The ruin of the Favorita palace near Mantua, one of the suburban residences of the Gonzaga family has been entirely built in brick work by the architect Nicol˜ Sebregondi from 1614 on. The special treatment of the material to compose the ashlar surface of the construction is the scope of this paper. The technique of accomplishing the brick surface simulating stone ashlar was planned to obtain an irregular effect eventually regularised by a coat of plaster. This paper is oriented to provide specific knowledge in view of a desirable intervention of conservation as well as consider the building technique in respect to figurative intentions. The attempt is addressed to interpret the procedure of simulation of stone elements making comparisons with other buildings presenting the same technique and investigating the assertions of some architectural treatises. The analysis has concurred to work out some hypothesis on the rapport between brick work and the final plaster coating entitling speculations on the original aspect (designed or executed). The building technique of simulating through a brick surface a stone wall has great potentials and agrees to the principle set forth by Leon Battista Alberti who recommended to build the base of a construction from "a single stone". Finally the basic consideration regards the appraisal of the message conveyed by the brick surface under the present condition of a ruin: the formal structure of the building is handed down displaying the various planes of the fronts, their different articulation and manufacture. Having verified in many other buildings of Mantua the presence of different treatment of the surface material to support the plaster coat it will be desirable to investigate this specific connection creating a catalogue. Il rudere del Palazzo della Favorita presso Mantova, costruito interamente in mattoni su progetto dell'architetto Nicol˜ Sebregondi a partire dal 1614, oggetto di questa comunicazione per il particolare trattamento dei materiali con il quale sono state realizzate le bugne che caratterizzano l'intero edificio. Le bugne si estendono su tutto il basamento, imprigionano l'ordine al piano nobile, si introducono nella struttura degli architravi della loggia e informano le lesene dei mezzanini (fig.1). La tecnica costruttiva adottata per realizzarle consente, nelle ipotesi che si avanzano in questo scritto, la simulazione dei conci in pietra tramite superfici in mattoni opportunamente trattate per ottenere un effetto irregolare, sottoposto poi all'intervento omogeneizzatore di un rivestimento ad intonaco. Oltre a fornire elementi di conoscenza del caso specifico in vista di un auspicabile intervento di conservazione, il tentativo quello di valutare le tecniche costruttive alla luce delle intenzioni figurative fornendo un orizzonte interpretativo al procedimento di simulazione degli elementi lapidei che, nel palazzo studiato, supera le potenzialitˆ figurative della stessa pietra. La costruzione di un quadro di utilizzo della tecnica di lavorazione riscontrata nel Palazzo della Favorita ha consentito infatti di elaborare alcune ipotesi sul rapporto tra mattoni ed eventuali rivestimenti ad intonaco in relazione da una parte alla figurativitˆ originaria (progettata o realizzata), dall'altra alla valutazione di ci˜ che le superfici in cotto comunicano nell'attuale condizione di rudere. In queste riflessioni si sostiene che in tale rapporto il ruolo prevalente svolto dai mattoni in quanto portatori della struttura formale e di parte della resa materica della fabbrica mentre l'intonaco collabora solamente a questo secondo aspetto. Questo tipo di rapporto ha permesso all'immagine del bugnato di continuare ad esprimersi nonostante la parziale perdita di consistenza materiale; sono infatti leggibili nello stato attuale l'articolazione dei piani delle facciate e la loro diversa lavorazione a prescindere dalla presenza del rivestimento.

Relazioni tra struttura e rappresentazione nel bugnato del Palazzo della Favorita presso Mantova

Manzelle Maura
;
Guerra Francesco
1992-01-01

Abstract

The ruin of the Favorita palace near Mantua, one of the suburban residences of the Gonzaga family has been entirely built in brick work by the architect Nicol˜ Sebregondi from 1614 on. The special treatment of the material to compose the ashlar surface of the construction is the scope of this paper. The technique of accomplishing the brick surface simulating stone ashlar was planned to obtain an irregular effect eventually regularised by a coat of plaster. This paper is oriented to provide specific knowledge in view of a desirable intervention of conservation as well as consider the building technique in respect to figurative intentions. The attempt is addressed to interpret the procedure of simulation of stone elements making comparisons with other buildings presenting the same technique and investigating the assertions of some architectural treatises. The analysis has concurred to work out some hypothesis on the rapport between brick work and the final plaster coating entitling speculations on the original aspect (designed or executed). The building technique of simulating through a brick surface a stone wall has great potentials and agrees to the principle set forth by Leon Battista Alberti who recommended to build the base of a construction from "a single stone". Finally the basic consideration regards the appraisal of the message conveyed by the brick surface under the present condition of a ruin: the formal structure of the building is handed down displaying the various planes of the fronts, their different articulation and manufacture. Having verified in many other buildings of Mantua the presence of different treatment of the surface material to support the plaster coat it will be desirable to investigate this specific connection creating a catalogue. Il rudere del Palazzo della Favorita presso Mantova, costruito interamente in mattoni su progetto dell'architetto Nicol˜ Sebregondi a partire dal 1614, oggetto di questa comunicazione per il particolare trattamento dei materiali con il quale sono state realizzate le bugne che caratterizzano l'intero edificio. Le bugne si estendono su tutto il basamento, imprigionano l'ordine al piano nobile, si introducono nella struttura degli architravi della loggia e informano le lesene dei mezzanini (fig.1). La tecnica costruttiva adottata per realizzarle consente, nelle ipotesi che si avanzano in questo scritto, la simulazione dei conci in pietra tramite superfici in mattoni opportunamente trattate per ottenere un effetto irregolare, sottoposto poi all'intervento omogeneizzatore di un rivestimento ad intonaco. Oltre a fornire elementi di conoscenza del caso specifico in vista di un auspicabile intervento di conservazione, il tentativo quello di valutare le tecniche costruttive alla luce delle intenzioni figurative fornendo un orizzonte interpretativo al procedimento di simulazione degli elementi lapidei che, nel palazzo studiato, supera le potenzialitˆ figurative della stessa pietra. La costruzione di un quadro di utilizzo della tecnica di lavorazione riscontrata nel Palazzo della Favorita ha consentito infatti di elaborare alcune ipotesi sul rapporto tra mattoni ed eventuali rivestimenti ad intonaco in relazione da una parte alla figurativitˆ originaria (progettata o realizzata), dall'altra alla valutazione di ci˜ che le superfici in cotto comunicano nell'attuale condizione di rudere. In queste riflessioni si sostiene che in tale rapporto il ruolo prevalente svolto dai mattoni in quanto portatori della struttura formale e di parte della resa materica della fabbrica mentre l'intonaco collabora solamente a questo secondo aspetto. Questo tipo di rapporto ha permesso all'immagine del bugnato di continuare ad esprimersi nonostante la parziale perdita di consistenza materiale; sono infatti leggibili nello stato attuale l'articolazione dei piani delle facciate e la loro diversa lavorazione a prescindere dalla presenza del rivestimento.
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