune intonaco veneziano, con strato di regolarizzazione, arriccio e finitura sottile. Costituiscono variabili significative la presenza o meno di additivi, la natura e il tipo degli stessi e, non ultimo, le diverse modalità di stesura e le lavorazioni dello strato di finitura (fig.4). In dettaglio, il primo campione è costituito dall’intonaco tradizionale non additivato, gli altri due contengono entrambi due additivi nell’arriccio - un consolidate e un idrofobizzante - rispettivamente tradizionali di origine naturale (camp.2: metacaolino, cotto a 800° e olio di lino cotto) o di sintesi (camp.3: Primal A33 e un silossano in polvere). L’accuratezza nell’utilizzo degli attrezzi e nelle modalità di stesura costituisce una componente fondamentale dell’esperimento poiché, in ottemperanza alla prassi operativa storica, la qualità dell’intonaco di calce aerea e sabbia è correlata al controllo di tutte le fasi di stesura attraverso appropriate miscele e specifiche lavorazioni. Al pari della finitura ultima, i diversi strati contribuiscono al risultato finale. Per lo stesso motivo, il campione di malta di rifugatura non ha additivi ma presenta varianti di stesura (a cazzuola o a tasca) e di lavorazione finale (stilatura, allisciatura a battente, spazzolatura); al diverso attrezzo corrisponde una diversa configurazione del paramento e possibili diverse risposte alle condizioni di risalita riprodotte (fig.5). L’esperimento è tuttora in atto; se è quindi prematuro parlare di risultati può essere utile individuare i principali obiettivi: un controllo del grado di compatibilità degli intonaci rispetto alla muratura sottostante, la verifica a medio-lungo termine dell’efficacia dei rivestimenti/trattamenti e di eventuali diversi tempi o forme di degrado, indispensabili ad un primo confronto e a ricalibrare formulati e modalità di stesura. Questa esperienza è un semplice esempio, in cui anche gli elementi di innovazione fanno già parte di una prassi operativa. Tuttavia lo sforzo è quello di verificare eventuali differenziali di comportamento dovuti a varianti – materiali o esecutive – poste in associazione con malte tradizionali di base, secondo un criterio di gradualità, anziché in termini di opposizione netta fra tradizionale e innovativo. Convinti che gli ambiti della tradizione e dell’innovazione compatibile possano contribuire ad elevare la qualità dell’intervento sul patrimonio costruito, il sostegno a questo orientamento comporterebbe anche positive ricadute sociali, economiche ed occupazionali nell’ambito dell’artigianato. Da qui il significato culturale - in un quadro generale volto alla conservazione dell’esistente - di incoraggiare forme di collaborazione fra università e realtà operativa artigiana che facilitino la trasmissione intergenerazionale di conoscenze e competenze, requisito necessario e, oggi, la questione più urgente.

Un esperimento per la manutenzione e restauro delle murature veneziane, fra tradizione costruttiva e innovazione compatibile

