Paolo Mezzanotte (1878-1969) costituisce una figura nodale per il primo Novecento Milanese, grazie alla trama di rapporti che seppe tessere con la generazione precedente (da Luca Beltrami a Gaetano Moretti, per citare solo due nomi) quanto con i giovani Franco Albini, Gio Ponti, Giovanni Muzio, cui si aggiunge la lunga collaborazione con il cognato Enrico Griffini. L’ampia opera di divulgazione in riviste e mostre, gli incarichi istituzionali e le commissioni pubbliche - di cui si rende conto nell’articolo con nuove puntualizzazioni - vanno a completare il quadro. Grazie all’analisi degli edifici, delle fonti a stampa coeve e soprattutto dei disegni dell’enorme archivio di Mezzanotte, ceduto dagli eredi qualche anno fa all’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia – per lo più fino ad ora inediti - l’autrice ricostruisce il primo periodo di attività del progettista, tra la laurea in ingegneria, conseguita presso il Regio istituto tecnico di Milano nel 1900, e l'inizio della Grande Guerra. Ai suoi esordi, Paolo disegna l'Edicola Giudici nel cimitero monumentale di Milano (1904-5), la chiesa del Sacro Cuore ai Cappuccini sull'attuale viale Piave (1906-11), nonché due piccoli ospedali nel varesotto (1902-7); nel 1912 partecipa al concorso per il nuovo ippodromo a San Siro, qualificatosi al terzo posto; Mezzanotte tenta di recuperare il disegno delle gradonate, riproponendolo nel progetto di un nuovo autodromo a Milano, parte di un ambizioso - poco noto - piano per nuovi impianti sportivi, pensato nella vasta area compresa tra l’ex piazza d’Armi, via Mario Pagano, corso Sempione, arrivando a spingersi molto oltre a nord-ovest; dell’insieme viene realizzato solo il velodromo, demolito nel 1935. Grazie all’esame di questi lavori, emerge una figura dai molteplici interessi: legata alla tradizione e alla storia, ma anche desiderosa di novità e attenta a ciò che accade in Italia e all'estero (incluse le tecniche costruttive), aperta ai più diversi linguaggi architettonici, ma capace di sintetizzarli in organismi architettonici in sé coerenti, sebbene raramente di eccelsa qualità. Il sistema combinatorio - caratteristico dell'eclettismo ottocentesco in cui si era formato Mezzanotte - rimane comunque alla base del suo metodo progettuale durante l’intera carriera. Ne è esempio lampante la facciata della più tarda sede della Borsa di Milano, il suo progetto più noto, dove Paolo introduce riferimenti all'opera di architetti contemporanei, come Marcello Piacentini e il più giovane Muzio: il loro linguaggio viene interpretato come uno dei tanti vocabolari che si succedono nella storia e, come tale, sottoposto a decostruzione e ricomposizione secondo il personale sistema grammaticale messo a punto da Mezzanotte, che si rifà essenzialmente a criteri di simmetria e ordine derivati dal neoclassicismo milanese, i cui principi sono sottesi anche in edifici il cui riferimento storico formalmente più esplicito risulta assai lontano.

«Moderno quantunque ispirato [...] a motivi della tradizione italica». Gli esordi di Paolo Mezzanotte architetto

Sambin De Norcen, Maria Teresa
2021-01-01

Abstract

Paolo Mezzanotte (1878-1969) costituisce una figura nodale per il primo Novecento Milanese, grazie alla trama di rapporti che seppe tessere con la generazione precedente (da Luca Beltrami a Gaetano Moretti, per citare solo due nomi) quanto con i giovani Franco Albini, Gio Ponti, Giovanni Muzio, cui si aggiunge la lunga collaborazione con il cognato Enrico Griffini. L’ampia opera di divulgazione in riviste e mostre, gli incarichi istituzionali e le commissioni pubbliche - di cui si rende conto nell’articolo con nuove puntualizzazioni - vanno a completare il quadro. Grazie all’analisi degli edifici, delle fonti a stampa coeve e soprattutto dei disegni dell’enorme archivio di Mezzanotte, ceduto dagli eredi qualche anno fa all’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia – per lo più fino ad ora inediti - l’autrice ricostruisce il primo periodo di attività del progettista, tra la laurea in ingegneria, conseguita presso il Regio istituto tecnico di Milano nel 1900, e l'inizio della Grande Guerra. Ai suoi esordi, Paolo disegna l'Edicola Giudici nel cimitero monumentale di Milano (1904-5), la chiesa del Sacro Cuore ai Cappuccini sull'attuale viale Piave (1906-11), nonché due piccoli ospedali nel varesotto (1902-7); nel 1912 partecipa al concorso per il nuovo ippodromo a San Siro, qualificatosi al terzo posto; Mezzanotte tenta di recuperare il disegno delle gradonate, riproponendolo nel progetto di un nuovo autodromo a Milano, parte di un ambizioso - poco noto - piano per nuovi impianti sportivi, pensato nella vasta area compresa tra l’ex piazza d’Armi, via Mario Pagano, corso Sempione, arrivando a spingersi molto oltre a nord-ovest; dell’insieme viene realizzato solo il velodromo, demolito nel 1935. Grazie all’esame di questi lavori, emerge una figura dai molteplici interessi: legata alla tradizione e alla storia, ma anche desiderosa di novità e attenta a ciò che accade in Italia e all'estero (incluse le tecniche costruttive), aperta ai più diversi linguaggi architettonici, ma capace di sintetizzarli in organismi architettonici in sé coerenti, sebbene raramente di eccelsa qualità. Il sistema combinatorio - caratteristico dell'eclettismo ottocentesco in cui si era formato Mezzanotte - rimane comunque alla base del suo metodo progettuale durante l’intera carriera. Ne è esempio lampante la facciata della più tarda sede della Borsa di Milano, il suo progetto più noto, dove Paolo introduce riferimenti all'opera di architetti contemporanei, come Marcello Piacentini e il più giovane Muzio: il loro linguaggio viene interpretato come uno dei tanti vocabolari che si succedono nella storia e, come tale, sottoposto a decostruzione e ricomposizione secondo il personale sistema grammaticale messo a punto da Mezzanotte, che si rifà essenzialmente a criteri di simmetria e ordine derivati dal neoclassicismo milanese, i cui principi sono sottesi anche in edifici il cui riferimento storico formalmente più esplicito risulta assai lontano.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/314920
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