Nell’ormai affermato campo disciplinare degli ‘studi sul trauma’, il rapporto tra esperienza traumatica e immagine o opera d’arte è stato al centro di una importante linea di riflessione. Al cuore dell’esperienza traumatica, esperienza estrema per antonomasia, vi è infatti il paradosso di un nucleo esperienziale la cui smisuratezza produce, in luogo di un’esperienza assimilata e traducibile in immagine memoriale, una inassimilabilità che impedisce una distanziazione dal passato e una elaborazione in forma di ricordo. Il presente che emana dal passato traumatico è nachträglich perché non viene solo ‘dopo’ ma anche ‘in relazione a’ un passato che lo ingombra, secondo il doppio portato semantico del nach freudiano. Questo paradosso memoriale è un campo di interrogazione cruciale per le forme artistiche e per la loro possibilità di testimoniare, non tanto quel nucleo esperienziale - comunque ‘mancante’ e impossibile da ‘rappresentare’ -, bensì il suo tratto di dismisura, la sua inassimilabilità. Il testo prende avvio dall’importante dibattito francese dei primi anni duemila intorno alla questione dell’‘irrappresentabilità’ dell’orizzonte esperienziale della Shoah e alle immagini dell’universo concentrazionario, per concentrarsi poi sull'opera "Birkenau" dell'artista Gerhard Richter, che rielabora le fotografie al centro di quel dibattito, al fine di interrogare le loro implicazioni testimoniali e il paradossale tentativo di prendere in carico all’interno dell’orizzonte del senso ciò che più radicalmente ‘nega il senso’.
La forma impervia: "Birkenau", pittura e enunciazione estrema
Mengoni, Angela
2023-01-01
Abstract
Nell’ormai affermato campo disciplinare degli ‘studi sul trauma’, il rapporto tra esperienza traumatica e immagine o opera d’arte è stato al centro di una importante linea di riflessione. Al cuore dell’esperienza traumatica, esperienza estrema per antonomasia, vi è infatti il paradosso di un nucleo esperienziale la cui smisuratezza produce, in luogo di un’esperienza assimilata e traducibile in immagine memoriale, una inassimilabilità che impedisce una distanziazione dal passato e una elaborazione in forma di ricordo. Il presente che emana dal passato traumatico è nachträglich perché non viene solo ‘dopo’ ma anche ‘in relazione a’ un passato che lo ingombra, secondo il doppio portato semantico del nach freudiano. Questo paradosso memoriale è un campo di interrogazione cruciale per le forme artistiche e per la loro possibilità di testimoniare, non tanto quel nucleo esperienziale - comunque ‘mancante’ e impossibile da ‘rappresentare’ -, bensì il suo tratto di dismisura, la sua inassimilabilità. Il testo prende avvio dall’importante dibattito francese dei primi anni duemila intorno alla questione dell’‘irrappresentabilità’ dell’orizzonte esperienziale della Shoah e alle immagini dell’universo concentrazionario, per concentrarsi poi sull'opera "Birkenau" dell'artista Gerhard Richter, che rielabora le fotografie al centro di quel dibattito, al fine di interrogare le loro implicazioni testimoniali e il paradossale tentativo di prendere in carico all’interno dell’orizzonte del senso ciò che più radicalmente ‘nega il senso’.File | Dimensione | Formato | |
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