Fra Rinascimento e secolo dei lumi lo spettacolo teatrale transita dall’immagine statica della scena fissa a quella mutevole, fatta di quinte mobili che simulano la centralità di spazi disposti frontalmente, evolvendosi nella vista d’angolo bibienesca. Teorie e metodi della prospettiva vengono progressivamente assorbiti dalle empiriche invenzioni scenografiche, mentre i bozzetti dei singoli apparati e delle macchine che ne svelano i cinematismi, spesso, sono frammentari. Ancor più i modelli analogici, di cui rimane traccia solo in sporadiche ricostruzioni esposte nelle mostre: sono scatole magiche adatte a recuperare la dimensione dello spazio prospettico, evocando le parvenze delle messe in scena originarie. Il saggio rilegge le maquette rapportandole alle fonti iconografiche e testuali che ne hanno determinato le logiche compositive. Si analizza la fiorente letteratura che, dalla seconda metà del Cinquecento in poi, riflette sulle pratiche della teatralità, per riscoprire i fondamenti della prospettiva solida e la determinazione del punto di vista ottimale, a partire dalle regole costruttive del palco, come ad esempio si evince nei trattati di Scipione Chiaramonti e Nicola Sabbattini. Ciò consente di risalire alle reali configurazioni spaziali dei contesti in cui gli spettacoli si sono svolti, verificando anche i rapporti di proporzionalità del proscenio e dell’arco scenico, desumibili dallo studio delle antiporte e delle incisioni che accompagnano i libretti delle opere. ____________ Between the Renaissance and the Age of Enlightenment, the theatrical spectacle moves from the static image, of the fixed scene, to the changing image of moving backdrops that simulate the centrality of frontally arranged spaces, evolving them into the Bibienesque corner view. The perspective’s theories and methods are progressively absorbed by empirical staging inventions, while drawings of individual apparatuses and machines that reveal their kinematics are often fragmentary. Even more so are the analog models, traces of which remain only in sporadic reconstructions displayed in exhibitions: they are magic boxes suitable for rediscovering the perspective space dimension, evoking the original mise-en-scène configurations. The essay rereads the maquettes by relating them to the iconographic and textual sources that determined their design logic. The burgeoning literature reflecting on the practices of theatricality from the second half of the sixteenth century onward is analyzed to rediscover the fundamentals of relief perspectives and the determination of the optimal point of view, starting with the constructive rules of the stage, evident as in the treatises of Scipione Chiaramonti and Nicola Sabbattini. This makes it possible to trace the real spatial configurations of the contexts in which the performances took place, while also verifying the proportionality relationships of the proscenium arch, which can be inferred from the study of the frontispieces and engravings accompanying the operas’ librettos.

Maquette dello spazio scenico: dispositivo di illusione e pratica teatrale = Stage Space Maquette: Device of Illusion and Theatrical Practice

Ciammaichella, Massimiliano
2024-01-01

Abstract

Fra Rinascimento e secolo dei lumi lo spettacolo teatrale transita dall’immagine statica della scena fissa a quella mutevole, fatta di quinte mobili che simulano la centralità di spazi disposti frontalmente, evolvendosi nella vista d’angolo bibienesca. Teorie e metodi della prospettiva vengono progressivamente assorbiti dalle empiriche invenzioni scenografiche, mentre i bozzetti dei singoli apparati e delle macchine che ne svelano i cinematismi, spesso, sono frammentari. Ancor più i modelli analogici, di cui rimane traccia solo in sporadiche ricostruzioni esposte nelle mostre: sono scatole magiche adatte a recuperare la dimensione dello spazio prospettico, evocando le parvenze delle messe in scena originarie. Il saggio rilegge le maquette rapportandole alle fonti iconografiche e testuali che ne hanno determinato le logiche compositive. Si analizza la fiorente letteratura che, dalla seconda metà del Cinquecento in poi, riflette sulle pratiche della teatralità, per riscoprire i fondamenti della prospettiva solida e la determinazione del punto di vista ottimale, a partire dalle regole costruttive del palco, come ad esempio si evince nei trattati di Scipione Chiaramonti e Nicola Sabbattini. Ciò consente di risalire alle reali configurazioni spaziali dei contesti in cui gli spettacoli si sono svolti, verificando anche i rapporti di proporzionalità del proscenio e dell’arco scenico, desumibili dallo studio delle antiporte e delle incisioni che accompagnano i libretti delle opere. ____________ Between the Renaissance and the Age of Enlightenment, the theatrical spectacle moves from the static image, of the fixed scene, to the changing image of moving backdrops that simulate the centrality of frontally arranged spaces, evolving them into the Bibienesque corner view. The perspective’s theories and methods are progressively absorbed by empirical staging inventions, while drawings of individual apparatuses and machines that reveal their kinematics are often fragmentary. Even more so are the analog models, traces of which remain only in sporadic reconstructions displayed in exhibitions: they are magic boxes suitable for rediscovering the perspective space dimension, evoking the original mise-en-scène configurations. The essay rereads the maquettes by relating them to the iconographic and textual sources that determined their design logic. The burgeoning literature reflecting on the practices of theatricality from the second half of the sixteenth century onward is analyzed to rediscover the fundamentals of relief perspectives and the determination of the optimal point of view, starting with the constructive rules of the stage, evident as in the treatises of Scipione Chiaramonti and Nicola Sabbattini. This makes it possible to trace the real spatial configurations of the contexts in which the performances took place, while also verifying the proportionality relationships of the proscenium arch, which can be inferred from the study of the frontispieces and engravings accompanying the operas’ librettos.
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