Squassina, Angela;
2021-01-01

Abstract

Il contributo indaga le possibilità di un affinamento qualitativo dell’intervento di restauro insite nell’integrazione di competenze artigiane riconducibili alla cultura materiale di un luogo. L’esperimento in atto non ha pretese prescrittive ma considera – fra diverse strategie per la difesa delle murature e superfici storiche veneziane – il ricorso alla sapienza costruttiva locale, che rischia peraltro di andare irrimediabilmente perduta. Le motivazioni di questo approccio derivano dall’osservazione di una sorta di parabola discendente della qualità e durevolezza dei rivestimenti protettivi, utilizzati nel tempo a Venezia. Il processo può essere in parte ricondotto ad un peggioramento delle condizioni climatiche; tuttavia è anche ascrivibile a un sistematico allontanamento da un sapere tecnico consolidato, fatto di materiali selezionati e di accurate lavorazioni atte ad aumentarne la resistenza, consentendo un degrado graduale che non ne compromette del tutto le prestazioni o le doti figurative. Alla luce di ricerche pregresse e di esperienze sul campo , la rivalutazione di materiali e tecniche della tradizione - associata ad un’innovazione concepita nell’ottica della compatibilità - è una strategia operativa che dovrebbe poter contare sull’equilibrio fra qualità dei materiali e qualità dei modi di applicazione. La cura nella scelta dei materiali non è infatti sufficiente a garantire l’efficacia dei risultati, se manca la capacità tecnica di adeguare le modalità di applicazione alle condizioni ambientali estreme di Venezia. Entrambi gli aspetti sottendono il riconoscimento dell’apporto dell’artigianato e della realtà produttiva locale. E’ questo il senso di una collaborazione fra ricerca universitaria e competenze artigiane nella sperimentazione di intonaci di integrazione e malte di risarcitura per murature esposte. L’esperimento è finalizzato a valutare il comportamento nel tempo di alcuni campioni di intonaco diversamente composti e lavorati, sottoposti a condizioni comparabili a quelle di una comune muratura in mattoni veneziana. I pannelli murari sono costituiti da mattoni nuovi di fattura artigianale, malta di calce e sabbia, a simulare una muratura tradizionale (figg. 2-3). I rivestimenti sono caratterizzati dallo stesso impasto di base (grassello di calce cotto a legna e stagionato 24 mesi e sabbia di cava di Monfumo, carbonatica con aggregati non vagliati), che ripropone un comune intonaco veneziano, con strato di regolarizzazione, arriccio e finitura sottile. Costituiscono variabili significative la presenza o meno di additivi, la natura e il tipo degli stessi e, non ultimo, le diverse modalità di stesura e le lavorazioni dello strato di finitura (fig.4). In dettaglio, il primo campione è costituito dall’intonaco tradizionale non additivato, gli altri due contengono entrambi due additivi nell’arriccio - un consolidate e un idrofobizzante - rispettivamente tradizionali di origine naturale (camp.2: metacaolino, cotto a 800° e olio di lino cotto) o di sintesi (camp.3: Primal A33 e un silossano in polvere). L’accuratezza nell’utilizzo degli attrezzi e nelle modalità di stesura costituisce una componente fondamentale dell’esperimento poiché, in ottemperanza alla prassi operativa storica, la qualità dell’intonaco di calce aerea e sabbia è correlata al controllo di tutte le fasi di stesura attraverso appropriate miscele e specifiche lavorazioni. Al pari della finitura ultima, i diversi strati contribuiscono al risultato finale. Per lo stesso motivo, il campione di malta di rifugatura non ha additivi ma presenta varianti di stesura (a cazzuola o a tasca) e di lavorazione finale (stilatura, allisciatura a battente, spazzolatura); al diverso attrezzo corrisponde una diversa configurazione del paramento e possibili diverse risposte alle condizioni di risalita riprodotte (fig.5). L’esperimento è tuttora in atto; se è quindi prematuro parlare di risultati può essere utile individuare i principali obiettivi: un controllo del grado di compatibilità degli intonaci rispetto alla muratura sottostante, la verifica a medio-lungo termine dell’efficacia dei rivestimenti/trattamenti e di eventuali diversi tempi o forme di degrado, indispensabili ad un primo confronto e a ricalibrare formulati e modalità di stesura. Questa esperienza è un semplice esempio, in cui anche gli elementi di innovazione fanno già parte di una prassi operativa. Tuttavia lo sforzo è quello di verificare eventuali differenziali di comportamento dovuti a varianti – materiali o esecutive – poste in associazione con malte tradizionali di base, secondo un criterio di gradualità, anziché in termini di opposizione netta fra tradizionale e innovativo. Convinti che gli ambiti della tradizione e dell’innovazione compatibile possano contribuire ad elevare la qualità dell’intervento sul patrimonio costruito, il sostegno a questo orientamento comporterebbe anche positive ricadute sociali, economiche ed occupazionali nell’ambito dell’artigianato. Da qui il significato culturale - in un quadro generale volto alla conservazione dell’esistente - di incoraggiare forme di collaborazione fra università e realtà operativa artigiana che facilitino la trasmissione intergenerazionale di conoscenze e competenze, requisito necessario e, oggi, la questione più urgente.
2021
9788895409252
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