Il Museo d’arte applicata all’industria, divenuto Museo artistico e industriale di Roma (MAI) e aperto nel 1874, condivide con i regi musei artistici e industriali italiani, nati all’indomani dell’Unità, soprattutto un intento educativo. Riprendendo i modelli europei, dal Conservatoire national des arts et métiers di Parigi al South Kensington Museum di Londra, queste istituzioni concepiscono le proprie collezioni come strumento di formazione per contribuire all’istruzione industriale nazionale, da un lato educando il gusto e trasformando la mentalità di imprenditori, tecnici e artisti così come del grande pubblico, dall’altro formando “tecnici-professionisti” iscritti nelle scuole-officine in essi insediate. Al contempo, tali realtà svolgono attività di promozione delle industrie artistiche nazionali attraverso la partecipazione con i lavori degli stessi allievi a esposizioni nazionali e internazionali. Oggetto di una seminale ricognizione nel 2005 condotta dal Ministero per i beni e le attività culturali - Istituto centrale per il catalogo e la documentazione, la vicenda può essere oggi ulteriormente indagata e riletta per mettere in luce almeno due aspetti. Il primo riguarda l’idea di istituire a Roma un’esperienza espositiva e didattica per rendere manifesta l’identità delle arti industriali nazionali. Il secondo, attraverso la proposta di un “modello” di istituzione basato su un rapporto molto stretto con i contesti produttivi, sociali e con le tradizioni locali, rappresenta invece la condizione più interessante rispetto alle possibilità di delineare quanto di quella esperienza possa oggi rappresentare ancora un modello didattico, ma anche nuove visioni per iniziative museali dedicate al design.
Le reti del MAI e le sue mostre. Ipotesi per una rilettura del dibattito romano sulle arti industriali
Bulegato, Fiorella;
2022-01-01
Abstract
Il Museo d’arte applicata all’industria, divenuto Museo artistico e industriale di Roma (MAI) e aperto nel 1874, condivide con i regi musei artistici e industriali italiani, nati all’indomani dell’Unità, soprattutto un intento educativo. Riprendendo i modelli europei, dal Conservatoire national des arts et métiers di Parigi al South Kensington Museum di Londra, queste istituzioni concepiscono le proprie collezioni come strumento di formazione per contribuire all’istruzione industriale nazionale, da un lato educando il gusto e trasformando la mentalità di imprenditori, tecnici e artisti così come del grande pubblico, dall’altro formando “tecnici-professionisti” iscritti nelle scuole-officine in essi insediate. Al contempo, tali realtà svolgono attività di promozione delle industrie artistiche nazionali attraverso la partecipazione con i lavori degli stessi allievi a esposizioni nazionali e internazionali. Oggetto di una seminale ricognizione nel 2005 condotta dal Ministero per i beni e le attività culturali - Istituto centrale per il catalogo e la documentazione, la vicenda può essere oggi ulteriormente indagata e riletta per mettere in luce almeno due aspetti. Il primo riguarda l’idea di istituire a Roma un’esperienza espositiva e didattica per rendere manifesta l’identità delle arti industriali nazionali. Il secondo, attraverso la proposta di un “modello” di istituzione basato su un rapporto molto stretto con i contesti produttivi, sociali e con le tradizioni locali, rappresenta invece la condizione più interessante rispetto alle possibilità di delineare quanto di quella esperienza possa oggi rappresentare ancora un modello didattico, ma anche nuove visioni per iniziative museali dedicate al design.File | Dimensione | Formato | |
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