Il saggio propone una riflessione sulla tecnica prospettica e pittorica adottata da Giovan Battista Gaulli nel Trionfo del nome di Gesù eseguito dal pittore genovese a Roma nel 1672 e oggi visibile nella navata della chiesa del Gesù, artificio barocco capace di coinvolgere l’osservatore in uno spettacolo orchestrato in un continuo sconfinamento dei soggetti dipinti all’interno dello spazio abitato, e di generare un’inedita dinamica di colloquio e sovrapposizione tra le superfici plastiche del manufatto architettonico, la volumetria tangibile della statuaria e il compromesso bidimensionale della pittura. In questo dipinto il tema dell’incontro col divino, dell’infinito che prospetticamente si trasforma in oggetto secolare, dell’assunzione fisica o spirituale verso l’alto/altro, trova una soluzione iconografica nella rappresentazione della luce emessa dall’entità divina. Le rette, rappresentazione fisica della luce, “sfondano” il piano della tela e danno quella profondità prospettica necessaria a sottolineare l’asse verticale che collega il mondano al divino e che emula il moto ascensionale verso l’alto, verso la gloria celeste, verso il cielo nella sua accezione di paradiso.

Il cielo in terra: artificio, inganno e prospettiva nel Trionfo del Nome di Gesù di Giovan Battista Gaulli = Heaven on Earth: Artifice, Deception, and Perspective in Giovan Battista Gaulli’s Trionfo del Nome di Gesù

Giuseppe D'Acunto
2022-01-01

Abstract

Il saggio propone una riflessione sulla tecnica prospettica e pittorica adottata da Giovan Battista Gaulli nel Trionfo del nome di Gesù eseguito dal pittore genovese a Roma nel 1672 e oggi visibile nella navata della chiesa del Gesù, artificio barocco capace di coinvolgere l’osservatore in uno spettacolo orchestrato in un continuo sconfinamento dei soggetti dipinti all’interno dello spazio abitato, e di generare un’inedita dinamica di colloquio e sovrapposizione tra le superfici plastiche del manufatto architettonico, la volumetria tangibile della statuaria e il compromesso bidimensionale della pittura. In questo dipinto il tema dell’incontro col divino, dell’infinito che prospetticamente si trasforma in oggetto secolare, dell’assunzione fisica o spirituale verso l’alto/altro, trova una soluzione iconografica nella rappresentazione della luce emessa dall’entità divina. Le rette, rappresentazione fisica della luce, “sfondano” il piano della tela e danno quella profondità prospettica necessaria a sottolineare l’asse verticale che collega il mondano al divino e che emula il moto ascensionale verso l’alto, verso la gloria celeste, verso il cielo nella sua accezione di paradiso.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/320966
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