Stefania Filo Speziale, prima donna laureata in architettura a Napoli nel 1932, docente dell’Ateneo fridericiano dal 1937 al 1980 e pionieristica protagonista della scena professionale partenopea del secondo dopoguerra, dedicò gran parte della sua sperimentazione progettuale al tema dell’abitare. Sebbene autrice di oltre centocinquanta opere realizzate e figura accademica di riconosciuto spicco (impegnata, negli anni Sessanta, a traghettare la disciplina dei “Caratteri Distributivi degli Edifici” entro il più fertile campo degli studi imperniati attorno al rapporto tra architettura e città), il suo nome rimane ancora oggi ineluttabilmente legato ad alcune, specifiche vicende progettuali dalle alterne sorti. Come fossero tre punti nodali di una parabola dalla fin troppo semplicistica traiettoria, le realizzazioni nell’ambito della Mostra d’Oltremare (1937-1940), il cinema-teatro ipogeo Metropolitan (1946-1948) e il grattacielo della Società Cattolica di Assicurazione (1954-1957) costituiscono i più noti episodi attraverso i quali tratteggiare rispettivamente la rapida “ascesa”, la fase di “apogeo” e la rovinosa “caduta” della progettista napoletana e della sua fortuna critica. Eppure questi tre “momenti”, per quanto significativi e densi d’interesse, raccontano solo parzialmente la ricchezza dell’impegno progettuale profuso da Filo Speziale, dispiegatosi, in un tempo lungo, soprattutto nel campo dell’abitazione urbana. A partire da materiali d’archivio inediti e sulla base di modelli e ridisegni interpretativi, il contributo mette criticamente in tensione tra loro due specifiche esperienze progettuali, tanto distanti nello spazio e per programma funzionale, quanto vicine nel tempo e nella declinazione di una medesima poetica architettonica: una casa-studio per artista a Capri del 1949 e il quartiere INA-Casa di Agnano del 1953. Oltre le più conosciute esperienze delle abitazioni costruite per la borghesia napoletana degli anni Cinquanta (“Palazzo Della Morte” su tutte) e proprio nella loro distanza apparentemente siderale, i progetti di Capri e Agnano offrono una chiara testimonianza della capacità di Filo di fare ricorso, in ambiti diversi, a quella medesima ed efficace “semplicità di mezzi” già registrata da Plinio Marconi nel 1941. Nutrendosi voracemente della geografia, della “porosità”, degli “strati”, della luce e delle ombre del mediterraneo, semplici gesti architettonici, delineati da Stefania Filo Speziale in entrambi i progetti con lirica intensità, possono forse ancora oggi indicare un modo convincente per conferire forma a un’“idea di abitare” tanto radicata ai luoghi quanto universalmente “di tutti”.
Una casa "per tutti". L'architettura democratica di Stefania Filo Speziale tra Capri e Agnano
Cocozza, Mattia
2023-01-01
Abstract
Stefania Filo Speziale, prima donna laureata in architettura a Napoli nel 1932, docente dell’Ateneo fridericiano dal 1937 al 1980 e pionieristica protagonista della scena professionale partenopea del secondo dopoguerra, dedicò gran parte della sua sperimentazione progettuale al tema dell’abitare. Sebbene autrice di oltre centocinquanta opere realizzate e figura accademica di riconosciuto spicco (impegnata, negli anni Sessanta, a traghettare la disciplina dei “Caratteri Distributivi degli Edifici” entro il più fertile campo degli studi imperniati attorno al rapporto tra architettura e città), il suo nome rimane ancora oggi ineluttabilmente legato ad alcune, specifiche vicende progettuali dalle alterne sorti. Come fossero tre punti nodali di una parabola dalla fin troppo semplicistica traiettoria, le realizzazioni nell’ambito della Mostra d’Oltremare (1937-1940), il cinema-teatro ipogeo Metropolitan (1946-1948) e il grattacielo della Società Cattolica di Assicurazione (1954-1957) costituiscono i più noti episodi attraverso i quali tratteggiare rispettivamente la rapida “ascesa”, la fase di “apogeo” e la rovinosa “caduta” della progettista napoletana e della sua fortuna critica. Eppure questi tre “momenti”, per quanto significativi e densi d’interesse, raccontano solo parzialmente la ricchezza dell’impegno progettuale profuso da Filo Speziale, dispiegatosi, in un tempo lungo, soprattutto nel campo dell’abitazione urbana. A partire da materiali d’archivio inediti e sulla base di modelli e ridisegni interpretativi, il contributo mette criticamente in tensione tra loro due specifiche esperienze progettuali, tanto distanti nello spazio e per programma funzionale, quanto vicine nel tempo e nella declinazione di una medesima poetica architettonica: una casa-studio per artista a Capri del 1949 e il quartiere INA-Casa di Agnano del 1953. Oltre le più conosciute esperienze delle abitazioni costruite per la borghesia napoletana degli anni Cinquanta (“Palazzo Della Morte” su tutte) e proprio nella loro distanza apparentemente siderale, i progetti di Capri e Agnano offrono una chiara testimonianza della capacità di Filo di fare ricorso, in ambiti diversi, a quella medesima ed efficace “semplicità di mezzi” già registrata da Plinio Marconi nel 1941. Nutrendosi voracemente della geografia, della “porosità”, degli “strati”, della luce e delle ombre del mediterraneo, semplici gesti architettonici, delineati da Stefania Filo Speziale in entrambi i progetti con lirica intensità, possono forse ancora oggi indicare un modo convincente per conferire forma a un’“idea di abitare” tanto radicata ai luoghi quanto universalmente “di tutti”.File | Dimensione | Formato | |
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