Nel guardare la maggior parte dei territori italiani si vedono i lasciti di un’intensa stagione di attrezzamento, che ha depositato nei nostri centri urbani una grande quantità di dotazioni, con un picco negli anni del miracolo, determinandone una riconoscibilità di caratteri tipologici e di fragilità ricorrenti oggi individuabili. Emblematiche per diffusione e capillarità sono le scuole, da tipologie formali ripetute e da problematiche gestionali similari, date sia da un’eccessiva specializzazione che da uno stato manutentivo che soffre l’urgenza di realizzazione e la carenza di risorse pubbliche. Questa spinta educatrice trova la matrice in una delle tre linee di intervento, lo stato sociale, citate da Thomas Piketty con l’obiettivo di una ridistribuzione del capitale, per riequilibrare divari territoriali, ancora per certi versi percepibili e in altri inaspriti, lasciandoci in dote un’eredità importante di spazi per l’istruzione che ha colonizzato centri dalle dimensioni più diverse (Tosi, 2021). Questo patrimonio di spazi è costituito da una grande varietà di materiali di progetto, che tiene insieme suoli, architetture, vegetazione, riconoscibili sia dai loro caratteri tipologici, che da un sistema di relazioni che riescono a instaurare tra di loro, con lo spazio della mobilità e con altri spazi dedicati ai servizi in sequenza o prossimità. Le caratteristiche ricorrenti, dettate dalla normativa e dal tempo in cui queste attrezzature sono calate nei diversi territori, le rendono una preziosa presa per ripensare lo spazio urbano, se messe in una rete di relazioni materiali e immateriali che riesca a risignificarli come inneschi progettuali, come spazi educativi con un riverbero più ampio.

In un mondo di luci, sentirsi nessuno: geografie di spazi scolastici e sperimentazioni educative

Zucca, Valentina Rossella
2022-01-01

Abstract

Nel guardare la maggior parte dei territori italiani si vedono i lasciti di un’intensa stagione di attrezzamento, che ha depositato nei nostri centri urbani una grande quantità di dotazioni, con un picco negli anni del miracolo, determinandone una riconoscibilità di caratteri tipologici e di fragilità ricorrenti oggi individuabili. Emblematiche per diffusione e capillarità sono le scuole, da tipologie formali ripetute e da problematiche gestionali similari, date sia da un’eccessiva specializzazione che da uno stato manutentivo che soffre l’urgenza di realizzazione e la carenza di risorse pubbliche. Questa spinta educatrice trova la matrice in una delle tre linee di intervento, lo stato sociale, citate da Thomas Piketty con l’obiettivo di una ridistribuzione del capitale, per riequilibrare divari territoriali, ancora per certi versi percepibili e in altri inaspriti, lasciandoci in dote un’eredità importante di spazi per l’istruzione che ha colonizzato centri dalle dimensioni più diverse (Tosi, 2021). Questo patrimonio di spazi è costituito da una grande varietà di materiali di progetto, che tiene insieme suoli, architetture, vegetazione, riconoscibili sia dai loro caratteri tipologici, che da un sistema di relazioni che riescono a instaurare tra di loro, con lo spazio della mobilità e con altri spazi dedicati ai servizi in sequenza o prossimità. Le caratteristiche ricorrenti, dettate dalla normativa e dal tempo in cui queste attrezzature sono calate nei diversi territori, le rendono una preziosa presa per ripensare lo spazio urbano, se messe in una rete di relazioni materiali e immateriali che riesca a risignificarli come inneschi progettuali, come spazi educativi con un riverbero più ampio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/326710
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