Paul Valery era solito dire che era iniziato il tempo del mondo finito. Oggi, in effetti, si è nell’era delle partizioni, delle frontiere che si fanno testimoni di realtà misteriose, mutevoli, spesso abitate da genti ‘in attesa’, da aspiranti cittadini in sosta, sulla porta, incastrati in un mondo parallelo, atemporale, avulso da ogni comune definizione e cognizione. Un mondo che dichiara il suo essere luogo di transizione nel quale si fa largo un terzo spazio il cui centro è al suo interno, in cui tutto si confonde, si mescola in una sorta di ritorno al caos iniziale, a uno stato primigenio senza misura. Una dimensione ridotta sovente a ridicolo corridoio e, più spesso, a spazio attraversato in cui, incontrastato, il malinteso dimora e dove il disordine regna sovrano. Pensare a luoghi dove il malinteso si dichiara può essere, allora, un modo per contrastare una ricerca di globalizzazione, di standardizzazione che porta, inevitabilmente, a una sostanziale omologazione e quindi a un rifiuto dell’altro da se. Quale può essere, allora, lo spazio di domani, lo spazio di confine che, nel panorama attuale viene, spesso, infranto e ampliato tanto da stabilire un sistema territoriale complesso e articolato?
Terre miraggio
Dalzero, Silvia
2016-01-01
Abstract
Paul Valery era solito dire che era iniziato il tempo del mondo finito. Oggi, in effetti, si è nell’era delle partizioni, delle frontiere che si fanno testimoni di realtà misteriose, mutevoli, spesso abitate da genti ‘in attesa’, da aspiranti cittadini in sosta, sulla porta, incastrati in un mondo parallelo, atemporale, avulso da ogni comune definizione e cognizione. Un mondo che dichiara il suo essere luogo di transizione nel quale si fa largo un terzo spazio il cui centro è al suo interno, in cui tutto si confonde, si mescola in una sorta di ritorno al caos iniziale, a uno stato primigenio senza misura. Una dimensione ridotta sovente a ridicolo corridoio e, più spesso, a spazio attraversato in cui, incontrastato, il malinteso dimora e dove il disordine regna sovrano. Pensare a luoghi dove il malinteso si dichiara può essere, allora, un modo per contrastare una ricerca di globalizzazione, di standardizzazione che porta, inevitabilmente, a una sostanziale omologazione e quindi a un rifiuto dell’altro da se. Quale può essere, allora, lo spazio di domani, lo spazio di confine che, nel panorama attuale viene, spesso, infranto e ampliato tanto da stabilire un sistema territoriale complesso e articolato?File | Dimensione | Formato | |
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