I Programmi Territoriali Integrati (PTI), insieme all’iniziativa del programma LEADER dell’UE, costituiscono per alcuni aspetti la versione più matura degli strumenti di programmazione territoriale di area sovracomunale promossi in Regione Piemonte negli ultimi decenni. Costruiti alla fine del periodo della programmazione comunitaria 2000-2006 attraverso due anni di intensa concertazione e diventati operativi grazie ai finanziamenti dei fondi FSC, ex FAS, nel periodo 2007-2013, i PTI hanno affrontato un percorso complesso e travagliato. Oltre a fronteggiare un disordine normativo (i.e. la riforma del governo territoriale con la legge Delrio), i PTI hanno subìto un rallentamento critico per via della crisi economica del 2008, che ne ha condizionato il percorso implementativo. Di fatto i tempi di attuazione si sono dilatati, con gli accordi approvati tra il 2013 e dicembre 2015 e con la conclusione dell’esperienza nel 2021. Inoltre, in sintonia con il Documento Programmatico Strategico Operativo (DPSO) del 2005, base di partenza per il Piano Territoriale Regionale (PTR) adottato nel 2011, i PTI hanno svolto il ruolo di apripista per un rinnovamento della pianificazione del territorio piemontese, il quale è stato articolato dentro il PTR in 33 Ambiti di Integrazione Territoriale (AIT). Tale approccio, fondato sulla necessità di partire dai sistemi locali territoriali (SLoT) elaborati dal gruppo di ricerca del Prof. Dematteis (che interviene in questo numero), aveva l’ambizione di sfidare le logiche rigide dei confini municipali per favorire il nuovo paradigma delle reti di prossimità dei Comuni entro ambiti geo-economici più aderenti alla realtà ma anche più radicati su territori storicamente riconoscibili. Al netto dei vari “terremoti” economici e normativi l’esperienza di programmazione integrata ha comunque apportato benefici e progressi alla governance territoriale in Regione Piemonte con alcuni PTI da considerarsi delle “Buone pratiche” per la qualità e sostenibilità dei progetti implementati e per la costruzione di capacità amministrative e istituzionali nella pianificazione dell’area vasta.

Cosa ci insegna l'esperienza dei programmi territoriali integrati 2007-2014?

Granceri Bradaschia, Massimiliano
Writing – Original Draft Preparation
2022-01-01

Abstract

I Programmi Territoriali Integrati (PTI), insieme all’iniziativa del programma LEADER dell’UE, costituiscono per alcuni aspetti la versione più matura degli strumenti di programmazione territoriale di area sovracomunale promossi in Regione Piemonte negli ultimi decenni. Costruiti alla fine del periodo della programmazione comunitaria 2000-2006 attraverso due anni di intensa concertazione e diventati operativi grazie ai finanziamenti dei fondi FSC, ex FAS, nel periodo 2007-2013, i PTI hanno affrontato un percorso complesso e travagliato. Oltre a fronteggiare un disordine normativo (i.e. la riforma del governo territoriale con la legge Delrio), i PTI hanno subìto un rallentamento critico per via della crisi economica del 2008, che ne ha condizionato il percorso implementativo. Di fatto i tempi di attuazione si sono dilatati, con gli accordi approvati tra il 2013 e dicembre 2015 e con la conclusione dell’esperienza nel 2021. Inoltre, in sintonia con il Documento Programmatico Strategico Operativo (DPSO) del 2005, base di partenza per il Piano Territoriale Regionale (PTR) adottato nel 2011, i PTI hanno svolto il ruolo di apripista per un rinnovamento della pianificazione del territorio piemontese, il quale è stato articolato dentro il PTR in 33 Ambiti di Integrazione Territoriale (AIT). Tale approccio, fondato sulla necessità di partire dai sistemi locali territoriali (SLoT) elaborati dal gruppo di ricerca del Prof. Dematteis (che interviene in questo numero), aveva l’ambizione di sfidare le logiche rigide dei confini municipali per favorire il nuovo paradigma delle reti di prossimità dei Comuni entro ambiti geo-economici più aderenti alla realtà ma anche più radicati su territori storicamente riconoscibili. Al netto dei vari “terremoti” economici e normativi l’esperienza di programmazione integrata ha comunque apportato benefici e progressi alla governance territoriale in Regione Piemonte con alcuni PTI da considerarsi delle “Buone pratiche” per la qualità e sostenibilità dei progetti implementati e per la costruzione di capacità amministrative e istituzionali nella pianificazione dell’area vasta.
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