L'articolo rappresenta un segmento della ricerca condotta nell'ambito dell'assegno di ricerca “Heritage and Landscape” su fondi di Ateneo dell'Università Iuav. Il focus dell'assegno di ricerca riguarda le lacune, il “non detto” urbano e quei progetti che si offrono oggi di completare paesaggi e memorie storiche rimaste interrotte, accompagnandole oltre la soglia del loro tempo. L'obiettivo del lavoro è raccogliere ed elaborare criticamente alcuni progetti che ripensano e sviluppano il rapporto tra la città contemporanea e il suo patrimonio. Il lavoro sull'opera di Aleksander Brodsky, attivo soprattutto nella città di Mosca e dintorni, si ascrive a questo tema, connettendo la costruzione del nuovo con il recupero di materiali e luoghi in disuso appartenuti all'era Sovietica, ridando loro vita in paesaggi nuovi ma in grado di lasciare parlare un patrimonio altrimenti destinato a essere perso. L'opera di Brodskij è inseparabile dalla politica e dalla cultura russa: sotto il regime sovietico i suoi progetti erano “architettura di carta” per sfuggire alle sanzioni, ma anche al gigantismo della propaganda. Successivamente, sotto l'improvviso liberismo capitalista che estende a dismisura le città, diviene architetto di piccoli rifugi costruiti sempre con materiali di recupero, nei quali risvegliare rituali e memorie intime del patrimonio culturale russo.

The Warmth of Death. Alexander Brodsky and the necropolis in the womb of the metropolis

Pisciella, Susanna
2023-01-01

Abstract

L'articolo rappresenta un segmento della ricerca condotta nell'ambito dell'assegno di ricerca “Heritage and Landscape” su fondi di Ateneo dell'Università Iuav. Il focus dell'assegno di ricerca riguarda le lacune, il “non detto” urbano e quei progetti che si offrono oggi di completare paesaggi e memorie storiche rimaste interrotte, accompagnandole oltre la soglia del loro tempo. L'obiettivo del lavoro è raccogliere ed elaborare criticamente alcuni progetti che ripensano e sviluppano il rapporto tra la città contemporanea e il suo patrimonio. Il lavoro sull'opera di Aleksander Brodsky, attivo soprattutto nella città di Mosca e dintorni, si ascrive a questo tema, connettendo la costruzione del nuovo con il recupero di materiali e luoghi in disuso appartenuti all'era Sovietica, ridando loro vita in paesaggi nuovi ma in grado di lasciare parlare un patrimonio altrimenti destinato a essere perso. L'opera di Brodskij è inseparabile dalla politica e dalla cultura russa: sotto il regime sovietico i suoi progetti erano “architettura di carta” per sfuggire alle sanzioni, ma anche al gigantismo della propaganda. Successivamente, sotto l'improvviso liberismo capitalista che estende a dismisura le città, diviene architetto di piccoli rifugi costruiti sempre con materiali di recupero, nei quali risvegliare rituali e memorie intime del patrimonio culturale russo.
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