Nel 1951, alla IX Triennale di Milano, Giancarlo De Carlo cura con Giuseppe Samonà ed Ezio Cerutti la Mostra dell’architettura spontanea tesa a “scoprire, registrare, illustrare con disegni e fotografie, gli episodi più interessanti di architettura popolare”; nel 1954 alla X Triennale di Milano presenta, con Carlo Doglio e Ludovico Quaroni, la Mostra dell’urbanistica, nella quale è sottolineata la necessità del coinvolgimento di numerosi attori, compresi i cittadini, nelle analisi e nel progetto della città; nel 1968 dirige la Mostra Internazionale del Grande Numero alla XIV Triennale di Milano, distrutta dai manifestanti due ore dopo la sua inaugurazione. Le tre grandi esposizioni restano capitoli importanti sia come fatto storico per capire le traiettorie intraprese dal territorio e per rileggere le vie dell’architettura e dell’urbanistica, ma anche, con uno sguardo al futuro, per rivedere le modalità con cui oggi si pensano e si praticano le nostre discipline. I tre capitoli mostrano – nel loro essere apparentemente solo esposizioni – non solo come si sviluppa e si comunica una ricerca, ma soprattutto quanto la ricerca e la sua trasmissione possano essere attori e sceneggiatori del dibattito.

L’architettura, la città e la creatività del grande numero : tre mostre di Giancarlo De Carlo

Marini, Sara
2022-01-01

Abstract

Nel 1951, alla IX Triennale di Milano, Giancarlo De Carlo cura con Giuseppe Samonà ed Ezio Cerutti la Mostra dell’architettura spontanea tesa a “scoprire, registrare, illustrare con disegni e fotografie, gli episodi più interessanti di architettura popolare”; nel 1954 alla X Triennale di Milano presenta, con Carlo Doglio e Ludovico Quaroni, la Mostra dell’urbanistica, nella quale è sottolineata la necessità del coinvolgimento di numerosi attori, compresi i cittadini, nelle analisi e nel progetto della città; nel 1968 dirige la Mostra Internazionale del Grande Numero alla XIV Triennale di Milano, distrutta dai manifestanti due ore dopo la sua inaugurazione. Le tre grandi esposizioni restano capitoli importanti sia come fatto storico per capire le traiettorie intraprese dal territorio e per rileggere le vie dell’architettura e dell’urbanistica, ma anche, con uno sguardo al futuro, per rivedere le modalità con cui oggi si pensano e si praticano le nostre discipline. I tre capitoli mostrano – nel loro essere apparentemente solo esposizioni – non solo come si sviluppa e si comunica una ricerca, ma soprattutto quanto la ricerca e la sua trasmissione possano essere attori e sceneggiatori del dibattito.
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