Il saggio che segue approfondisce lo studio della statuaria antica in stretta connessione con l’applicazione delle tecnologie digitali che sono coinvolte dal rilievo indiretto degli artefatti antropomorfi fino alla lettura, l’interpretazione e la comunicazione dei processi di metamorfosi formali che hanno coinvolto alcuni pregevoli modelli greci e romani conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Venezia. La ricerca in itinere si avvale di cloni digitali verosimiglianti come strumento di interpretazione critica, simulazione, ricostruzione, divulgazione scientifica e si pone anche l’obiettivo di fornire un corpus di informazioni utili per precise e ponderate strategie future di conservazione e di intervento. L’applicazione della fotogrammetria digitale e degli algoritmi di Structure from Motion consentono di restituire la forma libera dei corpi, generando dei cloni digitali in cui l’utilizzo di superfici mesh, mappate con texture ad alta risoluzione, consente di intervenire in maniera non invasiva, per evidenziare i segni di rottura, le stratifi¬cazioni, gli adattamenti presenti sul frammento rinvenuto. Il supporto digitale dunque, soprattutto nella sua coniugazione tridimensionale, è in grado di ampliare il campo di indagine storico-artistico e di prefigurare opportune soluzioni di restauro conservativo o integrativo, favorendo una maggiore analisi critica di archetipi perduti o di ‘corpi superstiti’ mutati nel tempo, ma anche una loro valorizzazione e promozione in ambito espositivo tramite innovativi allestimenti che narrano le scomposizioni formali ed esibiscono repliche fisiche ottenute mediante digitalizzazione e conseguente stampa 3D.-----The following essay investigates the study of ancient statuary in close connection with the application of digital technologies that are involved from the indirect survey of anthropomorphic artefacts to the reading, interpretation and communication about the formal metamorphosis processes that have involved some valuable Greek and Roman models preserved at the National Archaeological Museum of Venice. The research in itinere takes advantage of credible digital clones as a tool for critical interpretation, simulation, scientific dissemination and it also aims to provide a whole the information useful for precise and thoughtful future strategies of conservation and intervention. The application of digital photogrammetry allows to restore the bodies free form, generating digital clones in which the use of mesh surfaces, mapped with high resolution textures, intervenes in a non-invasive way, to highlight the signs of breakage, the stratifications, the adaptations present on the rediscover fragment. The digital support, is able to widen the field of art-historical investigation and to prefigure appropriate solutions of conservative or integrative restoration, facilitating a greater critical analysis of lost archetypes or ‘surviving bodies’ changed over time, but also their appreciation and promotion in the exhibition field through innovative displays that narrate the formal decompositions and exhibit physical replicas obtained through digitization and subsequent 3D printing.

Digital identities. Technologies for the Conservation, Reconstruction and Fruition of the Sculptural Heritage

Liva, Gabriella
Methodology
2021-01-01

Abstract

Il saggio che segue approfondisce lo studio della statuaria antica in stretta connessione con l’applicazione delle tecnologie digitali che sono coinvolte dal rilievo indiretto degli artefatti antropomorfi fino alla lettura, l’interpretazione e la comunicazione dei processi di metamorfosi formali che hanno coinvolto alcuni pregevoli modelli greci e romani conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Venezia. La ricerca in itinere si avvale di cloni digitali verosimiglianti come strumento di interpretazione critica, simulazione, ricostruzione, divulgazione scientifica e si pone anche l’obiettivo di fornire un corpus di informazioni utili per precise e ponderate strategie future di conservazione e di intervento. L’applicazione della fotogrammetria digitale e degli algoritmi di Structure from Motion consentono di restituire la forma libera dei corpi, generando dei cloni digitali in cui l’utilizzo di superfici mesh, mappate con texture ad alta risoluzione, consente di intervenire in maniera non invasiva, per evidenziare i segni di rottura, le stratifi¬cazioni, gli adattamenti presenti sul frammento rinvenuto. Il supporto digitale dunque, soprattutto nella sua coniugazione tridimensionale, è in grado di ampliare il campo di indagine storico-artistico e di prefigurare opportune soluzioni di restauro conservativo o integrativo, favorendo una maggiore analisi critica di archetipi perduti o di ‘corpi superstiti’ mutati nel tempo, ma anche una loro valorizzazione e promozione in ambito espositivo tramite innovativi allestimenti che narrano le scomposizioni formali ed esibiscono repliche fisiche ottenute mediante digitalizzazione e conseguente stampa 3D.-----The following essay investigates the study of ancient statuary in close connection with the application of digital technologies that are involved from the indirect survey of anthropomorphic artefacts to the reading, interpretation and communication about the formal metamorphosis processes that have involved some valuable Greek and Roman models preserved at the National Archaeological Museum of Venice. The research in itinere takes advantage of credible digital clones as a tool for critical interpretation, simulation, scientific dissemination and it also aims to provide a whole the information useful for precise and thoughtful future strategies of conservation and intervention. The application of digital photogrammetry allows to restore the bodies free form, generating digital clones in which the use of mesh surfaces, mapped with high resolution textures, intervenes in a non-invasive way, to highlight the signs of breakage, the stratifications, the adaptations present on the rediscover fragment. The digital support, is able to widen the field of art-historical investigation and to prefigure appropriate solutions of conservative or integrative restoration, facilitating a greater critical analysis of lost archetypes or ‘surviving bodies’ changed over time, but also their appreciation and promotion in the exhibition field through innovative displays that narrate the formal decompositions and exhibit physical replicas obtained through digitization and subsequent 3D printing.
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