Venezia sta attraversando, ormai da un certo periodo, una situazione di sovraccarico turistico. Nonostante la crisi che il settore ha sofferto a causa della pandemia globale del Covid-19, il numero di arrivi, a Venezia, sta tornando rapidamente a livelli pre-Covid. Oltre all’incremento numerico, anche il processo di “disneyficazione” di Venezia sta accelerando con ritmi sempre più veloci. La città si sta convertendo in un grande parco tematico, orientato ad una forma di massiccio e rapidissimo consumo “mordi e fuggi”. L’esperienza turistica si concentra in attività effimere che sembrano avere, come unico fine, l’essere proiettate sui social media come testimonianza, unica, di raggiungimento di status; anche recenti ricerche dimostrano che, spesso, l’obiettivo primario, e il solo, di un viaggio a Venezia, è quello di fotografarsi tra canali e palazzi e di caricare, immediatamente, lo scatto sul web. Il concentrarsi, inoltre, dell’attraversamento turistico sulla direttrice che tocca i pochi obiettivi universalmente riconosciuti, rende l’itinerario estremamente denso di visitatori e di offerta commerciale turistica, desertificando il resto della città. La ricca storia commerciale della città di Venezia e il suo passato industriale, possono offrire invece un’esperienza diversa e diversificata. Una maggiore consapevolezza delle origini della città permette il percorrerne luoghi meno frequentati ma estremamente significanti, oltre che altrettanto rilevanti dal punto di vista estetico. Una riscoperta, fortemente compatibile con quanto l’UNESCO si aspetta avvenga in un suo sito, che tocca elementi significativi dell’identità territoriale locale ma che è anche intelligente tentativo di riequilibrio del flusso di visitatori, non solo geografico ma anche di qualità intrinseca all’esperienza che non può più essere istantanea, divenendo ragionata e comprensiva del dialogo e della fruizione esperienziale, nel senso più vero, degli (ultimi rimasti) spazi industriali, artigianali e creativi della città.

Contra la Disneyficaciòn: Potenziando la experiencia del turismo industrial en Venecia

OLGA TZATZADAKI
;
2023-01-01

Abstract

Venezia sta attraversando, ormai da un certo periodo, una situazione di sovraccarico turistico. Nonostante la crisi che il settore ha sofferto a causa della pandemia globale del Covid-19, il numero di arrivi, a Venezia, sta tornando rapidamente a livelli pre-Covid. Oltre all’incremento numerico, anche il processo di “disneyficazione” di Venezia sta accelerando con ritmi sempre più veloci. La città si sta convertendo in un grande parco tematico, orientato ad una forma di massiccio e rapidissimo consumo “mordi e fuggi”. L’esperienza turistica si concentra in attività effimere che sembrano avere, come unico fine, l’essere proiettate sui social media come testimonianza, unica, di raggiungimento di status; anche recenti ricerche dimostrano che, spesso, l’obiettivo primario, e il solo, di un viaggio a Venezia, è quello di fotografarsi tra canali e palazzi e di caricare, immediatamente, lo scatto sul web. Il concentrarsi, inoltre, dell’attraversamento turistico sulla direttrice che tocca i pochi obiettivi universalmente riconosciuti, rende l’itinerario estremamente denso di visitatori e di offerta commerciale turistica, desertificando il resto della città. La ricca storia commerciale della città di Venezia e il suo passato industriale, possono offrire invece un’esperienza diversa e diversificata. Una maggiore consapevolezza delle origini della città permette il percorrerne luoghi meno frequentati ma estremamente significanti, oltre che altrettanto rilevanti dal punto di vista estetico. Una riscoperta, fortemente compatibile con quanto l’UNESCO si aspetta avvenga in un suo sito, che tocca elementi significativi dell’identità territoriale locale ma che è anche intelligente tentativo di riequilibrio del flusso di visitatori, non solo geografico ma anche di qualità intrinseca all’esperienza che non può più essere istantanea, divenendo ragionata e comprensiva del dialogo e della fruizione esperienziale, nel senso più vero, degli (ultimi rimasti) spazi industriali, artigianali e creativi della città.
2023
978-84-126106-5-9
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