Questo lavoro è un prodotto straordinariamente forte e importante per comprendere e agire in uno scenario così delicato come quello che l'Italia deve affrontare, sia nella preparazione, sia nella rigenerazione. Può e deve essere considerato base per sviluppare una politica nazionale, a partire dal livello nazionale verso quelli regionali e locali. È tempo per l'Italia di usare questo lavoro per ripensare il proprio futuro, riconoscendo i grandi pericoli che essa ha di fronte, e le opportunità che possiede per assicurare alle future generazioni adeguati strumenti e guide nella gestione dei suoi pericoli (Edward Blakely). Cosa significa governare un'emergenza? Come si prepara una città alla catastrofe? Chi dev'esser pronto a intervenire? A più di cinquant'anni dal Vajont, in Italia la gestione della sicurezza locale continua a essere descritta come una questione tecnica, quasi ingegneristica. I piani d'emergenza, strumento chiave per la gestione dei disastri, spesso risultano strumenti burocratici, poco operativi e leggibili solo da addetti ai lavori molto formati. Per esser pronti ripercorre il rapporto tra la città, intesa innanzitutto come spazio di relazione e di complessità, e l'insorgere della catastrofe. Attraverso un procedere ermeneutico il volume si apre sulle definizioni e gli approcci al rischio, dialoga con mondi disciplinari diversi e propone un modello valutativo per descrivere l'efficacia del piano d'emergenza. Il nucleo del volume mette in costellazione i problemi emersi con le questioni del potere e della rappresentazione, nel piano e nel governo degli eventi catastrofici, nel tentativo di riportare l'emergenza da una dimensione tecnica ad una politica. Il lavoro si chiude riportandoci alla città, non più come sistema amministrativo, ma interrogandosi sul ruolo della comunità nella gestione dell'evento, riconsegnando alla cittadinanza responsabilità e competenza di fronte al rischio.
Per esser pronti : ripensare la gestione dell'emergenza in città
Bertin, Mattia
2017-01-01
Abstract
Questo lavoro è un prodotto straordinariamente forte e importante per comprendere e agire in uno scenario così delicato come quello che l'Italia deve affrontare, sia nella preparazione, sia nella rigenerazione. Può e deve essere considerato base per sviluppare una politica nazionale, a partire dal livello nazionale verso quelli regionali e locali. È tempo per l'Italia di usare questo lavoro per ripensare il proprio futuro, riconoscendo i grandi pericoli che essa ha di fronte, e le opportunità che possiede per assicurare alle future generazioni adeguati strumenti e guide nella gestione dei suoi pericoli (Edward Blakely). Cosa significa governare un'emergenza? Come si prepara una città alla catastrofe? Chi dev'esser pronto a intervenire? A più di cinquant'anni dal Vajont, in Italia la gestione della sicurezza locale continua a essere descritta come una questione tecnica, quasi ingegneristica. I piani d'emergenza, strumento chiave per la gestione dei disastri, spesso risultano strumenti burocratici, poco operativi e leggibili solo da addetti ai lavori molto formati. Per esser pronti ripercorre il rapporto tra la città, intesa innanzitutto come spazio di relazione e di complessità, e l'insorgere della catastrofe. Attraverso un procedere ermeneutico il volume si apre sulle definizioni e gli approcci al rischio, dialoga con mondi disciplinari diversi e propone un modello valutativo per descrivere l'efficacia del piano d'emergenza. Il nucleo del volume mette in costellazione i problemi emersi con le questioni del potere e della rappresentazione, nel piano e nel governo degli eventi catastrofici, nel tentativo di riportare l'emergenza da una dimensione tecnica ad una politica. Il lavoro si chiude riportandoci alla città, non più come sistema amministrativo, ma interrogandosi sul ruolo della comunità nella gestione dell'evento, riconsegnando alla cittadinanza responsabilità e competenza di fronte al rischio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.