I contenuti del terzo numero di Progetto Re-Cycle mettono in luce, da diverse angolazioni, un ambito di riferimento articolato secondo un duplice binario: una prima direttiva riguarda il piano della materialità, documentando un insieme di tecniche, pratiche e metodologie che individuano nel recupero di risorse preesistenti un canale privilegiato per innovare i modelli di progettazione, lavorazione e smaltimento dei prodotti; una seconda direttiva si rifà a un piano più intangibile e astratto, alludendo all’esigenza di uno slittamento delle logiche consumistiche in favore di un approccio basato su un’istanza di sostenibilità intesa in senso culturale oltre che produttivo, economico e ambientale.
Editoriale - luglio 2016
giulia ciliberto
2016-01-01
Abstract
I contenuti del terzo numero di Progetto Re-Cycle mettono in luce, da diverse angolazioni, un ambito di riferimento articolato secondo un duplice binario: una prima direttiva riguarda il piano della materialità, documentando un insieme di tecniche, pratiche e metodologie che individuano nel recupero di risorse preesistenti un canale privilegiato per innovare i modelli di progettazione, lavorazione e smaltimento dei prodotti; una seconda direttiva si rifà a un piano più intangibile e astratto, alludendo all’esigenza di uno slittamento delle logiche consumistiche in favore di un approccio basato su un’istanza di sostenibilità intesa in senso culturale oltre che produttivo, economico e ambientale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.