Negli anni Cinquanta la fotografia in Italia diventa protagonista di numerose iniziative editoriali volte alla comunicazione del “nascente” design italiano – nuova forza culturale e commerciale – partecipando altresì alla creazione di una originale identità delle realtà imprenditoriali che andavano via via presentandosi sulla scena e che necessitavano di un’immagine fotografica che veicolasse opportunamente le loro produzioni. Aldo Ballo e Marirosa Toscani Ballo, con lo studio fotografico che fondano a Milano nel 1953, condividono fin da principio la vocazione a ritrarre gli oggetti. La singolare capacità nel saper rappresentare l'idea progettuale si deve anche ai contatti diretti che la coppia stabilisce con i molti amici designer, architetti e grafici, tanto che progressivamente lo studio dei Ballo diventa il riferimento per numerosi progettisti. Lo studio Ballo&Ballo si distingue quindi per l’impostazione di una espressività che astrae ed eleva a icona l’oggetto, facendone non solo il protagonista della costruzione del racconto visivo ma consegnandolo alla storia. Quando nel 1972 viene allestita al MoMa di New York la mostra Italy: The New Domestic Landscape - Achievements and Problems of Italian Design, il curatore Emilio Ambasz pone nel progetto per il catalogo un’attenzione non inferiore a quella per la mostra. L’imponente corpus fotografico che qualifica la prima parte del volume viene affidata dall’architetto argentino quasi esclusivamente allo Studio Ballo&Ballo. Partendo dalle immagini e dall’esplorazione del materiale originale dell’Archivio Ballo&Ballo recentemente donato al Civico Archivio Fotografico del castello Sforzesco di Milano e intersecando le originarie intenzioni curatoriali, il paper riflette sul ruolo e sul valore dell’immagine fotografica nella costruzione del racconto del design italiano. In particolare appare significativo di questa vicenda verificare la proficua complicità messa in campo tra narrazione testuale e iconografica, mirata a sollecitare il pubblico americano – secondo le intenzioni di Ambasz – a comprendere “che il design in generale, e quello italiano in modo particolare, significava qualcosa di più della semplice creazione di oggetti destinati a soddisfare esigenze funzionali ed emotive […] non solo prodotto dell'intelligenza creativa, ma anche esercizio dell'immaginazione critica” (Ambasz, 1997, p.26). La storia del design ha a lungo misconosciuto il ruolo della fotografia, riabilitandone solo in anni recenti il valore centrale e fondativo rispetto alla conoscenza e interpretazione degli oggetti. Il caso studio qui proposto appare dunque rilevante come occasione per avviare una riflessione sul ruolo della fotografia nella relazione con l’industrial design in Italia e sull’inedita organizzazione dello Studio Ballo, capostipite di una modalità di “fare fotografia” ancora oggi nota a livello internazionale. Nonostante la sua notorietà, la vicenda dello Studio Ballo&Ballo, scuola-bottega per almeno due generazioni di fotografi, resta tuttavia ancora poco indagata.

Il ruolo della fotografia nella narrazione del design italiano. Lo studio Ballo&Ballo per il catalogo della mostra Italy: The New Domestic Landscape = The role of Photography in the Narrative of Italian Design. The Ballo&Ballo studio for the Exhibition Eatalog Italy: The New Domestic Landscape

Chiesa, Rosa
;
Proverbio, Paola
2023-01-01

Abstract

Negli anni Cinquanta la fotografia in Italia diventa protagonista di numerose iniziative editoriali volte alla comunicazione del “nascente” design italiano – nuova forza culturale e commerciale – partecipando altresì alla creazione di una originale identità delle realtà imprenditoriali che andavano via via presentandosi sulla scena e che necessitavano di un’immagine fotografica che veicolasse opportunamente le loro produzioni. Aldo Ballo e Marirosa Toscani Ballo, con lo studio fotografico che fondano a Milano nel 1953, condividono fin da principio la vocazione a ritrarre gli oggetti. La singolare capacità nel saper rappresentare l'idea progettuale si deve anche ai contatti diretti che la coppia stabilisce con i molti amici designer, architetti e grafici, tanto che progressivamente lo studio dei Ballo diventa il riferimento per numerosi progettisti. Lo studio Ballo&Ballo si distingue quindi per l’impostazione di una espressività che astrae ed eleva a icona l’oggetto, facendone non solo il protagonista della costruzione del racconto visivo ma consegnandolo alla storia. Quando nel 1972 viene allestita al MoMa di New York la mostra Italy: The New Domestic Landscape - Achievements and Problems of Italian Design, il curatore Emilio Ambasz pone nel progetto per il catalogo un’attenzione non inferiore a quella per la mostra. L’imponente corpus fotografico che qualifica la prima parte del volume viene affidata dall’architetto argentino quasi esclusivamente allo Studio Ballo&Ballo. Partendo dalle immagini e dall’esplorazione del materiale originale dell’Archivio Ballo&Ballo recentemente donato al Civico Archivio Fotografico del castello Sforzesco di Milano e intersecando le originarie intenzioni curatoriali, il paper riflette sul ruolo e sul valore dell’immagine fotografica nella costruzione del racconto del design italiano. In particolare appare significativo di questa vicenda verificare la proficua complicità messa in campo tra narrazione testuale e iconografica, mirata a sollecitare il pubblico americano – secondo le intenzioni di Ambasz – a comprendere “che il design in generale, e quello italiano in modo particolare, significava qualcosa di più della semplice creazione di oggetti destinati a soddisfare esigenze funzionali ed emotive […] non solo prodotto dell'intelligenza creativa, ma anche esercizio dell'immaginazione critica” (Ambasz, 1997, p.26). La storia del design ha a lungo misconosciuto il ruolo della fotografia, riabilitandone solo in anni recenti il valore centrale e fondativo rispetto alla conoscenza e interpretazione degli oggetti. Il caso studio qui proposto appare dunque rilevante come occasione per avviare una riflessione sul ruolo della fotografia nella relazione con l’industrial design in Italia e sull’inedita organizzazione dello Studio Ballo, capostipite di una modalità di “fare fotografia” ancora oggi nota a livello internazionale. Nonostante la sua notorietà, la vicenda dello Studio Ballo&Ballo, scuola-bottega per almeno due generazioni di fotografi, resta tuttavia ancora poco indagata.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11578/339951
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