La mostra ”Venezia viva”, promossa dal Centro Internazionale delle Arti e del Costume e tenutasi a Venezia a Palazzo Grassi nel 1954, si pone come obiettivo quello di esprimere “un atto di fede nell’avvenire della città” e in questo senso “illustrare i differenti aspetti che attraverso i secoli, dalle origini ad oggi, hanno determinato Venezia come unità vivente, frutto dell’opera dell’uomo e di una società che fu al centro di eventi grandi e piccoli, testimonianza di valori personali nell’ambito di una coscienza collettiva”. Sottolineare sin dall’enunciato il carattere vitale della città significa andare alle radici della sua struttura fondativa e figurativa non per farne una – ennesima - celebrazione, ma per stabilire nessi di continuità con la contemporaneità e, soprattutto, tracciare rotte per il suo futuro. Infatti, sempre nell’introduzione della guida al visitatore si legge: “Senza volere essere polemica, la mostra si propone di arrivare in fondo ai più accesi dibattiti […] In questo senso la mostra vuole concorrere a individuare la realtà sulla quale impostare i problemi vitali di Venezia”. Il metodo di fondare l’azione sulla conoscenza profonda della realtà è proprio della Scuola di Samonà, ossia dell’Istituto di Architettura di Venezia, dove Samonà stesso, Trincanato, Mazzariol, svolgono ricerche sul tessuto urbano e la sua figurazione, sia nella sua consistenza attuale che nelle sue origini e sviluppo. Su questa premessa metodologica viene affiancata al promotore Centro Internazionale delle Arti e del Costume per la cura della mostra, che assume il carattere di una imponente rassegna storico artistica, una Commissione di studio, presieduta da Paolo Marinotti e composta da Egle Renata Trincancato, Salvatore Carboni, Giorgio Emanuele Ferrari, Luigi Lanfranchi, Giovanni Mariacher, Giuseppe Mazzariol, Terisio Pignatti, Gianni Rubin de Cervin e coordinata da Marzio Simonetto. La mostra si sviluppa intorno a tre temi: quelli che vengono definiti “i raggiunti aspetti della vita di Venezia – ossia i suoi aspetti caratterizzanti -; le trasformazioni attraverso i secoli; l’individuazione e illustrazione dei problemi del presente e del futuro della città”. Il carattere fortemente progettuale della mostra è chiaro, così come è chiara l’indicazione di metodo circa la necessità di fondare le azioni di rigenerazione su una conoscenza profonda del passato inteso come il susseguirsi di trasformazioni da leggere sia nel senso della continuità che in quello della discontinuità, ma che in ogni caso hanno portato alla città moderna. Tutto ciò avveniva nel 1954, dopo il secondo conflitto bellico e quindi in piena ricostruzione, che a Venezia si connota – non avendo subito significativi bombardamenti in centro storico – come sostituzione del tessuto edilizio insalubre e sviluppo della città bipolare – insulare e di terraferma - temi presenti nella mostra. Solo tre anni dopo – nel 1957 – si svolgeva il Concorso nazionale di idee per la impostazione del piano regolatore generale del Comune di Venezia, per giungere alla adozione del Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune di Venezia con delibera Commissariale n.15429 del 20/03/1959 e alla sua approvazione con Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) del 17/12/1962. Questa fase di pensiero sul futuro della città è accompagnata dallo studio da parte del Governo – come ricorda la Guida alla Mostra - di una legge speciale per Venezia, le cui fragilità erano ormai evidenti, a cominciare dall’esame della Giunta del C.L.N. Consiglio di Liberazione Nazionale dal 1946 e arrivando alla sua prima formulazione solo con la legge L. 171/1973, intitolata "Interventi per la salvaguardia di Venezia"; tale legge pone tre obiettivi ritenuti prioritari e correlati, ossia la salvaguardia fisica, ambientale e socio-economica della città. Ma in questi anni ’50 si vedono anche in città gli esponenti della cultura e dell’imprenditoria veneziana chiamare architetti di fama nazionale e internazionale a costruire la loro immagine, si vedono i progetti per il Villaggio S. Marco a Mestre dal 1946, la Scuola estiva CIAM del 1952, il concorso per un Quarterie CEP alle Barene di S. Giuliano del 1959. Significativamente la stagione più fervida di pensiero sulla città si svolge prima della grande alluvione del 1966, che improvvisamente travolse qualsiasi progetto di sviluppo della città e ne cambiò gli orizzonti. The exhibition Venezia viva (1954) sought to express «an act of faith in the future of the city» in full post-war reconstruction. The need for a special law had been under discussion since 1946, and the national competition of ideas for the drafting of the Master Plan was held in 1957. The Master Plan was adopted in 1959 and approved in 1962, before the great flood of 1966.
Dalla mostra Venezia viva, 1954 al Piano Regolatore Generale, 1962: temi e visioni per la Venezia del dopoguerra
Manzelle Maura
In corso di stampa
Abstract
La mostra ”Venezia viva”, promossa dal Centro Internazionale delle Arti e del Costume e tenutasi a Venezia a Palazzo Grassi nel 1954, si pone come obiettivo quello di esprimere “un atto di fede nell’avvenire della città” e in questo senso “illustrare i differenti aspetti che attraverso i secoli, dalle origini ad oggi, hanno determinato Venezia come unità vivente, frutto dell’opera dell’uomo e di una società che fu al centro di eventi grandi e piccoli, testimonianza di valori personali nell’ambito di una coscienza collettiva”. Sottolineare sin dall’enunciato il carattere vitale della città significa andare alle radici della sua struttura fondativa e figurativa non per farne una – ennesima - celebrazione, ma per stabilire nessi di continuità con la contemporaneità e, soprattutto, tracciare rotte per il suo futuro. Infatti, sempre nell’introduzione della guida al visitatore si legge: “Senza volere essere polemica, la mostra si propone di arrivare in fondo ai più accesi dibattiti […] In questo senso la mostra vuole concorrere a individuare la realtà sulla quale impostare i problemi vitali di Venezia”. Il metodo di fondare l’azione sulla conoscenza profonda della realtà è proprio della Scuola di Samonà, ossia dell’Istituto di Architettura di Venezia, dove Samonà stesso, Trincanato, Mazzariol, svolgono ricerche sul tessuto urbano e la sua figurazione, sia nella sua consistenza attuale che nelle sue origini e sviluppo. Su questa premessa metodologica viene affiancata al promotore Centro Internazionale delle Arti e del Costume per la cura della mostra, che assume il carattere di una imponente rassegna storico artistica, una Commissione di studio, presieduta da Paolo Marinotti e composta da Egle Renata Trincancato, Salvatore Carboni, Giorgio Emanuele Ferrari, Luigi Lanfranchi, Giovanni Mariacher, Giuseppe Mazzariol, Terisio Pignatti, Gianni Rubin de Cervin e coordinata da Marzio Simonetto. La mostra si sviluppa intorno a tre temi: quelli che vengono definiti “i raggiunti aspetti della vita di Venezia – ossia i suoi aspetti caratterizzanti -; le trasformazioni attraverso i secoli; l’individuazione e illustrazione dei problemi del presente e del futuro della città”. Il carattere fortemente progettuale della mostra è chiaro, così come è chiara l’indicazione di metodo circa la necessità di fondare le azioni di rigenerazione su una conoscenza profonda del passato inteso come il susseguirsi di trasformazioni da leggere sia nel senso della continuità che in quello della discontinuità, ma che in ogni caso hanno portato alla città moderna. Tutto ciò avveniva nel 1954, dopo il secondo conflitto bellico e quindi in piena ricostruzione, che a Venezia si connota – non avendo subito significativi bombardamenti in centro storico – come sostituzione del tessuto edilizio insalubre e sviluppo della città bipolare – insulare e di terraferma - temi presenti nella mostra. Solo tre anni dopo – nel 1957 – si svolgeva il Concorso nazionale di idee per la impostazione del piano regolatore generale del Comune di Venezia, per giungere alla adozione del Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune di Venezia con delibera Commissariale n.15429 del 20/03/1959 e alla sua approvazione con Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) del 17/12/1962. Questa fase di pensiero sul futuro della città è accompagnata dallo studio da parte del Governo – come ricorda la Guida alla Mostra - di una legge speciale per Venezia, le cui fragilità erano ormai evidenti, a cominciare dall’esame della Giunta del C.L.N. Consiglio di Liberazione Nazionale dal 1946 e arrivando alla sua prima formulazione solo con la legge L. 171/1973, intitolata "Interventi per la salvaguardia di Venezia"; tale legge pone tre obiettivi ritenuti prioritari e correlati, ossia la salvaguardia fisica, ambientale e socio-economica della città. Ma in questi anni ’50 si vedono anche in città gli esponenti della cultura e dell’imprenditoria veneziana chiamare architetti di fama nazionale e internazionale a costruire la loro immagine, si vedono i progetti per il Villaggio S. Marco a Mestre dal 1946, la Scuola estiva CIAM del 1952, il concorso per un Quarterie CEP alle Barene di S. Giuliano del 1959. Significativamente la stagione più fervida di pensiero sulla città si svolge prima della grande alluvione del 1966, che improvvisamente travolse qualsiasi progetto di sviluppo della città e ne cambiò gli orizzonti. The exhibition Venezia viva (1954) sought to express «an act of faith in the future of the city» in full post-war reconstruction. The need for a special law had been under discussion since 1946, and the national competition of ideas for the drafting of the Master Plan was held in 1957. The Master Plan was adopted in 1959 and approved in 1962, before the great flood of 1966.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.